Con questa crescente ondata di catastrofi naturali e di diffusi disordini civili, la comunità delle nazioni sta rendendosi conto della necessità critica di lavorare a più stretto contatto per garantire una risposta efficace alle crisi umanitarie.
Questa consapevolezza ha motivato il primo Vertice mondiale umanitario, organizzato dalle Nazioni Unite e tenutosi a Istanbul, Turchia, il 23 e 24 maggio 2016. Il vertice ha riunito i capi di governo e molti dirigenti del mondo degli affari, delle agenzie umanitarie, della società civile e delle organizzazioni di ispirazione religiosa.
«Un numero record di persone – 130 milioni – ha bisogno di aiuto per sopravvivere», ha detto il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon durante il suo discorso di apertura del Vertice. «Il numero delle persone costrette ad abbandonare le loro case è in questi giorni il più alto dalla fine della seconda Guerra mondiale».
Una dichiarazione rilasciata dalla Baha’i International Community (BIC) per l’occasione, intitolata «Crescere insieme: costruire la capacità di recuperare dall’interno», si avvale dell’esperienza fatta dalla comunità baha’i negli ultimi decenni costruendo comunità e rispondendo ad alcune catastrofi naturali. Il documento mette in evidenza i costanti sforzi compiuti dai baha’i locali, che si concentrano sullo sviluppo delle capacità delle persone, delle comunità e delle istituzioni in un processo di trasformazione sociale che aumenta notevolmente la resilienza delle comunità.
Commentando il vertice, Bani Dugal, rappresentante della BIC presso le Nazioni Unite, ha detto: «Sembra molto importante che in questo frangente le istituzioni e le organizzazioni impegnate nell’assistenza alle vittime dei disastri imparino a coinvolgere di fatto le comunità direttamente interessate, a consultarsi con loro, a pianificare con loro e a imparare con loro».
«Per la prosperità a lungo termine delle comunità colpite da un disastro è fondamentale garantire che lo sviluppo continui dopo che l’attenzione del mondo si è spostata verso la prossima sfida e questo dipende dalla partecipazione delle popolazioni colpite».
«Stiamo imparando che il lavoro dell’assistenza alle vittime dei disastri può essere unificante e può mettere in evidenza la forza di una comunità», ha detto Steve Karnik, un altro rappresentante della BIC all’evento. «Invece di vedere questo lavoro semplicemente come una risposta a una calamità naturale, possiamo vedere questi momenti, pur tragici, come un tempo nel quale le comunità possono schierare le loro risorse materiali e morali e diventare più forti e più resistenti per il futuro».
«Assumere la responsabilità del proprio sviluppo è diventato un elemento fondamentale della risposta delle comunità baha’i alle catastrofi e più in generale allo sviluppo sociale ed economico», ha detto il signor Karnik. «La nostra esperienza si basa sugli sforzi di comunità baha’i di tutto il mondo che hanno subito catastrofi naturali. E abbiamo imparato che quanto più forte è il modello della vita collettiva di una comunità, tanto maggiore è sua resilienza».
Nel suo discorso di apertura il signor Ban ha fatto notare che è importante che le nazioni si uniscano per affrontare significativamente le sfide che la crescente ondata di catastrofi nel mondo lancia all’umanità.
«Una generazione di giovani pensa che abbiamo perso la strada», ha dichiarato. «Siamo qui per modellare un futuro diverso. Oggi noi dichiariamo: siamo una sola umanità, con una responsabilità condivisa. Dobbiamo decidere qui e ora non solo di tenere viva la gente, ma di dare alla gente una possibilità di vivere con dignità».
Per far avanzare un processo di apprendimento su questo argomento e su come essa e altre organizzazioni affini possano fare la loro parte, la BIC riunirà il mese prossimo nel suo ufficio di New York vari attori sociali per riflettere sui risultati del vertice.
Per leggere l’articolo in inglese on-line, visualizzare le fotografie e accedere ai link si vada a: http://News.Bahai.org/Story/1110
Questa consapevolezza ha motivato il primo Vertice mondiale umanitario, organizzato dalle Nazioni Unite e tenutosi a Istanbul, Turchia, il 23 e 24 maggio 2016. Il vertice ha riunito i capi di governo e molti dirigenti del mondo degli affari, delle agenzie umanitarie, della società civile e delle organizzazioni di ispirazione religiosa.
«Un numero record di persone – 130 milioni – ha bisogno di aiuto per sopravvivere», ha detto il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon durante il suo discorso di apertura del Vertice. «Il numero delle persone costrette ad abbandonare le loro case è in questi giorni il più alto dalla fine della seconda Guerra mondiale».
Una dichiarazione rilasciata dalla Baha’i International Community (BIC) per l’occasione, intitolata «Crescere insieme: costruire la capacità di recuperare dall’interno», si avvale dell’esperienza fatta dalla comunità baha’i negli ultimi decenni costruendo comunità e rispondendo ad alcune catastrofi naturali. Il documento mette in evidenza i costanti sforzi compiuti dai baha’i locali, che si concentrano sullo sviluppo delle capacità delle persone, delle comunità e delle istituzioni in un processo di trasformazione sociale che aumenta notevolmente la resilienza delle comunità.
Commentando il vertice, Bani Dugal, rappresentante della BIC presso le Nazioni Unite, ha detto: «Sembra molto importante che in questo frangente le istituzioni e le organizzazioni impegnate nell’assistenza alle vittime dei disastri imparino a coinvolgere di fatto le comunità direttamente interessate, a consultarsi con loro, a pianificare con loro e a imparare con loro».
«Per la prosperità a lungo termine delle comunità colpite da un disastro è fondamentale garantire che lo sviluppo continui dopo che l’attenzione del mondo si è spostata verso la prossima sfida e questo dipende dalla partecipazione delle popolazioni colpite».
«Stiamo imparando che il lavoro dell’assistenza alle vittime dei disastri può essere unificante e può mettere in evidenza la forza di una comunità», ha detto Steve Karnik, un altro rappresentante della BIC all’evento. «Invece di vedere questo lavoro semplicemente come una risposta a una calamità naturale, possiamo vedere questi momenti, pur tragici, come un tempo nel quale le comunità possono schierare le loro risorse materiali e morali e diventare più forti e più resistenti per il futuro».
«Assumere la responsabilità del proprio sviluppo è diventato un elemento fondamentale della risposta delle comunità baha’i alle catastrofi e più in generale allo sviluppo sociale ed economico», ha detto il signor Karnik. «La nostra esperienza si basa sugli sforzi di comunità baha’i di tutto il mondo che hanno subito catastrofi naturali. E abbiamo imparato che quanto più forte è il modello della vita collettiva di una comunità, tanto maggiore è sua resilienza».
Nel suo discorso di apertura il signor Ban ha fatto notare che è importante che le nazioni si uniscano per affrontare significativamente le sfide che la crescente ondata di catastrofi nel mondo lancia all’umanità.
«Una generazione di giovani pensa che abbiamo perso la strada», ha dichiarato. «Siamo qui per modellare un futuro diverso. Oggi noi dichiariamo: siamo una sola umanità, con una responsabilità condivisa. Dobbiamo decidere qui e ora non solo di tenere viva la gente, ma di dare alla gente una possibilità di vivere con dignità».
Per far avanzare un processo di apprendimento su questo argomento e su come essa e altre organizzazioni affini possano fare la loro parte, la BIC riunirà il mese prossimo nel suo ufficio di New York vari attori sociali per riflettere sui risultati del vertice.
Per leggere l’articolo in inglese on-line, visualizzare le fotografie e accedere ai link si vada a: http://News.Bahai.org/Story/1110
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