Intervento del Presidente Sartini Luigi all'Assemblea degli Associati USOT

Intervento del Presidente Sartini Luigi all'Assemblea degli Associati USOT.

Sono stati 3 anni molto impegnativi caratterizzati, in particolare, dall’emergenza sanitaria ed inevitabilmente economica causata dalla pandemia da COVID19. Il 2020 ed il 2021 han messo alla prova le capacità imprenditoriali e la resilienza degli operatori del nostro Settore che, senza dubbio, è stato il più penalizzato; Resilienza e capacità di rimanere sul mercato necessaria anche in seguito ad un intervento davvero marginale da parte del Governo a sostegno delle aziende. Il c.d. “Decreto Ristori”, infatti, dopo una lunghissima gestazione ha veramente destinato briciole alle nostre aziende, nulla in confronto agli interventi decisi dalla vicina Italia. Dopo due anni, seppur lentamente ed ancora con grande incertezza per quello che accadrà da ottobre in poi, il peggio sembrava essere alle spalle e si poteva pensare di programmare una ripartenza. Purtroppo, a cambiare nuovamente la prospettiva, l’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina e la terribile escalation bellica che ne è conseguita e che, al netto dell’attenzione che merita il costo del conflitto in termini di vite umane, avrà un nuovo e negativo impatto economico legato soprattutto all’aumento del costo dell’energia e delle materie prime. Un aumento che si traduce in maggiori costi per le imprese ma anche in bollette più care per le famiglie; una situazione che contribuisce ad erodere il reddito disponibile e dunque colpisce direttamente il potere di acquisto di beni e servizi. L’incertezza, se possibile maggiore che durante la pandemia, poi, fa sì che aumenti la propensione al risparmio, il che è razionale ma contribuisce al rallentamento dell’economia globale, che nella fase pre-invasione stava almeno vivendo un positivo trend post-pandemico. Le aziende, soprattutto le PMI, non sono più in grado di reggere all’urto dei rincari a doppia cifra dell’energia e delle materie prime e saranno costrette a trasferirli a valle, ai consumatori. In questo contesto è allarmante vedere come il nostro Governo sia sostanzialmente immobile ed in pesante ritardo, rispetto a quanto già fatto dagli altri Paesi europei, Italia compresa, nel mettere in campo quelle iniziative e quegli strumenti indispensabili per supportare famiglie ed imprese. Decisamente deludenti, in questi anni, anche i rapporti con l’Esecutivo. Le dichiarazioni che garantivano un confronto aperto e trasparente, con cui si è presentato il nuovo Congresso di Stato, nei fatti non si sono mai realizzate. Da tempo USOT chiede la costituzione di un “tavolo” di confronto con il Governo per quelle iniziative di medio/lungo periodo capaci di dare un nuovo volto, di maggior qualità, al nostro Turismo ed in tal senso abbiamo ripetutamente presentato progetti e documenti, ad oggi non presi minimamente in considerazione. Abbiamo, senza soluzione di continuità, spronato la politica ad investire risorse e competenze nel Turismo che può e deve rappresentare un elemento strategico e qualificante per lo sviluppo economico della Repubblica di San Marino. Seppur i Governi che si sono succeduti sostengono e condividono questa nostra “visione”, nei fatti non c’è alcuna evidenza di voler davvero realizzare progetti di breve e medio/lungo periodo che possano alzare la qualità e quindi l’offerta del Settore Turistico e Commerciale Turistico del nostro Paese. La programmazione in materia di economia del turismo deve tornare al centro delle politiche nazionali attraverso azioni di medio-lungo periodo capaci di cogliere le opportunità per la crescita, potenziando le attrazioni culturali, artistiche, storiche e paesaggistiche che possiamo offrire. Se davvero, nei fatti, si vuole raccogliere questa sfida è necessario agire su alcune leve fondamentali come l’innovazione tecnologica e organizzativa, la valorizzazione delle competenze, la qualità dei servizi e degli eventi. A tal fine è imprescindibile sviluppare un progetto dinamico e partecipato, continuando a stimolare il coinvolgimento dei partner e delle Associazioni di Categoria di riferimento riconosciute dalla Legge. È vitale la realizzazione di infrastrutture strategiche per il Turismo, indispensabili per destagionalizzare ed aumentare i flussi turistici, la presenza di turisti, cioè, che stazionano sul territorio anche qualche giorno generando una qualità ed un volume di spesa estremamente più rilevante. Anche di recente, purtroppo, abbiamo avuto conferma di questo disinteresse al coinvolgimento ed all’ascolto delle nostre istanze. In particolare, ad esempio, non siamo stati minimamente consultati per la definizione del “Calendario Eventi 2022” ed abbiamo ricevuto un secco diniego da parte della Segreteria di Stato per il Turismo in merito alla nostra richiesta di convocazione della “Consulta per il Turismo” organismo istituito per Legge con funzione consultiva e propositiva relativamente al comparto turistico e per le attività che con esso presentano stretta affinità e connessione. Ancora, siamo in attesa di una risposta da parte della Segreteria Industria alla nostra richiesta di riforma e nuova regolamentazione per quanto riguarda, in particolare, il decoro del nostro Centro Storico, facendo chiarezza sulle tabelle merceologiche. Un evento, per certi versi storico, è avvenuto durante questo mio mandato. Per la prima volta nella sua storia il nostro Paese è ricorso al “debito” per finanziarsi e per evitare un default che, ad un certo punto, sembrava quasi inevitabile. A fronte di un Pil che in un decennio è sceso di circa il 40% abbiamo piazzato sul mercato finanziario un Titolo di Stato triennale per 340 milioni di euro, oltre al recentissimo nuovo bond destinato al mercato interno per 50 milioni di euro. In termini assoluti non c’è nulla di male nel cercare finanziamenti sul mercato finanziario, è nell’utilizzo che il Governo fa del finanziamento ricevuto, invece, la differenza. È stato il Presidente del Consiglio Italiano Draghi a parlare di “debito buono e debito cattivo” definizione che, seppur in modo conciso, induce a riflettere sul debito sia nel settore pubblico che privato. Il debito, come appena detto, non deve essere demonizzato in quanto può essere fonte di produzione di valore economico oppure può causare il “default” con diseconomie che generano povertà (come capitato, ad esempio, in Grecia ed in Argentina). È debito buono quello per realizzare investimenti nelle infrastrutture che determinano l’aumento della produzione di un’area o di un settore del Paese ed è debito cattivo quello che finanzia le spese improduttive nonché quello che viene concesso senza la certezza di poter essere rimborsato alla scadenza. Purtroppo, ad oggi, non esiste alcun progetto di sviluppo o di investimento in infrastrutture che possa determinare un ritorno, in termini economici. I soldi recuperati sul mercato finanziario son stati destinati unicamente all’ennesimo salvataggio di Cassa di Risparmio ed al mantenimento della spesa corrente del Bilancio dello Stato che continua a crescere limitando, anzi azzerando, le operazioni di ammodernamento del sistema, a partire dalle infrastrutture sia fisiche (opere pubbliche, viabilità) che tecnologiche. Non posso non evidenziare la preoccupazione che attualmente stiamo vivendo di fronte ad un Governo che procede con eccessiva lentezza e farraginosità sul percorso delle riforme. Riforme più e più volte annunciate ma di cui si hanno poche o nessuna traccia. Riforme, come sosteniamo da tempo, non più rimandabili. La litigiosità interna al Governo ed alla Maggioranza di Governo, i continui veti e controveti che caratterizzano il dialogo istituzionale fra le Segreterie di Stato ed i giornalieri battibecco a mezzo stampa, spesso futili e di poca sostanza stanno ingessando l’attività di necessaria riforma che dovrebbe caratterizzare un Esecutivo arrivato a metà del proprio mandato. In tutto onestà, a mio avviso, anche le 5 Associazioni Datoriali riconosciute dalla Legge potrebbero e dovrebbero, pur nel rispetto delle finalità proprie di ciascuna, lavorare in modo più coeso e più condiviso. La salute economica del nostro Paese ed il miraggio di un futuro prospero, sostenibile e moderno non appartengono ad un singolo Settore “economico”. Ogni attività, legata allo sviluppo economico, ha lo scopo di supportare una crescita sostenibile, migliorare la produttività delle imprese e l’attrattività del nostro Paese. Partendo da questa convinzione abbiamo, fin da subito, prodotto un nostro programma triennale di sviluppo del Settore Turistico e Commerciale Turistico che abbiamo condiviso con tutte le forze politiche, con le Organizzazioni Sindacali ed ovviamente con le altre Associazioni Datoriali. La sintesi di questi confronti riprende quanto appena detto, purtroppo. Una politica sorda e tendenzialmente disinteressata ad un vero confronto ed una eccessiva chiusura ad una collaborazione e condivisione da parte delle altre Associazioni con eccessivi individualismi e personalismi, troppo concentrate sul loro settore di appartenenza e miopi nel non vedere e comprendere che l’unione, se rispettosa e trasparente, non può che rafforzare l’azione di stimolo e pungolo all’azione del Governo. Discorso a parte merita, invece, quello fatto con OSLA. Convergenze su metodologie di lavoro, principi ed obiettivi han permesso di proseguire il confronto fino alla decisione di dar vita ad un nuovo Organismo, una Confederazione (COE appunto), presentata alla stampa ed alle istituzioni lo scorso 13 aprile. COE vuol sempre più essere al servizio di imprenditori della micro, piccola e media impresa, del terziario avanzato, liberi professionisti e lavoratori autonomi che associandosi ad OSLA o ad USOT possono beneficiare dei servizi offerti dalla Confederazione. Infine, ritengo importante porre l’attenzione su alcune situazioni ancora “aperte” che meritano una riflessione. Una delle principali problematiche che colpiscono le attività del nostro Settore è la mancanza di dipendenti e soprattutto di professionalità qualificate. Abbiamo più e più volte formalizzato e proposto iniziative strutturali che potessero, nel medio periodo, cercare di rimediare a questa situazione. Abbiamo anche richiesto l’istituzione di Istituto superiore economico/turistico che potesse formare i nuovi imprenditori del Settore perché se è vero che non esistono ad oggi professionalità qualificate nel nostro territorio allo stesso modo, al fine di alzare il livello della nostra offerta turistica, è necessario avere “nuovi” imprenditori con una formazione multidisciplinare e trasversale, unita alle competenze comunicative e alla preparazione economico aziendale, giuridica ed informatica ed ovviamente alla conoscenza di lingue straniere. In questo contento, soprattutto per le attività del nostro Settore ed anche se ora è stata introdotta una “sostanziale” liberalizzazione, ci lascia perplessi il mantenimento di misure protezionistiche del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione interna è a livelli minimi, praticamente sotto i quali è ben difficile poter scendere. Questa condizione, collegata ad una Pubblica Amministrazione pachidermica ed iper-burocratizzata, si traduce in costi operativi, incertezza e minore appetibilità del nostro sistema economico. Di attualità, inoltre, è la introduzione della tassa di soggiorno. Non siamo contrari a questa ipotesi che rappresenta uno strumento di modernizzazione del sistema turistico e del suo adeguamento alle regole internazionali. Siamo più che disponibili a collaborare, fin da subito, alla formulazione di un provvedimento normativo che preveda e disciplini il completo ammodernamento del settore ricettivo, prima della introduzione della tassa di soggiorno, la quale dovrà essere l’atto finale con cui tutte le attività ricettive verranno censite e regolamentate affinché la tassa stessa venga esatta da tutte le attività che producono una presenza (intesa come una notte trascorsa) sul nostro territorio. È essenziale che il gettito dell’imposta sia destinato esclusivamente a finanziare interventi in materia di turismo e promozione del Paese, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei servizi pubblici locali finalizzati al turismo ed alla cultura.

c.s. Usot
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