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Don Mangiarotti: “Lontana dai luoghi comuni, vicina a te”

30 giu 2020
Don Mangiarotti: “Lontana dai luoghi comuni, vicina a te”

Non è la prima volta che mi fermo a leggere la pubblicità che invita a venire a San Marino. E me ne stupisco e rallegro. Vi è espressa la coscienza di appartenere a una realtà originale, che vale la pena di conoscere. Se San Marino è «un paese unico al mondo», questo lo deve alla sua storia, che chiede ai suoi abitanti di essere conosciuta, compresa e divulgata, certi che di patrimonio della umanità si tratta. Per questo, varie volte, abbiamo sottolineato l’importanza di approfondire ciò che è tipico, senza cedere allo sciocco ricatto di avere paura di essere il «fanalino di coda» delle nazioni cosiddette progredite. Il progresso non si misura nel tradimento delle radici, ma nella loro vitalità riconosciuta e affermata.
E questo mi pare ancora più vero se prendiamo in considerazione la questione di nostri giovani.
Ho letto recentemente questo giudizio: “si dice che «i giovani […] sono i portatori delle realtà del mondo attuale, delle sue aspirazioni e dei suoi interrogativi, della sua grandezza, delle sue debolezze, dei suoi peccati. Sono giovani del loro tempo.»
Questo lirismo è assolutamente inesatto. I giovani non sono in grado di rappresentare il «mondo attuale» prima di averlo imparato a conoscere e di avervi vissuto assumendo le proprie responsabilità. E stato detto che i giovani sono il mondo «di domani», il che può avere un senso, almeno cronologicamente. Oggi si dice invece che essi sono il mondo attuale, il che non vuol dire nulla. I giovani non sono affatto «i portatori delle realtà del tempo presente». Essi debbono invece prepararsi ad assumere tali realtà. Non ne sono i «portatori» che in un solo punto: essi attestano l’incapacità delle istituzioni profane e ecclesiastiche attuali a dar loro una educazione. Spesso sono gentili, spesso ignoranti e selvaggi. Sono i testimoni delle nostre carenze e i «portatori» di una essenza. […]
A questa gioventù vien conferito il privilegio riconosciuto da Molière ai suoi falsi nobili e alle sue précieuses ridicules, il privilegio di «saper tutto senza aver imparato nulla». A dire il vero, immaginarsi di saper tutto prima di aver imparato qualcosa è stata la tentazione della gioventù di tutti i tempi. Essa la supera abbastanza bene, se la si tiene in mano. […] Questa è la definizione stessa della barbarie: le generazioni precedenti che rinunciano a trasmettere alle nuove generazioni il patrimonio morale dell’umanità o falliscono in tale compito. Per una tale trasmissione, ad ogni generazione si impongono le vie austere dell’apprendistato e dell’educazione. Se gli stessi educatori discreditano, agli occhi dei giovani, queste vie austere, se danno loro a credere che ancor prima di ogni educazione e di ogni apprendistato «i giovani» sono i portatori delle realtà, delle esigenze e dei segni del tempo presente, si fa tabula rasa, si torna allo zero… Sono gli educatori … a capitolare e a tradire. Ed è così che oggi, come già una o due altre volte nella storia, l’universo è immerso nelle tenebre: perfino nel dominio temporale.
Con questa svalutazione di ogni apprendistato intellettuale e di ogni educazione morale non si fa progredire la civiltà, non la si riforma, non la si rinnova, non la si «cambia» nemmeno: la si assassina.”
Cioè i giovani ci chiedono di essere educati, ed è quello che la nostra comunità deve sapere e potere fare, con creatività e responsabilità, senza cedere alle mode di questo tempo, agli slogan giovanilisti che sembrano avere una forte presa su di loro.
Ho visto anche un’altra immagine che mi ha colpito e che credo possa rappresentare la speranza per tutti. Ecco come viene raccontato l’episodio: «La partita di calcio femminile della NWSL Challenge Cup disputata sabato mattina tra North Carolina Courage e il Portland Thorns FC non verrà ricordata per l’ora e mezza trascorsa in campo, ma per quella manciata di minuti in cui le giocatrici, indossata la maglietta del Black lives matter, si sono inginocchiate mentre suonava l’inno nazionale. Parola d’ordine, mancare di rispetto all’inno per protestare contro le discriminazioni. Il video e le foto delle 22 giocatrici che, ginocchio a terra e mani sul cuore, ascoltano lo Star-Spanlged banner, hanno incantato le belle anime antirazziste di mezzo pianeta. “Coraggioso, incredibile, che immagine potente” è l’ovvio mantra ripetuto dai media negli ultimi due giorni. Ma in questo marasma dittatoriale da politicamente corretto il vero coraggio l’ha invece avuto la giocatrice del North Carolina Courage (dovrebbe trattarsi del portiere Sam Leshnak) che in quel momento sedeva in panchina e quindi non è stata ripresa dalle telecamere. Ci ha pensato un fotografo dalle tribune a immortalarla mentre, unica della fila di riserve, rimaneva orgogliosamente in piedi durante l’esecuzione dell’inno, pur indossando la maglietta del movimento antirazzista. L’unica, nei fatti, ad aver compreso che la giustizia sociale non si ottiene oltraggiando i simboli della propria nazione…»
La Repubblica di San Marino, così «lontana dai luoghi comuni», questa «Antica terra della libertà», saprà riconoscere nella giovane portiera che non si è inginocchiata al politically correct un bene da saper trasmettere ai nostri giovani? Insieme alla fierezza e al coraggio di chi sa andare controcorrente?

Comunicato stampa
Don Gabriele Mangiarotti



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