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Consiglio Pastorale: "Sull'aborto nessuna contrapposizione"

30 mag 2016
Consiglio Pastorale: "Sull'aborto nessuna contrapposizione"
Si può essere felice con un bambino inaspettato? Posso ricostruire la mia vita dopo una violenza sessuale? Sono in grado di affrontare sacrifici e difficoltà con un figlio che abbia malformazioni o patologie gravi?
Sono alcune delle domande che sottendono alle 5 istanze d'Arengo presentate il 3 aprile scorso. Domande impegnative e serie che tutti (a volte) ci poniamo. Domande di fronte alle quali spesso le donne sono sole, abbandonate al loro destino ed il contesto sociale e culturale non aiuta ad abbracciare e valorizzare la vita che deve nascere.
E così si pensa di " liberarsi" del problema lasciando la donna sola e abbandonata all'aborto. Si tratta di una profonda solitudine che nasce da un'assenza di significato, perché, per mettere al mondo un figlio ed introdurlo nella vita, è necessaria una ragione altrettanto profonda.
Ciò che desidera innanzitutto una donna, non è scrollarsi di dosso una vita fastidiosa, ma ciò che desideriamo tutti, è amare ed essere amati in modo da poter accogliere con lo stesso amore il fatto sorprendente e misterioso di una vita che nasce.
Così quanto più si sottolinea astrattamente il diritto delle donne di decidere del proprio corpo, tanto più le si abbandona ad una solitudine contraria alla loro stessa natura.
L'esperienza invece ci dice che siamo liberi e più felici quando amiamo e siamo amati, cioè quando dipendiamo dall'affetto di un altro.
La discussione che nasce ogni volta che si affrontano i problemi della tutela della vita del nascituro e dei diritti della donna, rischia spesso di cadere nella contrapposizione ideologica, censurando sistematicamente l'esperienza reale, i dati ed i fatti.
Si può parlare dei diritti delle donne " senza equiparazioni ideologiche tra donna e feto"?
Si può parlare di "un piccolo passo di civiltà “pensando che l'aborto possa risolvere il dramma umano di una donna di fronte ad una gravidanza indesiderata?
Dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia tutti i soggetti in gioco.
Una società che non aiuta a guardare ed amare tutta la realtà, senza censurare nessuno dei suoi fattori, è una società che soffrirà sempre, senza energie, quando si troverà addosso qualche problema che non si può eliminare.
Allora, qual è il valore della vita? Perché va difesa fin dal concepimento?
"Un essere umano", ha riaffermato Papa Francesco sulla scia dei predecessori, "è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. È un fine in sé stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà. Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani. La sola ragione è sufficiente per riconoscere il valore inviolabile di ogni vita umana, ma se la guardiamo anche a partire dalla fede, ogni violazione della dignità personale dell’essere umano grida vendetta al cospetto di Dio e si configura come offesa al Creatore dell’uomo…
Per ridare fiducia al valore della vita e quindi alla capacità di rispettarla fin dal concepimento, abbiamo bisogno di trovare un amore incondizionato, qualcuno che abbraccia la nostra vita con tutte le sue domande e difficoltà. Come fece Gesù di Nazaret che seppe accompagnare la solitudine di una madre vedova dicendole di fronte al figlio morto: donna non piangere".

Sempre Papa Francesco nell’Evangeli Guadium ci dice che "non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana. Però è anche vero che abbiamo fatto poco per accompagnare adeguatamente le donne che si trovano in situazioni molto dure, dove l’aborto si presenta loro come una rapida soluzione alle loro profonde angustie, particolarmente quando la vita che cresce in loro, è sorta come conseguenza di una violenza o in un contesto di estrema povertà. Chi può non capire tali situazioni così dolorose?”.

Da 2000 anni, l'esperienza cristiana ha collaborato con le società di ogni tempo per aiutare a riconoscere il valore della persona ed a favorire la sua difesa. C’è tutto un patrimonio di idee e soprattutto di esperienze di accoglienza e solidarietà.
I cristiani non hanno nulla da imporre alla società, desiderano confrontarsi con tutti, con assoluto rispetto per qualunque situazione o opinione e sono disponibili a collaborare insieme a qualunque persona e istituzione per abbracciare le esigenze di tutti: donne incinte, immigrati, disoccupati, malati, per cercare insieme di rispondere, oltre alle necessità materiali, alla domanda di felicità e significato della vita.
La grande novità è che questa carità è già in atto.

Comunicato stampa
Per il Consiglio Pastorale Diocesano e Consulta delle Aggregazioni laicali: Tonino Ceccoli, Cristiano Paci, Federico Bartoletti, Giancarlo Taddei, Federica Achilli

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