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Don Mangiarotti: Le «guardie del confine» – con postilla per i «tolleranti»

Interviene sulla diatriba tra Sindaco Pennabilli e Dirigente scolastica

23 mar 2023
Don Mangiarotti: Le «guardie del confine» – con postilla per i «tolleranti»

Ricordo, quando ero un po’ più giovane, i grandi giochi che facevamo con i ragazzi delle medie, in vacanza. Spesso portavo in montagna dai due ai trecento ragazzi, e i giochi che si potevano fare erano bellissimi, e anche quelli più semplici e tradizionali erano una grande occasione di divertimento. Ricordo ancora le partite di «Castellone» in cui «Ogni squadra deve cercare di riportare la bandiera (che sta nel campo opposto) nel proprio campo. Si comincia tutti dalla riga di metà campo. Quando l’arbitro dà il via, i giocatori possono decidere se: andare a recuperare la bandiera per riportarla nel proprio campo o restare nel proprio prendendo gli avversari.» di solito i più veloci andavano nel campo avversario, cercando di non farsi prendere, molti stavano nel proprio campo per bloccare gli avversari, e di solito i meno capaci stavano al confine dei due campi per ostacolare l’ingresso degli avversari. Ancora ricordo le discussioni tra questi «difensori» che vigilavano sull’ingresso degli altri per sconfinamenti di pochi metri, mentre i più capaci andavano alla conquista della bandiera e facevano vincere la propria squadra. Ecco, le «guardie del confine» in qualche modo giocavano anche loro, ma il più delle volte il loro impegno era sostanzialmente inutile. Chi aveva la bandiera era veloce e scaltro e cercava altre vie per tornare alla base. Mi è venuta in mente questa esperienza leggendo le notizie sulla diatriba tra la Dirigente scolastica e il Sindaco per la benedizione pasquale nelle scuole di Maiolo. La casa comune brucia, i ragazzi vivono una drammaticità relazionale e familiare mai vista (complice certo il Covid, ma anche un clima culturale a volte devastante), i genitori fanno fatica nel loro cammino educativo, ed ecco che la scuola, appellandosi a una lettura rigorista delle leggi, ma ispirandosi a quella paura della responsabilità che sembra l’ethos dominante nella società di oggi, pensa sia più democratico impedire la benedizione pasquale nella scuola, pratica che è diventata consuetudine nel nostro contesto culturale. E dobbiamo notare che mai questo breve momento di incontro col sacerdote è stato fonte di discriminazione per gli alunni, sia non credenti (per responsabilità delle loro famiglie) sia di altre religioni (per la libertà sempre affermata di potere allontanarsi in quel momento). E credo che più che discriminazione si tratti (almeno per l’esperienza che negli anni di insegnamento ho vissuto) per coloro che non vi partecipano, di fierezza della propria diversità e originalità. Ma, sappiamo, i ragazzi sono più forti delle ideologie di parte. Se ci penso, quanto sta accadendo in questi giorni, più che ricordare lo scontro tra Don Camillo e Peppone, mi ricorda quella intolleranza che all’estero si chiama cancel culture che costringe gli uomini a rinnegare il proprio passato, con una virulenza e intolleranza che ricorda tempi tristi. O forse ci può aiutare il giudizio del grande scrittore Solženicyn nel famoso Discorso tenuto ad Harvard l’8 giugno 1978: «Io che ho passato tutta la mia vita sotto il comunismo affermo che una società dove non esiste una bilancia giuridica imparziale è una cosa orribile. Nemmeno una società che dispone in tutto e per tutto solo della bilancia giuridica può dirsi veramente degna dell’uomo. Una società che si è installata sul terreno della legge, senza voler andare più in alto, utilizza solo debolmente le facoltà più elevate dell’uomo. Il diritto è troppo freddo e troppo informale per esercitare una influenza benefica sulla società. Quando tutta la vita è compenetrata dai rapporti giuridici, si determina un’atmosfera di mediocrità spirituale che soffoca i migliori slanci dell’uomo. E contare di sostenere le prove che il secolo prepara reggendo solo sui soli puntelli giuridici sarà per l’innanzi sempre meno possibile.» Che le nostre diatribe non determinino «un’atmosfera di mediocrità spirituale che soffoca i migliori slanci dell’uomo». I nostri ragazzi meritano qualcosa di più. P.S.: Considerazioni sul clericalismo degli anticlericali Parto da questa definizione di «clericalismo»: «l’imponenza di leggi fisse, ben fissate, per ogni particolare della vita, tendenti a descrivere l’atteggiamento da avere in ogni particolare della vita, così da arrivare a tutte le flessioni dell’umana vicenda, come accade oggi». Mi pare che quanto accaduto a Maiolo con un po’ di buon senso si potrebbe tranquillamente risolvere. Già Dante ricordava: “Le leggi son, ma chi pon mano ad elle?” Da tempo sono usciti i decreti delegati che hanno voluto introdurre una certa qual forma di democrazia nella vita della scuola, aprendo in particolare la responsabilità dei genitori nella vita della scuola stessa. Il consiglio di istituto è l’organo deliberante in certe materie, come quella in oggetto. I molti o pochi che non accettano “questa” legge continuano a sollevare eccezioni, che a volte vengono accolte altre volte (per me giustamente) rifiutate. In questo scontro “ideologico”, quello che rischia di essere perduto, oltre al buon senso, è la collaborazione scuola-famiglia e il rispetto delle istituzioni. Siamo in presenza di un fenomeno strano: coloro che sono tenaci nel sostenere che certe leggi, quasi le avesse scritte Mosè nel decalogo, sono assolutamente indiscutibili (pensate alla 194), quando si tratta del rispetto delle convinzioni altrui, e della nostra storia e tradizione, si impegnano con tenacia degna di miglior causa a cancellarle, usando tutti i mezzi a loro disposizione. Pensiamo al ritrito refrain a proposito della cosiddetta laicità dello Stato, e qui forse sarebbe utile ricordare il dettato della sentenza del Consiglio di Stato: «la stessa Costituzione, all’art. 20, nello stabilire che «il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative (...) per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività», pone un divieto di un trattamento deteriore, sotto ogni aspetto, delle manifestazioni religiose in quanto tali» (Consiglio di Stato. Sezione VI, Sentenza 27 marzo 2017, n. 1388) Quello che viene chiesto dalla sentenza è che la benedizione sia fatta «fuori dall’orario scolastico», ma ne riconosce la piena legittimità. Buon senso e rispetto, senza che in nome della «non discriminazione» si introduca una nuova discriminazione nei confronti di tutto ciò che riguarda la dimensione religiosa della vita, nella consapevolezza della libertà di ogni uomo.

cs don Gabriele Mangiarotti 
Responsabile Ufficio Scuola e Cultura Diocesi San Marino Montefeltro






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