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Don Mangiarotti: "L’olocausto dei bimbi abortiti"

3 feb 2021
Don Mangiarotti: "L’olocausto dei bimbi abortiti"

Se guardiamo i numeri (in Italia sei milioni, nel mondo un numero inimmaginabile) e se guardiamo la condizione di autentica innocenza, credo che non sia inopportuno accostare l’olocausto all’aborto. Certo, molti potranno accusare il ragionamento di «ideologia», ed è il metodo più sbrigativo per liberarsi dalla verità e dal suo impatto sulla coscienza. Molti potranno chiedere di avere compassione per le tante donne che si trovano in condizione di aspettare un figlio non voluto, dimenticando che, a parte la situazione di stupro, la volontà era in qualche modo presente nell’atto sessuale compiuto. È vero, rimane acuta l’osservazione di Abby Johnson che ricordava: «Se avessi un bambino? Non era ovvio che avessi già un bambino che cresceva dentro di me? Una volta che sei incinta non ci sono se. Quel bambino, per quanto minuscolo e in uno stadio iniziale di sviluppo, esiste già! Ancora però non lo vedevo. Ciò che vedevo, come tendevano a fare le altre giovani donne dell’organizzazione, era la mia condizione di gravidanza, non che fossi madre di un bambino dipendente da me per il suo sostentamento. È incredibile quanto la semantica possa plasmare il pensiero.» Si pensa quasi sempre alla madre (ed è inutile ricordare la dimenticanza del padre) ma ci si dimentica che il concepito, nella sua fragilità, ha il sacrosanto diritto di essere difeso, sempre. E nel caso del bimbo, nella sua fragilità o infermità, non vale il principio nazista delle «vite senza valore», quelle a cui il regime offriva una «morte caritatevole». Come ricorda Walker Percy, in un recente libro di Giulio Meotti (Ippocrate è morto ad Auschwitz. La vera storia dei medici nazisti). «Una volta superata la linea, una volta che il principio ottiene l’accettazione - dal punto di vista medico, giuridico e sociale - la vita umana innocente può essere distrutta per qualsiasi motivo, per le più ammirevoli ragioni socio-economiche, mediche o sociali, quindi non serve un profeta per prevedere cosa accadrà dopo. Il «Times» si era offeso. Nulla offende di più il liberal americano di essere paragonato ai liberali tedeschi della Repubblica di Weimar. C’è un libro - non dei nazisti, in effetti molto prima dei nazisti - che promuove l’aborto e l’eliminazione della vita «senza valore». È stato scritto da medici della Repubblica di Weimar, che era la democrazia più liberal in Europa.» Ci è stato autorevolmente richiesto da Pontefice di essere fedeli all’insegnamento del Concilio Vaticano II. Vogliamo, almeno coloro che si ritengono cattolici, tenerne conto? La Gaudium et spes così scrive: «Infatti Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita: missione che deve essere adempiuta in modo degno dell’uomo. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l’aborto e l’infanticidio sono delitti abominevoli.» (n. 51) Sarà andare controcorrente affermare il valore assoluto di ogni vita umana? Sarà ideologico combattere contro l’aborto, ritenuto non un diritto ma un delitto? Sarà essere contro la modernità, che negli stati avanzati oramai prevede nella sua legislazione la facoltà di abortire non solo come un diritto, ma una pratica tendenzialmente gratuita, rifiutare l’aborto, sempre e comunque? Non mi interessa, vorrei sempre potere vivere ogni giorno con la coscienza pulita, senza dovermi vergognare di connivenza col male. «Etsi omnes, ego non: seppur tutti, io no» era il motto, di origini bibliche del grande Card. Von Galen, che si oppose pubblicamente e con forza all’eutanasia generalizzata dei malati, degli invalidi, dei “non produttivi” che Hitler aveva ordinato. È una buona compagnia. Detto questo, confortiamoci con questa citazione di Van Gogh: «Io penso di vedere qualcosa di più profondo, più infinito, più eterno dell’oceano nell’espressione degli occhi di un bambino piccolo quando si sveglia alla mattina e mormora o ride perché vede il sole splendere sulla sua culla.»

c.s. Don Gabriele Mangiarotti 



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