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Applausi a scena aperta per Gino Fabbri a Villa Manzoni

15 mar 2018
Gino Fabbri
Gino Fabbri
C’è perfino gente in piedi e una fila lunga un’ora per gli autografi. Gino Fabbri fa sold out per la prima serata del Salotto di Villa Manzoni 2018, promosso dall’Ente Cassa di Faetano. La sua umanità, oltre che la sua raffinata competenza in pasticceria, conquistano il pubblico che gli riserva applausi a scena aperta.

Attraverso le domande di Angela Venturini Fabbri racconta gli inizi di una carriera luminosa, che partendo dalla periferia di Bologna l’ha portato ai vertici mondiali, ma dispensa generosamente consigli per confezionare anche da casa dolci eccellenti. La crema pasticcera fatta con tuorli d’uovo e latte fresco, ma ripassata al minipimer per renderla lucida e bellissima; le confetture fatte riposare una notte intera prima di farle bollire; la semplicità e gli ingredienti di prim’ordine per confezionare torte insuperabili.

Certo, non si diventa campioni del mondo con un colpo di bacchetta magica; né si vince il concorso per la torta Giubileo, benedetta dal Papa; né si viene proclamati “padri della pasticceria italiana” per grazia ricevuta. Dietro ad ogni conquista c’è un lavoro immenso, fatica, sacrifici e prove a non finire. Ci sono volute 80 sedute di allenamento per arrivare a confezionare le tre preparazioni richieste dalla coppa del mondo della pasticceria: per amalgamare lo staff, per provare decine e decine di ingredienti fino a trovare quello migliore, per studiare i tempi e lavorare con un sincronismo perfetto.

Disciplina e rigore che stanno dietro a qualsiasi prodotto della sua pasticceria “La Caramella”, una vera istituzione a Bologna, dove va gente da tutta Italia anche per i suoi “meravigliosi panettoni”. Che sono il frutto di ben due anni di ricerca e sperimentazioni sulle paste lievitate per arrivare al prodotto odierno.

Ma il successo e le soddisfazioni non abbassano la carica di umanità, l’immediatezza, la semplicità di Gino Fabbri. “Se potessi tornare indietro, studierei chimica” confessa, perché tutti i processi che stanno dietro anche a un semplice impasto di acqua, farina e zucchero, non sono altro che chimica. I suoi ragazzi, che ogni giorno lo affiancano in laboratorio, sono bravissimi, saranno eccellenti pasticceri. “Ma non chiedete loro di scrivere su una torta: complimenti ingegnere – rivela il Maestro - perché vengono fuori cose innominabili.” Quindi, andare a scuola, formarsi una cultura di base è il primo fondamento su cui costruire una carriera professionale. E soprattutto raggiungere una perfetta conoscenza della tradizione, il fondamento sul quale è possibile fare vera innovazione.

Molto apprezzata anche la degustazione finale con le “creazioni” del Maestro.

Uno splendido inizio per la nuova stagione del Salotto. A breve verrà rivelato anche l’ospite della serata di aprile.

Comunicato stampa

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