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CSdL: il lavoro interinale è un'inaccettabile forma di precarizzazione del lavoro!

30 apr 2021
CSdL: il lavoro interinale è un'inaccettabile  forma di precarizzazione del lavoro!

"Non siamo disponibili a mettere in discussione la funzione pubblica dell’avvio al lavoro dei disoccupati, mentre siamo pronti a discutere su come migliorarne l’efficacia e l’efficienza. Quindi, non concordiamo sull’abrogazione del divieto di mediazione, come paventato." Lo ha scritto chiaramente la CSdL nella sua posizione sulla proposta di riforma del mercato del lavoro del Segretario Lonfernini, con chiaro riferimento al lavoro interinale che in tale proposta viene riesumato dopo che era stato di fatto superato a San Marino. Una posizione assunta a ridosso del 1° Maggio, la ricorrenza che celebra le conquiste sindacali e la necessità per il sindacato di difendere strenuamente le condizioni raggiunte con la lotta dei lavoratori - ad iniziare dalla stabilità del rapporto di lavoro - oggi rimessa in discussione, anche da questa ipotesi di "riforma". "Ancora una volta vengono presentati interventi, sia pure sotto forma di proposta, senza un'analisi preliminare dei dati ed un confronto relativo alle eventuali problematiche esistenti ed alle relative soluzioni", ha scritto in premessa la CSdL, denunciando la totale assenza di confronto da parte del Governo sul come dare una risposta ai tanti disoccupati che affollano le liste di avviamento al lavoro, e in particolare le fasce più deboli (donne, giovani, ultracinquantenni, invalidi/disabili). Per la CSdL l’obiettivo di migliorare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro non può che essere condivisibile, ma occorre essere chiari sull’analisi delle problematiche e sulle soluzioni che si vogliono adottare. Ad esempio, particolarmente quando alle imprese serve personale non qualificato, la richiesta numerica, inviata all’Ufficio Pubblico di competenza, deve rimanere la modalità “normale” attraverso la quale avviene la selezione dei candidati. La Confederazione del Lavoro non ritiene che la funzione di collocamento degli uffici pubblici necessiti di “aiuti” esterni, ovvero la reintroduzione nel paese delle agenzie di lavoro interinale, tenuto conto che si deve mettere in relazione circa la metà delle imprese operanti (2.000, visto che le altre non hanno dipendenti e non assumono) e un migliaio di disoccupati. "Non siamo d’accordo - ha scritto la CSdL - di riesumare vecchie pratiche, anche se per il momento limitate al lavoro occasionale, in base alle quali i disoccupati sammarinesi e residenti debbano subire il “filtro” di un’azienda privata con scopo di lucro per trovare lavoro." Inoltre va ricordato che dette agenzie sono interessate ad intermediare solo figure di facile collocazione, mentre le persone con maggiori difficoltà rimarrebbero comunque a carico del collocamento pubblico. Abbiamo ascoltato le smentite del Segretario Lonfernini: intanto però è già operativa una nuova agenzia di lavoro interinale, che immaginiamo abbia avuto rassicurazioni rispetto ad un “mercato” che si sta per aprire. A proposito di lavoro occasionale, che di fatto è la scusa con la quale nella proposta del Segretario Lonfernini viene ripresentato il lavoro interinale, per la CSdL non è accettabile l’affermazione secondo cui occorre allargarne le maglie per far emergere il lavoro irregolare. Se questo è presente, lo è per altri motivi, tra cui la precisa volontà di sfruttare il lavoro e non in maniera occasionale. La CSdL non condivide l'ipotesi di modificare le modalità di ricorso al lavoro occasionale da parte delle imprese, e sulla estensione di tali modalità a tutti i settori. Già oggi questa forma di lavoro viene utilizzata con modalità diverse rispetto allo scopo, ovvero la imprevedibilità e la breve durata della prestazione richiesta, in particolare nel settore del turismo e ristorazione. La CSdL chiede anche che venga abrogata o limitata fortemente la "solidarietà familiare", ovvero la possibilità di impiegare sul posto di lavoro membri della propria famiglia pagando una piccola quota; una modalità che è diventata una vera a propria forma di concorrenza sleale che limita le possibilità di lavoro ai disoccupati. Rispetto alle proposte sulla revisione delle regole relative alle assunzioni a tempo determinato, la CSdL è contraria alla ulteriore precarizzazione che viene ipotizzata. La situazione determinata dalla pandemia non può essere presa a pretesto: non a caso il sindacato ha sottoscritto accordi per consentire un maggior numero di rinnovi rispetto a quelli previsti. La normativa relativa all’incremento temporaneo di lavoro viene spesso disattesa, perpetuando una modalità che è prevista fino ad un massimo di 18 mesi, che però viene intesa con riferimento alla durata del contratto del singolo lavoratore e non all’esigenza dell’impresa. Ne consegue che circa il 20% dei contratti è a tempo determinato, da ben prima della pandemia, e ciò è la dimostrazione che anche parte del lavoro strutturale viene trattato come se fosse temporaneo. Sull'insieme di queste tematiche la Segretaria di Stato per il Lavoro ha convocato un incontro con la CSdL per il prossimo venerdì 7 maggio, nel quale la Confederazione sosterrà con determinazione le proprie posizioni per impedire qualsiasi arretramento dei diritti e dei livelli di tutela dei lavoratori, oggi più che mai messi sotto attacco.

Csdl


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