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Civico 10. Abolizione del quorum – Votare Si per incentivare la partecipazione

10 mag 2016
Civico 10. Abolizione del quorum – Votare Si per incentivare la partecipazione
Votare SI alla scheda verde, per abrogare il quorum referendario, potrebbe significare un momento storico per l’evoluzione della democrazia del nostro Paese.

Non fatevi fuorviare dai “seminatori di terrore” che sussurrano all’orecchio che, senza quorum, si giungerebbe ad una vera e propria inflazione referendaria, mettendo così in crisi la governabilità del Paese. Quelle persone hanno paura, paura di un cambiamento epocale che invertirebbe il rapporto fra istituzioni e cittadinanza, incentivando il coinvolgimento delle persone alla vita pubblica.

Si tratta, peraltro, di una bugia facilmente smascherabile: abrogando il quorum non cambierebbe infatti assolutamente nulla nella procedura prevista per la presentazione di un referendum. Gli scogli da superare rimarrebbero esattamente gli stessi: costituzione di un comitato promotore (60 firme), vaglio del Collegio Garante (la cui decisione in merito al rispetto dei criteri previsti dalla legge è inappellabile), raccolta delle firme a sostegno (1,5% del corpo elettorale, quasi il doppio rispetto all’Italia) da effettuare con la presenza di un Pubblico Ufficiale, ecc ecc.

Il quorum, oggi, rappresenta esclusivamente una distorsione democratica che sopraggiunge dopo l’avvio della procedura referendaria, quindi dopo che il quesito è stato di fatto considerato di interesse generale. Viene calcolato, inoltre, esclusivamente sui voti positivi e su un corpo elettorale che comprende anche i nostri concittadini all’estero – evidentemente poco incentivati a farsi il viaggio fino a San Marino per votare su materie spesso di valenza territoriale.

Se si ritengono invece poco tutelanti gli scogli previsti per legge a tutela della validità generale del quesito, bisogna chiedere – come ha fatto Civico10 nella sua proposta di abolizione del quorum – di renderli più impegnativi, per esempio aumentando il numero di firme necessarie a sostegno. Aspetto su cui, peraltro, si sono detti più volte disponibili a ragionare anche gli stessi promotori del referendum.

Ma una volta che quegli scogli sono stati superati, la presenza di un quorum al voto rappresenta esclusivamente un incentivo all’astensione. E’ sotto gli occhi di tutti che chi si astiene, spesso lo fa perché non correttamente informato sull’argomento, o perché non interessato all’argomento. A volte viene spinto all’astensione addirittura dalla sua formazione politica di fiducia che, in questo modo, lo spinge anche a non informarsi.

Chiariamo ogni dubbio, in democrazia astenersi da una votazione è legittimo, anche se non auspicabile. Nessuno può essere obbligato a votare. Tuttavia l’esistenza di un quorum permette di fatto, a chi si astiene, di impedire l’espressione democratica di chi si informa e vuole partecipare alla vita pubblica del suo Paese.

Eliminare il quorum vorrebbe dire dare valore ad ogni singolo voto, e rendere ininfluente l’astensione. In quel caso, quindi, tutte le forze interessate al quesito, politiche, sindacali, associazioni, sarebbero incentivate ad informare la popolazione e a spingerla verso le urne.

Si creerebbe, e questo è innegabile, un meccanismo positivo che incentiverebbe il coinvolgimento dei cittadini nella vita pubblica.

Il 15 maggio andiamo in massa a votare SI per l’abrogazione del quorum sui referendum, cambiamo la storica democratica della Repubblica di San Marino.

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