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Asset: Psd, chiara la necessità politica di colpire una banca 'nemica'

3 gen 2019
Asset: Psd, chiara la necessità politica di colpire una banca 'nemica'
Il PSD lo aveva già sostenuto all’inizio del commissariamento di Asset: non erano chiare le ragioni del provvedimento di rigore, era chiarissima la necessità politica di colpire una banca considerata nemica.
Ora, dopo le due sentenze del Giudice Pasini, il quadro è assolutamente nitido ed allineato con le nostre peggiori ricostruzioni.
Il governo e la maggioranza attuali avevano a inizio legislatura e preventivamente ad ogni verifica della vigilanza di Banca Centrale deciso la sorte di Asset e dei suoi attivi.
Savorelli, Siotto, Sommella e altre comparse dovevano recitare un copione già scritto, con questo ordine: trovare il marcio, commissariare la banca, bloccare i pagamenti, metterla in Amministrazione Straordinaria, poi liquidarla, poi farla confluire in Cassa di Risparmio.
Purtroppo gli attori scelti erano “dei cani” e hanno invertito le pagine del copione: prima commissariano, poi giustificano insufficientemente le ragioni dello stesso, poi mettono Asset in Amministrazione Straordinaria, solo allora bloccano i pagamenti (dopo aver fatto uscire 60 milioni di Euro), poi liquidano la banca e traferiscono gli attivi a Cassa.
Tutto ciò è ormai scritto nero su bianco dal Tribunale in due sentenze e i legami di Banca Centrale con burattinai esterni ben rappresentati in molteplici ordinanze.
Lasciando in questa occasione da parte i registi nascosti, c’è ne è uno di regista che aveva già deciso l’epilogo del film ed ha lasciato che tutto procedesse nella maniera sconsiderata dall’inizio alla fine: il governo o quantomeno il CCR.
A riprova di questo basta leggere un brano della sentenza: “è però censurabile che ancora prima della sottoposizione ad Amministrazione Straordinaria (risulta che la cessione (di Asset a Carisp, NdR) era già stata formalmente auspicata da BCSM in data 30 maggio 2017 e DAL CONGRESSO DI STATO IN DATA 31 MAGGIO 2017) essa si prefiguri come uno strumento risolutivo, anticipando esiti che non potevano essere noti, IN CIÒ TRADENDO IL VIZIO DI SVIAMENTO DI POTERE GIÀ EVIDENZIATO”.
Come in ogni piano perfetto infatti si riscontra un difetto: il Tribunale non era parte del piano e ha rimesso in fila la pellicola rendendo chiare le colpe.
Le dimissioni del Segretario Celli a questo punto trovano ancora più giustificazioni, ma le responsabilità di chi con lui era nel Comitato Credito e Risparmio che ha proprio la funzione di indirizzo e di orientamento dell’attività di vigilanza bancaria e finanziaria, sono vieppiù evidenti.
L’esecutivo, e il CCR in particolare, non può trincerarsi dietro il paravento della autonomia di Banca Centrale ora che si deve valutare che fare alla luce della illegittimità di quanto deciso su Asset, di una situazione della banca purtroppo irreversibile ma che può determinare risarcimenti milionari.
Il CCR ha avallato tutte le operazioni di quella sciagurata conduzione di Banca Centrale fino a che era già troppo tardi per evitare i disastri visti, non ha mai recitato il mea culpa per quanto accaduto, ha permesso la fuoriuscita di decine di milioni di euro, non ha detto una parola sulla richiesta di BCSM di ricusare il giudice Pasini determinando un conflitto istituzionale mai visto con accuse infondate.
Soprattutto il CCR ha dall’inizio fatto capire che piuttosto che difendere il sistema nel suo complesso era bene colpire la banca dei nemici politici.
La vicenda Asset ha coinvolto tanti cittadini, ha danneggiato lavoratori e correntisti, ha inciso sulla già difficile situazione di Cassa. Soprattutto ha minato la fiducia nelle istituzioni e ridotto la credibilità del sistema. Il conto, come al solito, è stato e sarà pagato dal paese.
Il PSD crede sia giunto il momento in cui chi ha partecipato a questo sfascio, o sapeva e non è intervenuto, faccia un atto di umiltà e si dimetta, lasciando ad altri la possibilità di gestire al meglio il capitolo che si apre ora con la dichiarata illegittimità degli atti compiuti su Asset.

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