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Don Gabriele Mangiarotti: modesta proposta per prevenire… il fraintendimento dell’IRC

25 giu 2019
Don Gabriele Mangiarotti: modesta proposta per prevenire… il fraintendimento dell’IRC

Il recente Accordo tra la S. Sede e la Repubblica di San Marino che regolamenta l’insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole dello Stato è un passo importante per tutti coloro che hanno a cuore l’educazione dei giovani e il bene comune. In questa prospettiva, mentre riconosciamo con soddisfazione lo sforzo di regolamentare lo status di chi non intende avvalersi dell’insegnamento cosiddetto «confessionale», ci preme nello stesso tempo sottolineare alcune criticità, per un servizio adeguato a tutti i cittadini. Vogliamo contribuire, con queste note, a un dibattito che è necessario svolgere in Repubblica, soprattutto dopo le parole del Vescovo Andrea Turazzi nella omelia alla Festa del Corpus Domini, in cui egli precisava che «è riduttivo presentare l’Accordo Santa Sede-Repubblica di San Marino semplicemente come introduzione di un’ora di lezione alternativa. Tutti, indipendentemente dal Credo professato, o non professato, devono essere messi in condizione di capire ed apprezzare la dimensione religiosa dell’umano, insieme agli splendori delle sue creazioni musicali, artistiche, giuridiche, sociali, comprese le sue fragilità e patologie, sempre possibili. Forse non del tutto congrua è la dizione “ora alternativa”: non esprime appieno lo spirito dell’Accordo firmato dalla Repubblica di San Marino e dalla Santa Sede. Come si fa ad ascoltare Bach, a capire l’arte di Michelangelo, ma anche l’arte semplice delle nostre chiese, senza una conoscenza? Denuncio l’analfabetismo religioso che c’è non solo nei giovani ma anche in noi adulti.»
Leggiamo, nelle «Indicazioni curricolari di “Etica, cultura e società”» le ragioni formative di tale disciplina: “Assicurare competenze su temi etici anche agli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento della Religione cattolica”. Non si capisce perché la materia alternativa alla Religione Cattolica debba «assicurare competenze» su temi etici, dato che l’insegnamento di RC non è tale. La valenza culturale dell’IRC poggia sull’apporto fondamentale che la presenza cristiana cattolica ha dato alla storia del nostro paese, nei suoi molteplici aspetti di carattere artistico, filosofico, sociale, letterario, scientifico, antropologico, giuridico e religioso.  Non una catechesi, dunque, né un brodo di insegnamenti moraleggianti, ma una insostituibile chiave di lettura culturale per la comprensione della realtà in cui i giovani si trovano a vivere.  L’equivoco che sta alla base della riduzione dell’IRC a nozioni etiche indebolisce sin dalle sue premesse tutto il documento, e non rende ragione dell’impegno ad assicurare l’insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole della nostra Repubblica. Al di là del fatto che appare irrealistico e pretenzioso mettere in campo, in un’ora settimanale, una disciplina che spazi su temi di tale portata, è necessario mettere in luce l’assoluta rischiosità e arbitrarietà di tale operazione.  Si configura infatti il tentativo di attribuire alla scuola un compito, quello dell’indottrinamento etico, che non ha né deve avere. Titolari del compito di educare i giovani, trasmettendo loro i valori in cui credono, sono i genitori, non lo Stato, che diversamente finirebbe per configurarsi come Stato etico! Come gli insegnanti di questa materia potrebbero mantenersi neutrali rispetto a temi come la conoscenza di se stessi, la felicità, il bene e il male, la dignità umana, il rispetto delle diversità, il dialogo, etc.? Si tratta, come appare evidente anche dagli scontri ideologici in corso nelle società attuali, di temi che possono essere inquadrati sotto angolature assolutamente diverse e passibili di molteplici interpretazioni, talvolta antitetiche, anche in chiave politica… Il progetto sembra essere quello di un tipo umano astrattamente aperto e accomodante, totalmente dedito alla costruzione di una società civile multiculturale in cui ogni opzione abbia uguale valore e dignità. Chi può affermare, legittimamente, che questo è l’uomo vero o quanto meno migliore del passato? È sempre stato così? Certamente no! E perché mai le famiglie dovrebbero sostenere una simile proposta?

Comunicato stampa
Don Gabriele Mangiarotti



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