Augusto Michelotti: quando i nodi vengono al pettine

Augusto Michelotti: quando i nodi vengono al pettine.

Una sommatoria di circostanze negative ha messo a nudo le palesi incapacità di questo governo e dei suoi esponenti che, quando sono saliti al soglio del potere, pensavano di avere tutte le soluzioni in tasca e questo è quello che sono riusciti a far passare nell’immaginario collettivo e a dare a intendere all’elettorato sammarinese prima delle elezioni. Ma, come spesso accade, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare; questi sono i tempi in cui tutti parlano o comunque scrivono sui social e ci risulta che anche i nostri eroi siano sempre molto presenti sui social a dire quello che pensano e a dirla con la ormai celebre citazione di Umberto Eco:” «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli». Stiamo vivendo nell’era del grande equivoco in cui tutti sanno tutto di niente e niente di tutto, ma non c’è telefonino o computer che possa sostituire una buona capacità di sintesi derivante dalla conoscenza e dall’elaborazione delle proprie potenzialità cerebrali senza fare ricorso ad aiuti telematici. La fantasia, le idee e le capacità progettuali non te le può dare internet, può solo farti vedere una immensa quantità di opportunità o di possibili soluzioni tra le quali “scegliere”; questa è la parola magica ma per poter scegliere bisogna conoscere e possedere l’antica arte della cultura e della conoscenza che fa miscelare in modo costruttivo vari elementi diversi tra loro dandogli concretezza e valore anche se spesso, l’abbondanza di dati, non sempre è la soluzione giusta e più logica, anzi il più delle volte crea confusione e disorientamento in una mente solitamente impreparata ad assorbire e a trattenere alcunché tranne spalancare le porte alla più devastante forma di ignoranza, quella arrogante della supponenza perché chi crede di sapere non sapendo è il peggior nemico di se stesso e di solito tende a scaricare sugli altri i suoi più macroscopici errori. L’altro grande equivoco è dato dalla sproporzione dei numeri che hanno generato ancora più devastanti problemi in quanto i nostri beneamati pseudo governanti beatamente accoccolati nella loro abissale ignoranza (ignoranza intesa come il non aver capito il loro ruolo) si sono convinti che, siccome hanno vinto con una maggioranza devastante è stato perché l’elettorato ha riconosciuto loro chissà quali meriti. E qui arriva a spron battuto l’ultimo grande equivoco, ovvero la metamorfosi di Rete che ha svelato finalmente i propri limiti culturali e morali che oltre al bercio continuo e asfissiante e la protesta il più delle volte fine a sé stessa non riesce a produrre, perché governare è un’altra cosa, bisogna possederli quei valori che si sono sbandierati a parole, non basta esternarli sui social o urlarli ai quattro venti. L’assoluzione in ultima istanza del sig. Roberto Ciavatta e del suo degno compare da parte di un giudice che avrà avuto tutte le sue ragioni e di cui aspettiamo le motivazioni della sentenza, apre le porte ad un precedente pericoloso che appartiene alla categoria di quei personaggi storici della filmografia italiana che corrisponde al Marchese del Grillo in cui nella famosa scena della rissa nella bettola in cui tutti vengono arrestati tranne lui che invece viene omaggiato dai gendarmi con inchini e scappellamenti e che alla fine si gira verso i malcapitati pronunciando la famosa frase: ”Perché io sò io e voi non siete un c….”. Ebbene sig. Ciavatta illustrissimo, chi le scrive appartiene alla quota parte alla fine della frase del Marchese che non fosse perché interpretato da Alberto Sordi almeno era un personaggio simpatico, mentre lei, illustrissimo si presenta al paese come l’opportunista antipatico che nulla ha fatto per salvare la faccia almeno da uomo che si assume e sa assumersi le proprie responsabilità, fregandosene anche della negativa e conseguente ricaduta sul suo movimento del quale ha semmai confermato l’ennesimo voltafaccia; della serie bravi a parole ma disastrosi nella coerenza dei fatti e delle naturali reazioni che ogni azione bella o brutta comporta. In ultima analisi, vorrei denunciare l’assoluta inadeguatezza delle persone che credono di rappresentare il Paese pur non avendo le capacità di ricoprire le cariche di governo alle quali stanno continuando a dare discredito a tutti i livelli. Come possiamo sentirci rappresentati da persone che fanno a botte nei bar e si coprono di insulti tra di loro; io non mi sento rappresentato da segretari di Stato che quando parlano ai microfoni del Consiglio GG, a malapena azzeccano un congiuntivo o l’uso corretto di un un verbo denunciando una profonda ignoranza della lingua italiana che fa paura e la dice lunga sulla preparazione ed adeguatezza a stare dove stanno. Dovreste essere voi a sentirvi inadeguati a ricoprire tali cariche; che tristezza vedere un segretario di Stato ospite del Costanzo Show dialogare con personaggi di alto profilo come Platinette o Malgioglio. E il Gabibbo? Questi sono i modelli di riferimento di questi governanti che sempre più spesso, davanti alle reiterate critiche che sempre più frequentemente gli piovono addosso, hanno reazioni scomposte e secondo la loro natura, sempre più violente. Che dire poi degli ultimi fatti in cui il segretario con la delega all’informazione ha pronunciato frasi indicibili in un paese democratico rivolgendosi contro una testata giornalistica (La Serenissima). Segretario, io fossi in lei (e per fortuna non lo sono) rinuncerei a quella delega e l’affiderei a qualcun altro del Congresso di Stato che abbia capacità gestionali più consone ad un ruolo che dovrebbe essere soprattutto di tutela della libertà di stampa e dell’informazione e non della loro soppressione. PS. 1- Sig.ra Elena Tonnini ancora nulla pervenuto sulla Cartiera Ciacci; ha smesso di inquinare da quando c’è lei al potere? Forse non siamo degni neppure di un cenno di risposta?(Vedi il marchese del Grillo) 2- Sig. Stefano Canti, che fine ha fatto e che fine farà il PRG? Non le sembra il momento di tirarlo fuori dai cassetti? Non le sembra che il Paese abbia bisogno di un po' di sana urbanistica o dobbiamo accontentarci di quel po' di fumo che lei continua a sbatterci in faccia cercando di farci credere di stare facendo qualcosa? In realtà poche cose le sta facendo, dei gran danni, peggiorando la situazione esistente per riportare tutto sotto il controllo di mamma DC che ha un gran bisogno di fare clientelismo cementificatorio. Se non sa gestire la sua segreteria, pensi alla sana idea (per il Paese) di dimettersi.
 Augusto Michelotti Area Democratica

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