Imposta sui capitali all'estero: l'obiettivo è condivisibile, ma lo strumento inadeguato

Imposta sui capitali all'estero: l'obiettivo è condivisibile, ma lo strumento inadeguato.

Il limite più grave è la mancanza di progressività, che il Governo non ha voluto introdurre, per evitare che la tassa "assomigli ad una patrimoniale", che non si vuole attuare. È illusorio pensare che lo 0,20% di imposta sia un deterrente per riportare a San Marino gli ingenti capitali depositati all'estero

Il Bilancio previsionale 2022 è stato uno dei temi affrontati, in particolare dal Segretario Generale Enzo Merlini, nella puntata di ieri di "CSdL Informa". Il dibattito è stato coordinato come di consueto da Giuliano Tamagnini; sono intervenuti anche il Segretario Confederale William Santi, la funzionaria FULI Simona Zonzini, il Segretario FUPI Antonio Bacciocchi, il Segretario FUCS Stéphane Colombari, la responsabile del Comitato Donne FUPS Nerina Zafferani. In premessa, finora non c'è stato il tempo di compiere una valutazione complessiva e approfondita del testo della legge di bilancio previsionale 2022, visto che è stata appena approvata. Resta confermata la pressoché totale assenza di investimenti per lo sviluppo e per la prospettiva, trattandosi di un bilancio quasi esclusivamente contabile. Enzo Merlini si è quindi soffermato sulla imposta prevista dalla stessa legge di bilancio per le somme di denaro e sui beni non immobiliari depositati all'estero. Per la CSdL la motivazione di questa tassa di per sé ha un senso. È condivisibile infatti restituire il prestito Cargill, evitando di pagare interessi così gravosi, pari al 2,95%, e quindi privilegiare il debito interno. Questo principio è stato condiviso da tutte le forze politiche, e sostenuto fin dall’inizio dalla Confederazione del Lavoro. L'obiettivo è fare in modo che i cittadini sammarinesi comprino un pezzo del debito del nostro Stato, in modo tale che lo stesso debito costi meno, oltre che per essere meno esposti come paese verso l'esterno. Per fare ciò, ha affermato il Segretario di Stato per le Finanze, non si deve ridurre la liquidità interna, ma va fatto il possibile perché i soldi di tanti sammarinesi portati all'estero tornino a San Marino. Un obiettivo che noi sosteniamo da tempo, finora senza successo. Con questa tassa, pari allo 0,20%, l'Esecutivo conta di incassare due milioni di euro, il che significa che i patrimoni non immobiliari detenuti all’estero corrispondono a oltre un miliardo di euro. Ci auguriamo che, attraverso questo nuovo strumento, si conosca pubblicamente la distribuzione di tali capitali, ovvero se sono concentrati in poche persone o diffusi tra molti risparmiatori. Considerato che nelle nostre banche sono depositati 5 miliardi di euro, significa che c'è una montagna di soldi depositati oltre confine, che vanno distinti tra quelli che sono dichiarati correttamente (è dal 2014 che vanno denunciati al fisco) o meno. In questo periodo stanno arrivando a San Marino le sanzioni relative al 2017 e 2018, per effetto delle notifiche nello scambio di informazioni con l'Italia. Tali sanzioni sono lievi per chi ha omesso tale parte all’interno della dichiarazione dei redditi, ma pesantissime per chi non l’ha presentata, ad esempio perché non aveva nulla da dedurre o lavorava fuori territorio. I pochi dati a disposizione ci mostrano come nel periodo 2014 - 2018, con un picco in occasione del bilancio disastroso di Cassa di Risparmio, con una perdita di 534 milioni, e della vicenda Asset, sono stati trasferiti fuori San Marino 600 milioni di euro da parte dei sammarinesi, e circa altrettanti da parte dei non residenti. È evidente che il motivo scatenante di questa fuga di capitali è stata la paura di perdere somme di denaro a causa di eventuali crisi bancarie. Siamo convinti che questi trasferimenti di capitali non siano tanto le poche decine di migliaia di euro dei piccoli risparmiatori, ma principalmente siano di coloro che dispongono di somme ingenti. Non è più giustificabile questa paura, dal momento che ora è stata approvata la legge, condivisa da tutti, sulle risoluzioni bancarie. Ciò anche per evitare che nessun cittadino che ha soldi in banca, compreso chi ne ha più di 100mila - mentre prima oltre a tale soglia non c’era alcuna garanzia - debba perdere un solo centesimo. A maggior ragione è giusto che chi dispone di tante risorse economiche dia un contributo al paese, anche acquistando titoli del debito pubblico sammarinese. Se la ratio del provvedimento ha un senso, il limite più grave è che manca la progressività. Nel confronto con la Segreteria Finanze siamo riusciti solo ad alzare la franchigia, ovvero l'importo al di sotto del quale non viene applicata la tassa, a 20mila euro, che è un valore ancora troppo basso. Per la CSdL andrebbe introdotta una maggiore progressività, prevedendo scaglioni crescenti. Tale principio è stato peraltro condiviso anche da consiglieri di maggioranza e di opposizione. Il Segretario Gatti ha affermato che così strutturata la tassa assomiglierebbe ad una patrimoniale, cosa che il Governo non vuole attuare. È una motivazione che non regge, dal momento che l'obiettivo dichiarato è quello di fare in modo che i capitali dei sammarinesi portati all'estero rientrino il più possibile in Repubblica. È una pura illusione pensare che lo 0,20% di imposta possa rappresentare un deterrente per indurre, chi ha centinaia di miglia di euro nelle banche di altri paesi, a riportarli in patria! Li terranno dove sono, anche perché chi ha i soldi li investe, e quindi sarebbe più costoso smobilizzare gli investimenti piuttosto che pagare l'imposta dello 0,20%. Peraltro, è corretto precisare che un tale dispositivo non sarebbe ammissibile qualora San Marino fosse associato all’UE. Quindi, non potrà che essere di natura temporanea. La norma prevede che attraverso Decreto Delegato si potrà modificare l'entità del’imposta; confidiamo pertanto che successivamente si possano apportare miglioramenti, per cogliere il risultato auspicato. Se gli obiettivi sono condivisibili, lo strumento così congegnato è inadeguato; è questa la valutazione complessiva della Confederazione del Lavoro. Altro tema particolarmente dibattuto durante la puntata è stato l’ipotesi di Decreto contenente nuove misure per frenare la nuova e massiccia ondata di contagi. La situazione è drammatica, non solo per i malati di covid, ma anche per chi ha necessità di cure per altre malattie e si è visto posticipare visite ed interventi chirurgici. Per non parlare della medicina di base che continua a non essere un servizio adeguato per i cittadini. Il fatto che il Governo e le forze politiche si scontrino tra “rigoristi” e “permissivisti” è l’ennesimo pessimo spettacolo. Nella puntata di ieri sono stati affrontati anche altre importanti tematiche: il progetto di legge "Interventi a sostegno della famiglia", la situazione della CIG, in particolare nel settore del turistico-alberghiero, lo stato della sanità, i precari della PA, i prospettati aumenti delle bollette. Ricordiamo che la puntata di ieri, come tutte le precedenti, si può rivedere integralmente sulla pagina Facebook "CSdL Informa".

CSdL

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