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Il dramma dell’aborto clandestino

14 set 2021
Il dramma dell’aborto clandestino

L’aborto deve essere l’ultima scelta, ma deve essere sicuro, legale e accessibile. Rimanendo reato penale, l’aborto non sparirà, la storia lo dimostra. Nessun contraccettivo è efficace al 100% e le donne affrontano gravidanze indesiderate ogni giorno. Le coppie divorziano, esiste la violenza domestica e sessuale, gli uomini a volte spariscono. Possono presentarsi problemi di salute inaspettati o problemi economici. Può succedere di tutto. Quando queste cose succedono in un Paese dove l’aborto è illegale, le donne troveranno il modo di abortire. Alcune andranno all’estero dove l’aborto è legalizzato. Altre meno abbienti e minorenni cercheranno di assumere farmaci per indurre un aborto spontaneo, proveranno a farlo da sole, cercheranno servizi illegali a basso costo, sempre disponibili a soddisfare la domanda. Altre acquisteranno sul mercato nero la pillola abortiva RU486, come avviene a Malta, dove l’aborto è illegale. Nell’era digitale sempre più donne disperate cercano online soluzioni per non portare avanti la loro gravidanza, soluzioni fai-da-te che non ne garantiscono la sicurezza. Prima della legge 194 del 1978 in Italia, più di 20.000 donne morivano ogni anno per le conseguenze dell’aborto clandestino e la legge che condannava come reato l’IVG veniva infranta più di un milione di volte all’anno. Il reato penale non ha mai fermato l’aborto e mai lo farà. Solo un sistema organizzato e controllato può intervenire sulla prevenzione delle IVG, aspetto fondamentale che promuoviamo da sempre con forza, ma anche sulla sicurezza di chi vi ricorrerebbe anche a rischio della propria salute o vita. Nel 2021 gli aborti clandestini in Italia sono ancora 10.000-13.000 all’anno, complice un sistema che permette troppi obiettori negli ospedali. Le donne troveranno sempre un modo per abortire. Una donna è disposta a rischiare la vita per non avere un figlio, così come è disposta a rischiare la vita per avere un figlio. Non c’è alcuna differenza.

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