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Civico 10: quando si parla di bilancio

3 ago 2016
Civico 10: quando si parla di bilancio
Viviamo già una fase pre-elettorale in cui tutti si sperticano ad indicare ai cittadini i gravi problemi che attanagliano la Repubblica. In pochi, tuttavia, provano a dare anche delle soluzioni, perché sanno essere potenzialmente dolorose.
È dei giorni scorsi la notizia che il Bilancio 2017, in assenza di interventi, chiuderà con un significativo passivo, come ha ammesso il Segretario Capicchioni nei giorni scorsi.
L’economia non è ripartita, l’occupazione neppure, il debito voluto dal Governo comincia a consolidarsi.
In questo quadro, una seria politica di bilancio non può esimersi dal tentare di recuperare risorse internamente rivolte al breve periodo, nell’ordine di una quarantina di milioni all’anno. Servono risorse per ripagare i debiti pregressi e soprattutto per fare investimenti pubblici che possano generare sviluppo e occupazione ed avere risorse per sostenere le imprese di alta qualità, nei settori individuati come interessanti per San Marino, attraverso le più opportune politiche fiscali incentivanti;
In questo modo, nel medio periodo, una volta liberati dalla zavorra del debito, favorito lo sviluppo economico e fatta ripartire l’occupazione, si potrà produrre un flusso di risorse per il bilancio dello Stato tale da poter restituire i sacrifici richiesti alla cittadinanza.
Muoversi con questo doppio binario temporale, oggi, è fondamentale per mantenere, in prospettiva, un bilancio in ordine. E’ necessario anche muoversi su più fronti, a partire dal varo di norme che consentano di porre un freno ad alcune degenerazioni inaccettabili per la cittadinanza.
Per limitare le distorsioni sul credito di imposta, per esempio, che così come formulato può spingere gli Istituti a far risultare non performanti anche crediti di altra natura, “tanto paga pantalone”, crediamo che lo Stato debba entrare nel processo di valutazione dei crediti in maniera più incisiva, e su questo stiamo approntando un Progetto di Legge ad hoc.
Per recuperare il possibile dai crediti monofase, l’unica possibilità rimasta è quella di condurre azioni di responsabilità civile contro gli amministratori delle società che hanno chiuso lasciando debiti monofase con lo Stato senza concordare piani di rientro, in modo da tentare di aggredire i patrimoni personali di chi si è reso responsabile di certi buchi.
In questo modo si potrebbero recuperare risorse importanti, dando messaggi chiari alla cittadinanza.
Parallelamente non si può non rendere più incisiva l’opera di riduzione della spesa pubblica operando su tutte e tre le sue componenti, con operazioni ben distribuite e progressive negli importi: in questo senso non si può prescindere da una collaborazione da parte delle organizzazioni sindacali nel superare rendite di posizione oramai anacronistiche. Utile in questo senso potrebbe essere lavorare ad un contratto unico pubblico-privato, per evitare anche le disparità di trattamento oggi esistenti.
Da non dimenticare poi la leva fiscale. Aumentare i consumi interni, potenziando la scontistica Smac, potrebbe generare 3-4 milioni di euro aggiuntivi di monofase ogni anno, senza eccessivi sforzi. Una tassazione sulla speculazione immobiliare, su tutto lo sfitto che è stato costruito in questi anni, salvaguardando la prima casa, la sede dell’attività economica e gli immobili costruiti dai sammarinesi per i propri figli o familiari, potrebbe portare altre risorse importanti, contribuendo a sgonfiare lentamente quella bolla immobiliare che prima o poi esploderà nella pancia delle banche e nelle nostre mani.
Il potenziamento della lotta all’evasione fiscale, da fare potenziando gli strumenti di controllo e accertamento anche patrimoniale oltre che reddituale, parallelamente all’introduzione dell’ISEE, farebbe il resto.
Tutti quelli si fanno belli con la necessità di “mettere in sicurezza il Paese”, approvando il bilancio, è di questo che dovrebbero parlare. Vedremo in quanti avranno il coraggio di farlo, da qui a novembre.

Civico10

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