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Festeggiamenti non autorizzati del 1° aprile, un insulto al paese e alla credibilità delle istituzioni

Festeggiamenti non autorizzati del 1° aprile, un insulto al paese e alla credibilità delle istituzioni.

I festeggiamenti non autorizzati avvenuti in via Gino Giacomini il 1° aprile scorso, rispetto a cui sarebbe intervenuta la Gendarmeria che avrebbe stilato più di un verbale, se venissero confermati come veri costituirebbero, oltre che violazioni dei Decreti Legge in vigore, un insulto e un'offesa a tutto il paese e alle stesse istituzioni sammarinesi. Mentre a tutti i cittadini viene giustamente chiesto il rigoroso rispetto delle restrizioni previste per evitare l'ulteriore diffondersi del virus, alcuni politici del Governo e della maggioranza, secondo le ricostruzioni rese note, si sarebbero arrogati il diritto di non rispettare le norme da loro stessi approvate, dando vita ad un "festino" illegale con assembramenti e distanze di sicurezza verosimilmente non rispettate. Che i fatti avvenuti nel retrobottega di una macelleria non fossero frutto di un semplice appuntamento estemporaneo - come qualcuno cerca di far credere - ma un evento organizzato in barba alle restrizioni, è pressoché una certezza, considerando l'intervento e l'esistenza dei verbali della Gendarmeria, oltre alle testimonianze dirette rese da vari cittadini. Rispetto al pranzo e l'aperitivo al bar nel pomeriggio (peraltro immortalato da fotografie) a cui hanno partecipato vari Consiglieri e membri di Governo, anche ammesso che i partecipanti abbiano rispettato le norme di legge, dal punto di vista etico si tratta di episodi a dir poco inopportuni, anzi sono un ulteriore sfregio alle difficoltà dei cittadini. Ad un anno dall'inizio della pandemia, e in un periodo in cui il numero dei contagiati dal virus è ancora altissimo, con la terapia intensiva che da tempo è già arrivata a saturazione e con un tributo di vittime a San Marino sempre più elevato, non si capisce perché il livello istituzionale abbia avuto così tanta voglia di festeggiare. Anziché tenere un profilo sobrio, chi dovrebbe rappresentare il paese ha dato dimostrazione di totale disinteresse verso le sorti della popolazione. La CSdL condanna con forza questi episodi, unendosi alla forte indignazione che giustamente si è sollevata tra i cittadini. I politici partecipanti a questi festeggiamenti - come detto del tutto fuori luogo in un periodo tragico come questo - nel violare le regole valide per tutti i "comuni mortali" hanno dimostrato l'arroganza del potere di chi si sente al di sopra delle leggi e protetto da un senso di perenne impunità. La classe politica è la prima che deve agire con forte senso di responsabilità rispettando con il massimo rigore le norme vigenti, fungendo da esempio; se essa stessa trasgredisce le regole, manda un messaggio di totale incoerenza e mina la credibilità della stessa classe politica, macchiando anche le Istituzioni. Credibilità che è stata fortemente compromessa anche a livello internazionale; infatti la notizia è stata ripresa da numerosi organi di informazione in vari paesi, che ne hanno parlato in termini di scandalo, suscitando anche una certa ilarità. In sostanza, il nostro paese è stato infangato e anche coperto di ridicolo... La cittadinanza deve potersi riconoscere completamente nelle sue istituzioni, particolarmente in coloro che ricoprono la carica parlamentare. Se viene violato questo rapporto di stima e fiducia, per i cittadini vengono meno i punti di riferimento democratici del paese. La CSdL chiede che si faccia massima chiarezza sull'effettivo svolgimento dei fatti da parte degli organi competenti; se dovessero essere confermate le violazioni di legge ipotizzate, dovranno essere comminate le sanzioni e le pene previste. Naturalmente non si tratta solo di una questione giudiziaria, ma anche etica e politica: chi fosse ritenuto responsabile delle violazioni commesse, dovrà trarne le necessarie conclusioni rispetto al proprio ruolo politico e istituzionale. I cittadini che rispettano le regole e combattono tutti i giorni con gli effetti di una pandemia così violenta e letale, non meritano una classe politica che si fa beffe della regole e dimostra di disprezzare i sacrifici e la correttezza delle persone perbene. Senza aspettare che tutti gli accertamenti delle forze dell'ordine e della Magistratura siano conclusi, chi ha organizzato e chi ha partecipato a questa comparsata indegna potrebbe anche dirlo spontaneamente al paese, magari indicando anche chi ha visto in tale circostanza; che tutti quanti, finalmente con un po' di umiltà e rispetto dei ruoli che ricoprono, facciano pubblica ammenda, chiedendo scusa ai cittadini di San Marino che da oltre un anno stanno sopportando senza fiatare tutte le restrizioni dettate dalla pandemia.
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