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Civico 10 sulla Stabilizzazione nella Pubblica amministrazione

2 feb 2016
Civico 10 sulla Stabilizzazione nella Pubblica amministrazione
“La Pubblica Amministrazione dovrebbe rappresentare il motore di sviluppo di un piccolo Paese come la Repubblica di San Marino.”
Quante volte avrete sentito ripetere questa frase durante serate pubbliche, al bar, in TV, sui giornali, all’interno di interventi in Consiglio Grande e Generale… talmente tante volte che è diventata ormai una frase fatta, un aforisma, il cui verbo coniugato al condizionale nasconde però due verità incontestabili:
- la prima, è che una pubblica amministrazione veramente efficiente è ancora molto lontano dall’essere realtà; i cittadini e gli imprenditori faticano a percepire la Pubblica Amministrazione come un motore che viaggia pieno ritmo e si tira dietro il Paese soprattutto perché il rapporto costi-qualità del servizio in alcuni settori è ancora molto sfavorevole;
- la seconda è che la riforma della PA del 2011 che avrebbe dovuto invertire la rotta di una macchina pubblica devastata dalle infornate clientelari, premiando il merito e le competenze, è rimasta in una sorta di limbo chiamato ASSENZA DI CONCORSI.

Quello che di buono era contenuto all’interno della riforma è stato infatti in parte disatteso, nella pratica, dal ricorso massiccio e più volte denunciato di vere e proprie assunzioni tramite borse di studio e avvio di rapporti di collaborazione. Due “rapporti di lavoro”, questi, che dovrebbero avere tempistiche limitate proprio in virtù delle loro peculiarità, ma che inspiegabilmente si sono dimostrati essere vere e proprie assunzioni in barba alla legge.

Questo aspetto ha portato distorsioni gravissime ed evidenti: ad oggi vi sono veri e propri uffici che si reggono sulle spalle di “dipendenti” con contratti atipici. Lavoratori a tutti gli effetti ma non assunti tramite concorso, con una remunerazione ridotta e senza la tutela ed i diritti di un vantaggioso contratto pubblico.
Questo ha spinto i sottoscrittori della bozza di accordo di stabilizzazione, preannunciato in pompa magna da una conferenza stampa del Governo, ad inserire oltre ai consueti precari della Pubblica Amministrazione anche queste figure.

Oggi si sta cercando di concludere questa operazione, senza peraltro aver fatto ancora sapere nulla dell’adozione di quella figura mitologica che è diventata ormai il fabbisogno, per evidenti motivi pre-elettorali.
Non solo si procede infatti con l’ennesima stabilizzazione a discrezione del governo di turno, quando ci sarebbero ormai dovute essere regole e tempistiche chiare per la trasformazione dei contratti del pubblico impiego da contratti a termine a contratti indeterminati - come avviene nel privato - ma la si allarga in una maniera considerevole inventandosi una seconda fascia e creando discriminazioni fra gli stessi stabilizzati.

Se i contenuti della bozza di accordo saranno confermati, infatti, si troveranno a lavorare fianco a fianco lavoratori rientranti nello stesso provvedimento di stabilizzazione, uno con il contratto pubblico “vecchio” regime e uno con il contratto pubblico di “nuovo” regime – ancora peraltro da definire. Si troveranno a lavorare fianco a fianco lavoratori assunti tramite concorso, altri assunti discrezionalmente tramite contratti di collaborazione, o che hanno passato una selezione per una borsa di studio, al lavoro da pochi anni.
E se queste sono le premesse, fra cinque anni saremo da capo, con altri precari da stabilizzare perché nessuno ha ancora pensato di realizzare un sistema fatto di certezze, sia per l’assunzione di personale, che per il licenziamento del personale in caso di esuberi.

Ma in fondo è più comodo così: fra cinque anni, o anche meno, ci sarà in fondo un Governo che avrà necessità di effettuare un po’ di “captatio benevolentiae” immediatamente a ridosso delle elezioni. Sempre che siano rimasti soldi per farlo.

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