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Arresto Gatti: l'intervento di Sinistra Unita

18 ott 2015
Arresto Gatti: l'intervento di Sinistra Unita
Arresto Gatti: l'intervento di Sinistra Unita
La notizia del clamoroso, ma non certo inatteso, arresto di Gabriele Gatti, al di là della comprensibile emozione e del senso di sollievo che regala ad ogni cittadino onesto, deve fare riflettere non solo sulle accuse a lui contestate dai Magistrati, ma anche su un intero sistema su cui si è retta per decenni la nostra Repubblica.
Stanno infatti emergendo in maniera dirompente pratiche tangentizie diffuse, tanto da essere divenute prassi, che si sono negli anni sempre più radicate e che oggi forniscono la chiave giusta di lettura a quanto denunciato politicamente sin dagli anni ’90 da pochi politici coraggiosi e temerari, nell’indifferenza, se non nello scherno, della stragrande maggioranza dei cittadini e dei media.
A ben pochi è venuto lo scrupolo di prendere sul serio quelle denunce e porsi dei dubbi su quella classe dirigente democristiana e socialista che mieteva migliaia di consensi grazie a politiche clientelari e ad operazioni tutt’altro che trasparenti, oltre che insensate.
Ci siamo già soffermati altre volte sul mercato del voto estero, concretizzato come un serbatoio da cui attingere attraverso vacanze premio e “regalini” in occasione delle elezioni, ma gli sviluppi di quest’ultimo periodo stanno portando alla luce anche la scellerata politica attuata in territorio, nel sistema economico, nell’attività bancaria, nel rilascio di licenze e in ogni tipo di speculazione possibile e immaginabile.
Quelle denunce fatte negli ultimi 15-20 anni mettevano in luce l’insensatezza di certe operazioni che si rivelavano palesemente controproducenti per lo Stato. Si trattava di denunce politiche, poiché le indagini di tipo penale devono essere condotte dal Tribunale e richiedono prove inequivocabili per determinare il ruolo e la responsabilità personale di ciascuno, mentre dal punto di vista politico era già chiaro sin da allora che, se una certa operazione immobiliare o una convenzione onerosa non avvantaggiavano, o addirittura danneggiavano, lo Stato a favore del privato, allora doveva esserci per forza qualcosa di inconfessabile sotto.
Connivenze, affarismi trasversali, intrecci politico-imprenditoriali che determinavano profitti indebiti per chiunque entrasse in rapporti con lo Stato, a scapito dell’intera comunità che si ritrovava ogni volta depauperata delle sue ricchezze. Purtroppo però l’apparente benessere diffuso, (più virtuale che reale, poiché consumava le risorse delle generazioni future), non spingeva l’opinione pubblica a farsi troppe domande, né sulla sua provenienza né sulla sua possibile durata e nemmeno ci si interrogava sulla adeguatezza di chi teneva saldamente in mano le redini del Paese, nonostante le poche ma incisive voci critiche, i dossier, le videocassette che, pure nella limitatezza dei mezzi a disposizione, quei pochi “ardimentosi” producevano cercando di insinuare almeno qualche ragionevole dubbio. Trova oggi una convincente motivazione tutta quella serie di scandali che hanno tenuto banco negli anni passati e si sono sempre conclusi con l’affossamento in Consiglio dei vari ordini del giorno che chiedevano chiarezza.
In più, apprendiamo anche di oscure manovre orchestrate dall’associazione a delinquere per delegittimare l’azione del Tribunale (oltre che per continuare i propri traffici), facendo leva anche sulla inconsapevolezza di qualche elemento dell’opposizione ansioso di cavalcare l’indignazione popolare alla ricerca spasmodica di visibilità.
Sinistra Unita non si è mai prestata a fare da passacarte o da cassa di risonanza a faccendieri indagati, rifiutando la politica degli incontri clandestini con questi personaggi e rinunciando anche a qualche titolo sui giornali pur di tutelare il prezioso lavoro del Tribunale e non alzare polveroni inutili, che avrebbero giovato solo a chi doveva organizzare la sua difesa, tanto che abbiamo anche messo in guardia alcuni colleghi da questo rischio. Continuiamo a sostenere che occorra una doppia soluzione a questa situazione. Da un lato attendiamo con fiducia l’esito dei processi auspicando massima severità verso chi ha compromesso l’onore e il destino del nostro Paese, dunque una giusta pena senza sconti ed il risarcimento dei danni arrecati. Dall’altro serve una soluzione politica che, oltre ad emarginare per sempre i colpevoli e i loro sostenitori, porti il nostro ordinamento ad adottare provvedimenti che impediscano il verificarsi di nuovi episodi di questo genere: fine della discrezionalità, trasferimenti di competenze dal Congresso di Stato alla PA con procedure semplici e trasparenti, responsabilizzazione di Uffici e Dirigenti… sono alcune idee per evitare di ritrovarci tra 20 anni a commentare una nuova ondata di arresti.

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