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Apas: "Caccia al cinghiale a San Marino, una pratica crudele, inutile e pericolosa"

20 nov 2017
Apas: "Caccia al cinghiale a San Marino, una pratica crudele, inutile e pericolosa"
Apas: "Caccia al cinghiale a San Marino, una pratica crudele, inutile e pericolosa"
In merito alla lettera aperta pubblicata oggi su un quotidiano sammarinese, riguardante la protesta di una residente di Fiorentino, sulla battuta di caccia al cinghiale dello scorso sabato 18 Novembre, l’Associazione Sammarinese Protezione Animali (APAS) ringrazia la cittadina che pubblicamente ha denunciato questa pratica, crudele, altamente rischiosa per l’incolumità delle persone, e inutile dal punto di vista del controllo della specie. Nell’ambito dell’Osservatorio della Fauna selvatica e relativi Habitat, l’APAS regolarmente sottolinea la propria contrarietà alla caccia agli ungulati nel nostro territorio e, riguardo al cinghiale, ha evidenziato l’estrema pericolosità di questa caccia che, svolta in un territorio urbanizzato diventa molto rischiosa per le persone.L’affissione di cartelli gialli di pericolo, distribuiti attorno al perimetro dell’area in cui avviene la battuta, non solo non risolve il problema della sicurezza, ma per timore di incidente, costringe le persone, come nel caso della cittadina denunciante a non uscire di casa, come se ci fosse in atto un vero e proprio coprifuoco! Le armi utilizzate sparano proiettili a palla che facilmente possono deviare dalla traiettoria rimbalzando. La gittata massima delle armi a canna liscia è 200 -300 metri, in realtà però una palla può arrivare con un alzo di 30° a ben 1200 metri di distanza! Le norme venatorie stesse impongono una distanza dalle abitazioni e dalle strade da 100 a 150 metri, dunque, nel caso del cinghiale queste distanze non solo non sono rispettate, ma il proiettile giunge il doppio più lontano. Nonostante ciò, ogni anno è la solita storia, anzi, dal 21 Ottobre scorso, giorno di apertura della caccia al cinghiale, sono possibili addirittura anche altre forme di caccia, come la “girata” e la “selezione”, tanto per accontentare anche quei cacciatori “più raffinati”, che non si amalgamano alla massa, che si considerano degli esperti controllori in grado di decidere a quale animale del branco assegnare un bel colpo in mezzo agli occhi, con la presunzione di stabilire chi ha diritto di vivere ancora per un po’ e chi invece è già spacciato, in nome di una salutare epurazione. Così, questi paladini dell’ambiente liberano le zone dalla sgradita presenza dei cinghiali, devastatori di campi e boschi, ma non si soffermano a riflettere che tale sovrannumero è stato creato proprio dal mondo venatorio con ibridazioni sbagliate e miopi, per il solo scopo del divertimento per chi, armato, prova soddisfazione a togliere la vita ad animali innocenti. Se gli ecosistemi non fossero manomessi dall’uomo la natura saprebbe riequilibrare i propri processi biologici, come da milioni di anni fa, e il cinghiale, se non perseguitato, si riprodurrebbe in minor misura, non risultando in tal modo specie abbondante in territorio.

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