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"L'annuario della Dante come occasione di riscoperta e rifondazione della vera identità sammariense"

18 feb 2016
"L'annuario della Dante come occasione di riscoperta e rifondazione della vera identità sammariense"
Dal Commissario Emiliani una cristallina riflessione sulla necessità di riedificare libertà e democrazia attraverso cultura, storia e diritto


Nella serata di martedì, in occasione di una conviviale del Rotary Club, la Dante Alighieri di San Marino ha presentato il suo progetto editoriale , quello dell’Annuario “Identità Sammarinese”, giunto con l’edizione 2015 alla sua settima edizione e distribuito nelle edicole e nelle librerie sammarinesi. Alla partecipatissima riunione, presieduta dal dott. Marino Edgardo Angeli, sono intervenuti l’ing. Franco Capicchioni e l’avv. Luigi Lonfernini, rispettivamente Presidente e Vice-Presidente della “Dante”, nonché il Commissario Lamberto Emiliani, che del progetto è stato ideatore e primo coordinatore.
Nel corso della serata il Commissario Emiliani ha tenuto un rigoroso intervento che, partendo dall’analisi dei valori fondanti e del progetto civile che sottostanno alla genesi dell’annuario della Dante Alighieri San Marino, ha affrontato – con cristallina brevitas e trascinante tensione morale – il densissimo nucleo tematico identificato dal sottotitolo delle pubblicazione: Riflessioni sulla libertà e sulla democrazia tra cultura, storia e politica.
Riflessioni, ha rimarcato Emiliani, non “lezioni più o meno accademiche, prediche e ammaestramenti”, ma “riflessioni”, “discussioni”, “provocazioni” se necessario: sono queste le scintille che ha voluto e vuole innescare Identità sammarinese. Riflessioni scatenate dalla convinzione “che sia necessario conoscere per deliberare, conoscere per discutere, secondo la massima di Luigi Einaudi”, dunque volte a “fornire l’occasione e gli strumenti essenziali per conoscere meglio i problemi della nostra comunità”. Riflessioni, ovviamente, sulla libertà e la democrazia, “perché sono questi le componenti essenziali dell’identità sammarinese: il principio logico di questa Repubblica come stato, come patria, come paese”, ovvero “quella che possiamo chiamare legalità democratica, le basi giuridiche e le basi popolari della democrazia; la legittimazione democratica del Consiglio Grande e Generale e del governo”.
Questo binomio si declina negli innumerevoli sotto-temi affrontati nei contributi che plasmano Identità sammarinese: territorio, ambiente e urbanistica (“uno degli aspetti più significativi della identità sammarinese, ed anche uno dei più esposti al rischio di degrado”); stampa, radio e televisione (“con la solenne affermazione della libertà di stampa e di opinione” unita però al “diritto di avere una stampa libera, di essere informati in modo corretto e qualificato”); economia, sanità, scuola; diritto sammarinese (visto “nell’ottica del progresso graduale e continuo e della originalità del nostro ordinamento, componente insopprimibile della statualità della Repubblica”), con particolare attenzione al diritto della famiglia, dei minori, delle pari opportunità, a quello successorio, al principio di costituzionalità, agli accordi internazionali, insomma a tutti quei diritti espressi dalla Dichiarazione dei diritti – “e dei doveri” aggiunge Emiliani, del ’74 “delle facoltà e degli obblighi, tanto dei cittadini quanto dello Stato, del parlamento, del governo, della magistratura, della pubblica amministrazione”.
Tracciando questo nutrito panorama, il Commissario ha nuovamente sottolineato la necessità di concretare il principio-cardine della sovranità della Repubblica tramite una riforma elettorale che, ispirandosi alla tradizione sammarinese (in primis quella arengaria), “realizzi compiutamente la democrazia rappresentativa attraverso la quale il popolo esercita perché gli appartiene, la sovranità di questa repubblica”. Una riforma che, incarnando il governo “del popolo, dal popolo, per il popolo” auspicato da Lincoln nel Discorso di Gettysburg, rifondi – ritornando alle origini – la democrazia sammarinese.
Infine Emiliani, richiamando ancora il sottotitolo dell’annuario: “Riflessioni […] fra politica, storia e cultura” ha sottolineato come “l’emarginazione della cultura” sia “espressione della stessa malattia morale che porta al declino delle coscienze”; che “la storia nutre e governa il corretto esercizio della memoria” rendendoci “cittadini consapevoli e responsabili” e che dunque sia necessario interrogare la politica, di cui “non dobbiamo avere paura”, e – affinché essa si liberi della “logica di occupazione del potere” per tornare a “governare” e smettere di “comandare” – chiedere che essa voglia “conoscere, discutere, poi deliberare con tutto il coraggio che ci vuole ciò che è necessario per conservare la dignità del nostro Paese”. Esortando i cittadini a mettere a frutto “con orgoglio e modestia” le esperienze maturate “per non lasciare ai giovani soltanto i nostri ricordi e i rimpianti, ma anche qualcosa che vale”, il Commissario ha chiuso affermando che “bisogna ritornare all’equilibrio del potere, alle cose semplici”. “Sono illusioni?” si chiede. “Può essere, ma si vive anche di questo”.

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