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Associazione Accoglienza della Vita: "In margine all’Istanza d’Arengo. Per la vita, sempre"

18 mar 2021
Associazione Accoglienza della Vita: "In margine all’Istanza d’Arengo. Per la vita, sempre"

Si può vincere una battaglia ma confidiamo di non perdere poi la guerra contro la vita, quella guerra che in tanti cercano di imporre al Paese. La discussione al Consiglio Grande e Generale per approvare Istanza d'Arengo n.5 «per la tutela del diritto alla salute riproduttiva e la depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza» si è conclusa respingendo tale istanza. Bel risultato, ci pare, anche perché non scontato, soprattutto dopo che il Collegio garante della costituzionalità delle norme, con la sentenza del 15 marzo 2021, ha dichiarato ammissibile il referendum propositivo in materia di interruzione volontaria di gravidanza. Abbiamo ascoltato le ragioni del sì e le ragioni del no, cogliendo nel confronto l’urgenza di rispondere alla domanda: «Ma che immagine abbiamo della società sammarinese? Che cosa vogliamo lasciare in eredità alle giovani generazioni?» Perché di questo si tratta. Riprendendo le affermazioni proposte da Claudio Magris a proposito della responsabilità nel promulgare le leggi: «Analoga è la concezione regressiva, così spesso affermata, secondo la quale la legge dovrebbe comunque adeguarsi al costume, rispecchiare e sanzionare i fatti. Se così fosse, le leggi razziste dell’Alabama sarebbero giuste perché si adeguano al costume razzista imperante, e lo stesso varrebbe per le leggi di Norimberga, che s’adeguavano al diffuso antisemitismo, o per le attenuanti concesse al delitto d’onore, che riflettevano un costume comune. La legge democratica, rivoluzionaria deve incidere sul costume, tendere a correggerlo e a modificarlo; ha giustamente abolito le attenuanti concesse al delitto d’onore, e non già per infierire su un disgraziato coatto dal suo ambiente, bensì per non rafforzare quel costume e quella coazione. Allora quello che conta è avere chiari i fattori in gioco, e ci pare innanzitutto che il problema dell’aborto prima di tutto ci costringa a chiederci il significato di quel gesto d’amore e di unione da cui nasce una nuova vita, gesto d’amore che sempre va custodito e protetto e da cui scaturisce il nucleo fondante della società: la famiglia. Poi pensiamo che proprio attraverso la famiglia si debba esplicitare il ruolo anche di una genitorialità consapevole che non si può disgiungere dal diritto alla vita e alla famiglia da parte di un figlio concepito. Infine, tra le altre considerazioni, riteniamo che sia la legge (che solitamente sostiene o modifica mentalità e costumi) lo strumento «rivoluzionario» per «incidere sul costume». E non dimentichiamo che proprio la legge che auspichiamo può e deve tenere conto del dramma di una «emergenza educativa» che non ha paragoni in tutta la nostra storia. Per vincere la battaglia per la vita, bisogna avere chiaro l’obiettivo da raggiungere, il bene da difendere. E i primi beni da difendere sono i nostri figli, quelli che abbracciamo e quelli che aspettiamo.

c.s. Associazione «Accoglienza della Vita»




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