E’ difficile persino rispondere alle dichiarazioni pronunciate ieri ai microfoni di San Marino RTV dal Segretario al Territorio e Ambiente, Antonella Mularoni, in merito alla variante di PRG in esame durante questo Consiglio Grande e Generale.
Leggendo certe esternazioni, infatti, più che risposte, sorgono domande.
Ci si fa domande, per esempio, quando il Segretario con delega all'Ambiente parla della compensazione per i terreni del Polo del Lusso come di una questione di cui bisognerebbe gioire. Certo eravamo tutti pronti a esultare alla notizia che i calanchi di Ca’Chiavello, che questo stesso Governo aveva sbloccato per la costruzione del Parco Scientifico Tecnologico, sarebbero tornati alla loro vocazione originale… se non fosse che il cemento “gradevole” che si sarebbe versato in quell’area è stato solo trasportato poco più in su, in un’area dall’innegabile vocazione paesaggistica.
Il Segretario “à la carte” tenta poi di raccontare ai cittadini che guardano la TV nazionale che Ca’ Montanaro non sarebbe una zona agricola solo perché 23 anni fa i fautori dell’ultimo Prg avevano pensato di posizionarci un Golf club, poi mai realizzato, come lei stessa ammette.
Nessuno mistifica la realtà, quindi, quando dice che l’intera piana di Ca’ Montanaro è un'area coltivata, quando dice che sullo stesso terreno identificato per il PST, è nata da poco un’azienda agricola con vendita diretta di ortaggi a km0 che ha già attirato l’attenzione di Slow Food, quando dice che un’area come quella è ad alta vocazione paesaggistica, quando dice che tutto il crinale è circondato da aree ad alto rischio idrogeologico, quando dice che i cittadini, in questi 23 anni, hanno più volte espresso con forza la volontà che quei campi rimanessero tali, e che pensare di utilizzarli per costruire strade, parcheggi e capannoni, seppur “gradevoli”, è follia.
Una follia alimentata dal fatto che tutto questo avviene per "salvaguardare" un’area calanchiva a ridosso di una zona industriale che, sempre sulla carta, si intende utilizzare come merce di scambio per il via libera al Polo del Lusso.
Anche la dichiarazione finale, ci lascia interdetti. Qualunque cosa lo Stato dovrà costruire, lo farà su terreni pubblici. Chi se ne frega se coltivati, a parco, a bosco. Basta che un Prg vecchio di 23 anni li definisca “destinati a servizi sportivi”. Devono essere pubblici, dice il Segretario, per evitare le speculazioni!
Apprezziamo lo scrupolo, ma è equivale ad ammettere che non si è capaci di mettere in piedi delle regole capaci di evitare speculazioni nel rapporto fra Stato e privati. Equivale ad ammettere che i vari ecomostri, i vari capannoni vuoti, le varie aree degradate che ci ha lasciato in eredità il ventennio di delirante speculazione politico/affaristica rimarranno tali, nei secoli dei secoli perché nessuno ha il coraggio di mettersi a discutere con i potenti proprietari.
Alla faccia della “crescita zero”. Un obiettivo a cui tendere, secondo tutti i gruppi politici a inizio legislatura, che aveva trovato suo primo paladino proprio nel predecessore della Mularoni, Matteo Fiorini.
Dal canto nostro ribadiamo nuovamente che il territorio non si può gestire guardando una cartina e giocandoci sopra a Risiko con un paio di tecnici.
Se si barattano terreni come sacchi di patate, in funzione della tenuta di un Governo traballante di cui nessuno ormai capisce più il senso, sarebbe meglio tacere, evitando di ribaltare la frittata su chi chiede solamente un minimo di programmazione territoriale.
Leggendo certe esternazioni, infatti, più che risposte, sorgono domande.
Ci si fa domande, per esempio, quando il Segretario con delega all'Ambiente parla della compensazione per i terreni del Polo del Lusso come di una questione di cui bisognerebbe gioire. Certo eravamo tutti pronti a esultare alla notizia che i calanchi di Ca’Chiavello, che questo stesso Governo aveva sbloccato per la costruzione del Parco Scientifico Tecnologico, sarebbero tornati alla loro vocazione originale… se non fosse che il cemento “gradevole” che si sarebbe versato in quell’area è stato solo trasportato poco più in su, in un’area dall’innegabile vocazione paesaggistica.
Il Segretario “à la carte” tenta poi di raccontare ai cittadini che guardano la TV nazionale che Ca’ Montanaro non sarebbe una zona agricola solo perché 23 anni fa i fautori dell’ultimo Prg avevano pensato di posizionarci un Golf club, poi mai realizzato, come lei stessa ammette.
Nessuno mistifica la realtà, quindi, quando dice che l’intera piana di Ca’ Montanaro è un'area coltivata, quando dice che sullo stesso terreno identificato per il PST, è nata da poco un’azienda agricola con vendita diretta di ortaggi a km0 che ha già attirato l’attenzione di Slow Food, quando dice che un’area come quella è ad alta vocazione paesaggistica, quando dice che tutto il crinale è circondato da aree ad alto rischio idrogeologico, quando dice che i cittadini, in questi 23 anni, hanno più volte espresso con forza la volontà che quei campi rimanessero tali, e che pensare di utilizzarli per costruire strade, parcheggi e capannoni, seppur “gradevoli”, è follia.
Una follia alimentata dal fatto che tutto questo avviene per "salvaguardare" un’area calanchiva a ridosso di una zona industriale che, sempre sulla carta, si intende utilizzare come merce di scambio per il via libera al Polo del Lusso.
Anche la dichiarazione finale, ci lascia interdetti. Qualunque cosa lo Stato dovrà costruire, lo farà su terreni pubblici. Chi se ne frega se coltivati, a parco, a bosco. Basta che un Prg vecchio di 23 anni li definisca “destinati a servizi sportivi”. Devono essere pubblici, dice il Segretario, per evitare le speculazioni!
Apprezziamo lo scrupolo, ma è equivale ad ammettere che non si è capaci di mettere in piedi delle regole capaci di evitare speculazioni nel rapporto fra Stato e privati. Equivale ad ammettere che i vari ecomostri, i vari capannoni vuoti, le varie aree degradate che ci ha lasciato in eredità il ventennio di delirante speculazione politico/affaristica rimarranno tali, nei secoli dei secoli perché nessuno ha il coraggio di mettersi a discutere con i potenti proprietari.
Alla faccia della “crescita zero”. Un obiettivo a cui tendere, secondo tutti i gruppi politici a inizio legislatura, che aveva trovato suo primo paladino proprio nel predecessore della Mularoni, Matteo Fiorini.
Dal canto nostro ribadiamo nuovamente che il territorio non si può gestire guardando una cartina e giocandoci sopra a Risiko con un paio di tecnici.
Se si barattano terreni come sacchi di patate, in funzione della tenuta di un Governo traballante di cui nessuno ormai capisce più il senso, sarebbe meglio tacere, evitando di ribaltare la frittata su chi chiede solamente un minimo di programmazione territoriale.
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