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"Ci vogliono più maestri e meno soldati!", Farhad Bitani racconta il fondamentalismo

26 giu 2015
Farhad Bitani
Farhad Bitani
Arrivano tanti soldi in Afghanistan. Tantissimi! Ma neanche uno viene speso per sfamare la povera gente, per creare ospedali e scuole, per far crescere i bambini. Tutti finiscono per arricchire chi è già ricco e potente. E per comprare armi.
“Non abbiamo bisogno di kalasnikov, ma di maestri. Solo con la cultura e la conoscenza si può sconfiggere il fondamentalismo, e con esso il terrorismo internazionale” spiega Farahd Bitani al folto pubblico del salotto letterario di Villa Manzoni.
Lui, ex capitano dell’esercito afghano, ormai rifugiato politico da un paio di anni, ripudiato dalla sua famiglia perché non accetta più l’oppressione che c’è nel suo Paese, gira tutto il mondo per diffondere un nuovo messaggio di pace, di rispetto degli altri, di solidarietà verso i più poveri e bisognosi.
“Nel Corano non c’è scritto che bisogna uccidere. Al contrario, c’è scritto che non devi uccidere se vuoi conquistarti il paradiso. I fondamentalisti usano la maschera, impongono le loro regole per generare paura e poi fare il loro comodo”.
In Afghanistan si uccide, si lapidano e si violentano le donne, si stuprano i bambini. Per questo Bitani lancia forte il grido a tutta la comunità internazionale: “Basta con le armi!”
Invece, proprio sul fronte internazionale si sottovaluta il pericolo del terrorismo, non si fanno abbastanza controlli e si allevano nuovi kamikaze ormai in tutti i Paesi occidentali. Intanto, migliaia di profughi abbandonano il loro Paese con il miraggio di entrare in Europa dai confini ungheresi: 3600 chilometri a piedi, un anno di cammino. Hanno una probabilità del venti per cento di sopravvivere a fame e stenti. Ma nel loro paese, di sicuro, morirebbero.
E’ una testimonianza potente e toccante quella che lascia Farhad a San Marino. Tutti acquistano il suo libro “L’ultimo lenzuolo bianco. L’inferno e il cuore dell’Afghanistan” (editore Guaraldi). E lui, a tutti, lascia una dedica nella sua lingua madre.

Comunicato stampa

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