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Docenti CFP: "La chiusura dell'anno formativo non è un provvedimento fatto nell'interesse degli allievi"

30 mar 2021
Docenti CFP: "La chiusura dell'anno formativo non è un provvedimento fatto nell'interesse degli allievi"

La delibera del Congresso di Stato n. 2 del 22/03/2021 sancisce per il Centro di Formazione Professionale un prolungamento del calendario scolastico fino al 18 di giugno p.v. Il corpo docente, insieme agli studenti e alle loro famiglie, si chiede quali siano le ragioni alla base di tale scelta. Si fa presente che le lezioni sono iniziate il 7 settembre 2020 e che alcuni ragazzi hanno cominciato la scuola a fine agosto, per recuperare alcune attività dell’area professionale. È chiaro che per questi studenti la richiesta di protrarre l’impegno fino al 18 giugno pare più che mai ingiusta. È cosa nota, per chi opera nel settore, che gli alunni giungono stanchi al periodo estivo, al punto da rendere difficile una loro partecipazione attiva ed efficace alle lezioni. Inoltre l’uso della mascherina, con l'aumento delle temperature, li appesantirebbe ulteriormente. Si crede forse che una settimana in più di scuola, in un periodo caratterizzato da temperature già elevate, possa risultare proficua per gli apprendimenti? Si pensa che in una settimana i ragazzi possano recuperare le loro lacune? È stata fatta un’analisi sulla ricaduta di tale scelta sui ragazzi? Perché non sembra interessare il punto di vista degli alunni e delle famiglie che ogni giorno devono organizzarsi per accompagnare i loro figli a scuola evitando giudiziosamente (ma pur sempre con sacrificio) il trasporto pubblico? Si fa presente che al Centro di Formazione Professionale, fino al decreto legge n. 57/2021 che ha stabilito la DAD al 50%, le lezioni si sono sempre svolte in presenza, non essendosi mai verificati focolai all’interno delle classi. Preme sottolineare comunque che, qualora si fosse nuovamente obbligati alla DAD, grazie alla nuova organizzazione scolastica e alla maggiore competenza degli insegnanti circa l’uso degli strumenti informatici, saremmo in grado di garantire una didattica efficace e accessibile ad ogni studente. Perché dunque prolungare il calendario scolastico se si ritiene che la DAD sia una metodologia comunque valida e assimilabile alla presenza in aula? Per quale motivo non c’è stato un confronto con il corpo docente al fine di verificare se ci fosse la reale necessità di protrarre il termine dell’anno formativo? Lo Stato dovrebbe idealmente, con le proprie decisioni, sostenere i cittadini nel loro vivere, ma in questo caso il prolungamento dei tempi scolastici fino al termine di giugno sarebbe penalizzante per l’entrata nel mondo del lavoro dei giovani qualificati e anche di coloro che, pur non avendo ancora terminato il percorso di studio, vogliono intraprendere un'attività estiva remunerata. Inoltre va tenuto conto degli studenti che decidono di proseguire gli studi: questi necessitano di tempi più dilatati al fine di preparare gli esami integrativi necessari per accedere alle scuole superiori. Si ritiene opportuno evidenziare un ulteriore contradditorio aspetto: da una parte, a fronte dell'emergenza sanitaria, è stata disposta, per garantire maggiore sicurezza, una nuova modalità di esame esclusivamente in forma orale, dall’altra, però, si allunga la scuola di una settimana non sapendo ancora se sarà in presenza o meno. Si è appreso che l'inizio del prossimo anno scolastico è già stato anticipato; tale decisione potrebbe influire negativamente sull’organizzazione interna, riducendo il tempo necessario alla formazione degli insegnanti. Allo stesso modo, forse, non si è considerato il lavoro degli insegnanti "oraristi" ai quali spetta un compito molto complesso che li impegna, ben oltre l'orario di lavoro, sin dal giorno del conferimento degli incarichi. Ci si auspica, dunque, che alla luce di queste analisi si possa giungere a una pianificazione più consona, e vicina alle necessità degli studenti e delle loro famiglie, del calendario scolastico.

c.s. Docenti Centro Formazione Professionale San Marino




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