Gianni Indino, presidente SILB-Fipe dell’Emilia Romagna: “Il CTS, a quanto appreso, ha dato parere negativo per la riapertura dei locali da ballo. Cosa farà la politica adesso?”

Gianni Indino, presidente SILB-Fipe dell’Emilia Romagna: “Il CTS, a quanto appreso, ha dato parere negativo per la riapertura dei locali da ballo. Cosa farà la politica adesso?”.

“Accetterà supinamente le decisioni del comitato, oppure farà valere il suo ruolo a favore di imprese e lavoratori? Dal Consiglio dei Ministri di domani avremo la sentenza e io sono molto preoccupato. Le aziende dell’Emilia Romagna che rappresento ritengono che servano decisioni forti e siamo pronti a forme di protesta di cui penso si parlerà. Le nostre imprese che possono sopravvivere solo riaprendo all’attività di ballo. Aprire in sicurezza, ma aprire, per non morire”

“Ancora una volta siamo stati trattati come dei reietti, come gli ultimi. Ma noi siamo imprese, lavoratori, donne e uomini, persone, di cui però non si ha alcun rispetto. Nella riunione del CTS che si è svolta ieri – dice il presidente del SILB-Fipe dell’Emilia Romagna, Gianni Indino - ancora una volta non si è parlato di riaprire le discoteche e il governo già nel prossimo CDM in programma domani (mercoledì 29 settembre, ndr) è pronto a tradurre in Decreto le indicazioni degli esperti che vogliono l’aumento le capienze di musei (al 100%), teatri, sale da concerto e cinema dal 50% all’80% al chiuso e al 100% all’aperto, degli stadi (dal 50% al 75%) e dei palazzetti che dal 25% salgono al 50%. Ma sul futuro delle nostre imprese rimane un silenzio assordante, nonostante le sollecitazioni del ministro Giancarlo Giorgetti, titolare del MISE.
Gli emendamenti, le interrogazioni, le dichiarazioni da parte di politici di ogni ordine e grado ormai non si contano più. Dopo le nostre innumerevoli sollecitazioni, la politica in Emilia Romagna si è mossa all’unisono a favore delle riaperture dei locali da ballo, eppure nulla è cambiato. Abbiamo una schiera bipartisan di sostenitori, che al momento però non è stata mai ascoltata dal governo. Il CTS, a quanto appreso, ha dato parere negativo per la riapertura dei locali da ballo. Cosa farà la politica adesso? Accetterà supinamente le decisioni del comitato, oppure farà valere il suo ruolo a favore di imprese e lavoratori?
Domani avremo la sentenza e io sono molto preoccupato. Il rischio più che mai tangibile è quello che nemmeno stavolta, dopo ormai due anni di chiusura, le istituzioni risponderanno alle nostre istanze di riapertura. Sono fortemente deluso. Vero è che di ufficiale ancora non c’è niente, ma le indiscrezioni provenienti da Roma fanno capire che ci sarà solamente una serie di imprese, di settori, che potrà tornare a lavorare con capienze aumentate, e di questo ne sono felice. Però nei nostri confronti non c’è mai attenzione e ci sentiamo oltremodo presi in giro. Non ci è stata data nessuna possibilità di spiegare al tavolo del governo le nostre ragioni, né ci è stata data alcuna motivazione ufficiale per la quale dobbiamo restare ancora chiusi. Se le cose andranno nella direzione delle indiscrezioni che trapelano, ritengo che la misura sia davvero colma.
Non capisco perché gli incontri educati, tesi ad ottenere risposte per 3.500 aziende e 200.000 lavoratori, risposte importanti quanto la stessa sopravvivenza di un intero comparto economico, non vengano presi in considerazione, mentre appena qualcuno alza la voce, minaccia di scendere in piazza o blocca le strade, ottiene quantomeno un tavolo di confronto. Non accetteremo più misure restrittive nei nostri confronti e siamo pronti a forme di protesta diverse da quelle rispettose delle regole messe in campo finora. Le aziende dell’Emilia Romagna che rappresento ritengono che servano decisioni forti per ribadire la nostra contrarietà ad un comportamento al limite del persecutorio nei confronti dei nostri imprenditori e dei lavoratori che vivono di questa attività. Saranno forme di protesta rumorose, di cui penso si parlerà.
In un Paese che si vanta della capillare estensione del Green Pass e della sua validità per combattere la pandemia e fare ripartire l’Italia, non darci la possibilità di riaprire con ingresso riservato a chi lo possiede è una posizione che stride, anche in relazione alle ultime indicazioni del CTS che determinano l’ampliamento della capienza di teatri, musei, cinema, stadi di calcio e palazzetti al chiuso.
E dire che riaprire le discoteche in sicurezza, con linee guida e capienze condivise, sarebbe anche un ottimo incentivo per i giovani a vaccinarsi ottenendo il Green Pass per entrarvi. Invece ancora una volta siamo qui, stremati, ad aspettare e a chiedere più attenzione verso le nostre imprese che possono sopravvivere solo riaprendo all’attività di ballo. Aprire in sicurezza, ma aprire, per non morire”.

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Comunicato stampa
SILB-Fipe dell’Emilia Romagna


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