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Asset Banca: "Innovare è la nostra vocazione"

29 giu 2016
Asset Banca: "Innovare è la nostra vocazione"
“Le capacità imprenditoriali degli italiani sono uniche al mondo. Se avesse un sistema politico, amministrativo, sociale serio l’Italia sarebbe il primo Paese al mondo. Davanti a tutti. Anche agli Stati Uniti”. Sono parole del premio Nobel italiano per l’economia Franco Modigliani che divenne naturalizzato statunitense perché il regime fascista lo costrinse all’emigrazione. Parole che spesso sentiamo di non condividere perché in certo senso siamo tutti esterofili e bravi solo a stilare liste infinite di cose che non vanno di cui lamentarci. Poi accade, come è accaduto, che il modenese Massimo Bottura venga incoronato migliore chef del mondo a New York nella cornice del The World’s 50 Best Restaurants 2016 e che questo italiano in vetta ad un ranking planetario festeggi il titolo ringraziando la sua patria e il fatto di esser nato in Italia. Perché a quanto pare per fare impresa ed innovare è importante il contesto nel quale viviamo che spesso ispira le nostre migliori azioni.
La ricchezza più grande della vicina Italia, della nostra Repubblica, è la cultura che entrambe rappresentano. Dimenticarla in nome del futuro sarebbe il fraintendimento più grande della parola innovazione che è affamata dei valori del passato. E come ha ben sottolineato Paolo Panerai in un suo recente articolo di Milano Finanza: non possiamo non interrogarci sul perché, nella quasi ignoranza generale, gli avamposti del progresso tecnologico stanno preferendo l’Italia come luogo in cui risiedere e lavorare rispetto a qualsiasi altro Paese al mondo. Non si fece l’Italia, nel Rinascimento, guida paziente, con la sua grazia artistica, di un’Europa che stropicciava gli occhi e provava a orientarsi nel paesaggio della modernità? Qualcosa di simile sta accadendo anche oggi e proprio perché l’Italia è considerato il Paese ideale per vivere, pensare e ricercare da un numero sempre maggiore di scienziati di livello mondiale, quasi come nel Rinascimento, dovrebbe imprimere una straordinaria accelerazione all’innovazione. Nella sua varietà composita ogni impresa è un piccolo o grande universo. Che funziona meglio se adotta criteri espliciti di inclusione e innovazione.
Il fisico Mario Rasetti parlando al Digital Day ha sottolineato come, pur se assente nella partita hardware che riguarda i big data, l’Italia potrebbe giocarsi il futuro puntando sui software. Rasetti ha infatti acceso i riflettori sulla figura del data scientist, una nuova disciplina multidisciplinare con competenze non soltanto informatiche e ingegneristiche con l’obiettivo di scoprire il valore dei big data. Scienza che si appresta a rivoluzionare il mondo in cui viviamo e a migliorare la vita di molti. Il problema non è più accedere alle informazioni ma trovare una chiave di lettura perché esse siano utili a cominciare dalla sfera della salute per arrivare a tutti gli altri settori. Non è questo il futuro che vorremmo poter garantire ai nostri figli? San Marino forte della sua vicinanza all’Italia e forte soprattutto del suo piccolo territorio potrebbe aspirare a diventare come Israele: un Paese tecnologicamente avanzato. Abbiamo in Repubblica ceti produttivi determinati ad impegnarsi per il proprio Paese e consapevoli che devono innovare di continuo, ci sono notevoli competenze scientifiche e tecnologiche, un patrimonio artistico unico e personalità di comprovato prestigio europeo ed internazionale.
Di più, male non farebbe, per generare innovazione, creare un dicastero ad hoc deputato solo ad occuparsi di sviluppo che tecnici con elevate competenze, di cui non siamo carenti, guiderebbero con intelligenza e passione. Il futuro del resto è racchiuso nel presente ed esso non va soltanto previsto ma favorito. La civiltà moderna prende il nome e il carattere dal Rinascimento italiano.
Innovare è la nostra vocazione.

di Stefano Ercolani (Presidente di Asset Banca)

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