LETTERA APERTA

Educazione, giovani e droga: non si può tacere

Educazione, giovani e droga: non si può tacere.

Ma penso che sul tema della liberalizzazione delle droghe, a iniziare dalla cannabis, ognuno rifletta e metta a disposizioni di tutti i suoi pensieri. Una premessa non sono un esperto in materia, come penso la maggioranza di noi. Ma la vita di genitore, educatore e volontario, ormai da numerosi anni, mi ha offerto la possibilità di intuire che la vita va affrontata in tutti i suoi aspetti, anche con l’aiuto di altri, senza chiedere ad una sostanza di non far pensare per estraniarti dai problemi. Qui si tocca l’aspetto che a me preme sottolineare quello educativo, in particolare per quel che riguarda le nuove generazioni, del messaggio che si fa passare con la liberalizzazione di droghe. In un convegno della Comunità di San Patrignano, il prefetto Gabrielli ha detto che negli ultimi anni è salito il numero di morti per overdose, è aumentato il consumo, e si è abbassata l’età ed ha aggiunto: «Ci sono stati ulteriori sdoganamenti culturali, non comprendendo che questo è un approccio pericoloso. Non credo che ci siano droghe meno pericolose di altre, basti pensare che quasi il 98% delle persone che approdano al consumo di sostanze letali hanno iniziato da sostanze che si considerano quasi ludiche o di poco conto». Questo intervento citato in un articolo del Corriere della Sera da Antonio Polito che lo portava ad affermare che: «È più importate segnalare il problema «culturale» che pone Gabrielli: e cioè che abbiamo accettato l’idea che una sostanza psicotropa possa essere assunta a scopo «ricreativo», come si dice oggi con un gentile eufemismo da movida. Che dunque la ricerca dello sballo, di una perdita più o meno temporanea della coscienza, non denunci un disagio, ma configuri soltanto uno stile di vita. E che ci si debba dunque limitare a ridurre gli eventuali danni collaterali.» E continuava: «Il problema è proprio lì: diamo sempre più per scontato che l’istinto di fuga dal male di vivere richieda l’aiuto di una sostanza, il conforto di una dipendenza. Accettiamo che i nostri figli siano così immaturi da non reggere altrimenti il dolore dell’esistenza. Per questo abbiamo smesso di combattere la battaglia contro la droga. Per questo “anche le famiglie non sono più in prima fila, come fu negli anni Settanta e Ottanta, e sembrano diventate parte del sistema consumistico”, denuncia il presidente dell’Associazione dei genitori antidroga. Per questo lo «spazio, o il vuoto» per la droga, diventa sempre più incolmabile.» Non perdiamo questa occasione per andare a fondo della vicenda educativa sottesa anche al tema delle droghe, riguarda tutti e ci indica quale futuro vogliamo per i nostri figli. Per chi avverte questa necessità diamoci momenti in cui confrontarci, io ci sono.

Matteo Tamagnini

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