Crimini e processi sul Titano fra il 1786 e il 1906 nel nuovo libro dell’Università di San Marino

Il Centro Sammarinese di Studi Storici ha presentato ai Reggenti un volume che affronta episodi come omicidi, ingiurie e percosse

Crimini e processi sul Titano fra il 1786 e il 1906 nel nuovo libro dell’Università di San Marino.

I principali reati e le vicende processuali che hanno caratterizzato il Titano fra la fine del ‘700 e l’inizio del ventesimo secolo sono al centro del nuovo libro del Centro Sammarinese di Studi Storici dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino. Il volume, firmato dal docente di Storia delle Istituzioni Politiche dell’Università di Macerata Giuseppe Mecca, affronta fra le altre cose l’evoluzione delle istituzioni giudiziarie e le più significative trasformazioni dell’amministrazione della giustizia nel periodo interessato, inclusi l’abolizione della tortura e della pena di morte. Il titolo: “La giustizia dei Capitani Reggenti - istituzioni, diritto penale e crimini dall’affare Blasi al ripristino dell’Arengo Generale (1786 - 1906)”.
La ricostruzione dell’autore parte “dalla consultazione dei registri delle querele e delle cause penali”, per poi “catalogare i reati commessi sul territorio sammarinese e raccontare le vicende processuali più significative”, scrive Mecca nell’introduzione. “Lo studio dei delitti e delle pratiche giudiziarie - prosegue - ha consentito di fotografare il contesto sociale di riferimento, la risposta politica alle trasgressioni, le trasformazioni delle istituzioni giudiziarie, il funzionamento della macchina della giustizia e la cultura giuridica coeva”.
Un esempio: fra il 1886 e il 1897 “tra i reati primeggiavano, in ordine decrescente, i crimini contro l’integrità della persona (omicidio, ferimenti gravi e lievi, percosse) con un totale di 139 in dodici anni, seguiti poi dai reati contro la proprietà con un totale di 84 e, al terzo posto, i reati contro l’onore (ingiurie e di diffamazioni) con un totale di 71. La media era di 34 reati per anno, di cui il 15%, e non tra i più lievi, era da attribuirsi a stranieri di passaggio”.
Fra le diverse attività analizzate, l’autore sottolinea inoltre “un’assidua vigilanza esercitata dalla polizia su bettole, locande, giochi illeciti ed esuli rifugiati”. Mecca rileva infine che “più ci si addentra nella lettura delle carte processuali, più emerge un mondo costituito da relazioni intense, dirette e quotidiane fra governati e governanti. In questa dimensione la tradizionale ‘mitezza’ della giustizia dei Capitani Reggenti appare anzitutto finalizzata al controllo, alla vigilanza e alla conservazione dell’ordine repubblicano”.
Il libro è stato presentato agli Eccellentissimi Capitani Reggenti, Alessandro Cardelli e Mirko Dolcini, durante un’udienza che si è tenuta questa mattina a Palazzo Pubblico e ha coinvolto, oltre all’autore del libro, il direttore del Centro Sammarinese di Studi Storici Stefano Pivato, il docente del Dipartimento di Storia dell’Ateneo sammarinese Luca Gorgolini, il Segretario di Stato per l’Istruzione e la Cultura Andrea Belluzzi, il Segretario di Stato per il Turismo Federico Pedini Amati, e il direttore degli Istituti Culturali Vito Testaj.

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Comunicato stampa
Università di San Marino

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