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Baha’i: riesaminare la riconciliazione

3 apr 2018
Baha’i: riesaminare la riconciliazione
Il professor Jeremy Webber, decano della Facoltà di giurisprudenza presso l’Università di Victoria, si è trovato davanti a una stanza piena di gente. Funzionari del governo, leader indigeni e religiosi, studenti e accademici e membri della comunità si erano riuniti per un simposio sulla riconciliazione tra le popolazioni indigene e non indigene del paese.



L’evento intendeva favorire una maggiore comprensione di una questione fondamentale relativa alla riconciliazione, sollevata dal professor Webber nelle sue osservazioni preliminari: «Come dobbiamo affrontare il tema della religione e della spiritualità nel processo di riconciliazione?».



Per la comunità baha’i del Canada, questa domanda è fondamentale per il processo della promozione della giustizia e della ricostruzione dei rapporti di fiducia, amicizia e collaborazione tra popoli indigeni e non indigeni del Canada.



Un rapporto pubblicato nel 2015 dalla Commissione per la verità sulle scuole residenziali indiane e la riconciliazione (TRC), che ha esaminato gli impatti del sistema scolastico residenziale canadese nel corso di molti decenni sui bambini, sulle famiglie e sulle comunità indigene, ha stimolato una dinamica conversazione pubblica decennale sul rapporto tra gli indigeni e i non indigeni. Questo sistema scolastico era stato progettato per assimilare i bambini indigeni nella società canadese allontanandoli dalla loro famiglia, dalla loro cultura, dalle loro lingue e tradizioni spirituali. La TRC ha definito i suoi effetti un “genocidio culturale”.



La comunità bahá’í del Canada ha partecipato attivamente ai lavori della TRC. Alcuni dei sopravvissuti delle scuole residenziali sono baha’i e alcuni di loro hanno testimoniato davanti alla Commissione. Durante le riunioni nazionali della TRC tenute in tutto il paese, dozzine di baha’i si sono offerti volontari per aiutare i partecipanti.



Nel 2015 l’Assemblea Spirituale Nazionale dei Baha’i del Canada ha presentato alla TRC un documento e un dono, accompagnati da una presentazione pubblica di Deloria Bighorn, Presidente dell’Assemblea Spirituale Nazionale dei Baha’i del Canada. La comunità baha’i ha anche prodotto un cortometraggio, The Path Home, che è stato proiettato ad Ottawa nel corso dell’ultimo incontro nazionale.



È in questo più ampio contesto che la comunità bahá’í del Canada ha collaborato con la Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Victoria e con la Fondazione Pierre Elliott Trudeau per offrire il recente simposio a marzo, intitolato «Ripensare la relazione tra spiritualità e riconciliazione».



L’evento ha riunito una serie di importanti pensatori, tra cui molti dei più importanti studiosi canadesi di legge indigena. Si è svolto nella First Peoples House dell’Università di Victoria ed è coinciso con il lancio del primo programma di legge indigena nel mondo, fornendo un’occasione per esaminare come la spiritualità sia concettualizzata e applicata all’interno di un campo di leggi in evoluzione e come ciò potrebbe aiutare a pensare in un modo più ampio ai cambiamenti sociali.



Parlando durante il simposio a nome della comunità baha’i, la signora Bighorn ha espresso le sue speranze per l’incontro: «Siamo qui per creare un mondo nel quale la sofferenza della gente diminuisca e la sua nobiltà aumenti. Il nostro lavoro è quello di ricreare la società in base a principi di giustizia e unità».



Il simposio si è aperto l’8 marzo con una conferenza pubblica nel centro di Victoria, tenuta in concomitanza con un festival annuale di ricerca, arte e innovazione. Oltre alle 750 persone presenti, 5.000 persone hanno guardato l’apertura online, mentre il professor John Borrows e il professor Val Napoleon parlavano del ruolo del sacro nella legge indigena. Borrows e Napoleon stanno conducendo una nuova iniziativa presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Victoria per offrire una laurea in diritto indigeno e diritto consuetudinario.



Il 9 marzo, 140 persone si sono riunite per una serie di tavole rotonde sul passato, presente e futuro della riconciliazione. Queste discussioni sono state guidate da una nota illustrativa preparata per il simposio e i partecipanti hanno esaminato i vari modi in cui la colonizzazione in Canada aveva interrotto il legame tra le popolazioni indigene e il loro patrimonio spirituale e culturale.



Mentre le presentazioni hanno affrontato i tragici effetti della colonizzazione, sono state evidenziate anche occasioni di speranza e momenti di interazione interculturale. Uno di questi momenti è stato quando il dottor Chelsea Horton ha descritto gli sforzi compiuti dai baha’i indigeni e non indigeni in Canada negli anni ’60 per stimolare una conversazione pubblica sul “diritto a un’identità” rispettando e promuovendo le culture indigene.



Il tema del cambiamento sociale è stato trattato dal dottor Roshan Danesh, un avvocato baha’i, che ha parlato nella prima tavola rotonda. Il dottor Danesh ha commentato: «Mentre impariamo a parlare e riflettere sulla riconciliazione, nasce un nuovo dinamismo, si presentano opportunità e sorgono tensioni». Ha sfidato coloro che erano riuniti a «mettere in discussione l’architettura della nostra società ... mentre lottiamo per prendere i provvedimenti che sono necessari per una trasformazione».



Douglas White, direttore del Centro per i trattati pre-confederati e la riconciliazione presso la Vancouver Island University, ha esaminato il tipo di trasformazione necessaria nella società canadese. Ha notato che, nonostante l’importanza dei processi legali, essi sono «insufficienti da soli a causa della loro natura altamente accusatoria».



«Come possiamo ispirare i canadesi ad essere diversi?», ha proseguito White – che è un membro della prima nazione snuneymuxw e baha’i – chiedendo se le aspirazioni possano trascendere la mera convivenza e tolleranza. «Non voglio che voi tolleriate i miei figli. Voglio che li amiate, in modo che il loro benessere sia di interesse per tutti i canadesi».



Il professor Borrows ha chiuso i lavori invitando i partecipanti a seguire un processo attivo di riflessione sugli eventi del giorno, in modo da comprenderli meglio. Ha detto che ciò significa «coinvolgere un mistero più grande nei nostri reciproci rapporti».



Il simposio è stato l’ultimo di una serie di contributi che la comunità baha’i ha offerto al discorso pubblico nazionale sulla riconciliazione tra popoli indigeni e non indigeni in Canada.

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