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“DALL’AMORE NESSUNO FUGGE”. Il "Portico del Vasaio" presenta l'esperienza rivoluzionaria delle Apac brasiliane in Tribunale a Rimini

28 giu 2017
“DALL’AMORE NESSUNO FUGGE”. Il "Portico del Vasaio" presenta l'esperienza rivoluzionaria delle Apac brasiliane in Tribunale a Rimini
Giovedì 29 giugno alle 16 in Aula Falcone - Borsellino l’incontro di presentazione con

Massimo Di Patria, presidente del Tribunale di Rimini, Giovanna Ollà, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Rimini, Roberto Brancaleoni, presidente della Camera Penale di Rimini, Alda Maria Vanoni, presidente della Fondazione AVSI, Alessandro Cappello, Fondazione AVSI, e Giorgio Pieri, responsabile del “Progetto Comunità Educante con i Carcerati” della Comunità Papa Giovanni XXIII.



La mostra sarà aperta nella hall del Tribunale di Rimini dal 28 giugno al 7 luglio


Blog.porticodelvasaio.org


Rimini, 27 Giugno 2017 – “Qui entra l’uomo, il delitto rimane fuori”, questa la frase che si incontra prima di entrare nelle carceri APAC (Associazione di Protezione e Assistenza ai Condannati) in Brasile, dove le chiavi del carcere sono nelle mani dei carcerati. Un’esperienza eccezionale, che ha dell’incredibile e che abbiamo potuto conoscere meglio, proprio qui a Rimini, grazie ad una mostra allestita al Meeting lo scorso anno e che ora torna in città, su iniziativa del Centro culturale Il Portico del Vasaio, e precisamente nel luogo – il tribunale – che più significativamente vive tutto il dramma di quell’intreccio, complesso e difficile da dipanare, tra colpa, giustizia, possibile o impossibile redenzione.



La mostra sarà allestita presso la Hall del tribunale di Rimini dal 28 giugno, al 7 luglio 2017, con possibilità di prenotare visite guidate, chiamando lo 380/5435230.



L’inaugurazione prevede un incontro, dal titolo “L’esperienza delle APAC in Brasile”, il giovedì 29 giugno 2017, alle ore 16.00 in Aula Falcone – Borsellino, sempre presso la sede del Tribunale di Rimini. Moderati da Samuele de Sio (per il Portico del Vasaio), dopo i saluti di Massimo Di Patria (presidente del Tribunale di Rimini), di Giovanna Ollà (presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Rimini) e di Roberto Brancaleoni (presidente della Camera Penale di Rimini), interverranno Alda Maria Vanoni, presidente della Fondazione AVSI, Alessandro Cappello, sempre per la Fondazione AVSI (che collabora con le APAC brasiliane) e di Giorgio Pieri, responsabile del “Progetto Comunità Educante con i Carcerati” della Comunità Papa Giovanni XXIII.

Si potrà conoscere meglio, attraverso la voce di Cappello, l’esperienza brasiliana, dove il metodo APAC è nato, ma anche le realizzazioni che si stanno diffondendo in tutto il mondo, e in particolare le esperienze qui nel riminese, messe in atto dalla comunità papa Giovanni XXIII.

Un incontro dai significati molteplici, non solo per l’oggetto trattato, già di portata enorme, come si potrà ben comprendere visitando la mostra, ma anche per i soggetti che si sono dimostrati sensibili al tema.

Il coinvolgimento del Tribunale di Rimini, in tutte le sue componenti e nei suoi stessi vertici, indica quel movimento della libertà della persona, che è all’origine del metodo APAC.

È proprio grazie all’iniziativa di alcune singole persone, infatti, che le APAC sono nate e poi si sono diffuse. A partire dal fondatore, l’avvocato giornalista Mario Ottoboni, per arrivare a Valdeci Ferreira, un avvocato e teologo che per vocazione aveva deciso di dedicarsi ai carcerati, (di cui vi proponiamo una intervista video qui sotto) e che incontra il metodo APAC attraverso un libro (Meu Cristo Chorou no Cárcere – “Il mio Cristo pianse in carcere“). La storia di Valdeci si incrocia con quella di Ottoboni e del pluripregiudicato José de Jesus. Storie di uomini che liberamente si sono messi in gioco.

Grazie all’incontro ed all’appoggio di alcune autorità giudiziarie e politiche (ovvero anche in questo caso uomini capaci di andare oltre il loro semplice “ruolo”), questa esperienza ha potuto acquisire una dimensione civile di prim’ordine.

L’esperienza di APAC non è, peraltro, un esempio marginale, ma sta cambiando il modo di concepire le carceri in tutto il mondo. Il presidente dell’organismo consulente delle Nazioni Unite Prison Fellowship International, ha detto che “il fatto più importante che sta accadendo nel mondo, per quanto riguarda il sistema penitenziario, è la diffusione del movimento APAC nato in Brasile”.

Ciò che più colpisce di questa realtà straordinaria è la dignità con cui ogni carcerato sconta la propria pena, consapevole del proprio errore, ma allo stesso tempo certo del fatto che ciò che lo determina non è il delitto commesso, ma il proprio essere uomo. Può sembrare un paradosso, ma l´esperienza APAC, basata totalmente sulla libertà di persone che ne sono private da una sentenza del tribunale, genera risultati che parlano da sè. Oggi sono circa 50 gli istituti di Apac, di iniziativa associativa e non dello Stato, che gestisce così circa 3mila “recuperandi”. Una piccola cosa in un Brasile di 750mila reclusi, ma una novità immensa per il suo metodo. “Dall’amore nessuno fugge” non è poesia. Nelle APAC la recidiva, che in Italia si aggira intorno all’70 %, si attesta sul 10 % e il costo di ogni persona ristretta è pari a un terzo di quello statale.

D’altro canto, le APAC non si propongono come obiettivo di essere un’alternativa al sistema comune delle carceri, ma si pongono come un’esperienza esemplare di come si può “recuperare l’uomo rimuovendo il criminale”.

Per ulteriori approfondimenti:

http://blog.porticodelvasaio.org/2017/06/20/dallamore-nessuno-fugge-il-portico-del-vasaio-porta-lesperienza-delle-apac-brasiliane-in-tribunale-a-rimini/

comunicato stampa

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