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Lanciata la campagna globale per i leader baha’i imprigionati

13 mag 2017
Lanciata la campagna globale per i leader baha’i imprigionati
La Baha’i International Community sta lanciando una campagna globale per chiedere la liberazione immediata dei sette leader baha’i iraniani, ingiustamente imprigionati da ormai nove anni.

La campagna, intitolata «No a un altro anno», intende dare informazioni sulle sette donne e uomini sommariamente arrestati nel 2008 e condannati a vent’anni di carcere per le loro convinzioni religiose. La sentenza è stata ridotta a dieci anni nel 2015 per la tardiva applicazione del nuovo codice penale iraniano.

«La nostra aspettativa è che queste sette persone coraggiose siano rilasciate il prossimo anno quando avranno scontato la pena», ha detto Bani Dugal, la principale rappresentante della Baha’i International Community presso le Nazioni Unite.

«Ma la realtà è che in primo luogo non avrebbero mai dovuto essere arrestati o imprigionati e inoltre che, ai sensi del diritto iraniano, avrebbero dovuto avere molto tempo una sospensione condizionale della pena.

«In realtà queste sette persone, le loro famiglie e l'intera comunità baha’i iraniana sono tutti soggetti a ingiustizie e crudeltà, oppressioni e tirannie. Sono tutti vittime di inique politiche di strangolamento economico, di un’inesorabile negazione dell’accesso all'istruzione superiore e di maligni attacchi impuniti contro i baha'i e le loro proprietà, per non parlare dell’'intensa propaganda negativa dei media dello stato», ha detto.

In un messaggio indirizzato ai baha'i dell'Iran in occasione dell’anniversario della prigionia dei sette, la Casa Universale di Giustizia afferma:

«Alcuni degli eventi dell’anno passato non hanno lasciato alcun dubbio nelle menti della gente in Iran e altrove sul fatto che un inflessibile fanatismo e considerazioni mondane di alcuni tra i leader religiosi sono il motivo reale di tutta l’opposizione e l’oppressione contro i bahá’í».

Inoltre dichiara: «Coloro che rappresentano il Paese sulla scena internazionale non sono più in grado di negare che questi atti di discriminazione sono una reazione a questioni di fede e di coscienza. I funzionari, in mancanza di qualsiasi spiegazione convincente del loro comportamento irrazionale e incuranti del danno prodotto dalle loro politiche meschine al nome e alla credibilità del Paese, sono incapaci di dare una risposta plausibile al motivo per cui sono così preoccupati per l’esistenza di una comunità bahá’í dinamica nella loro terra».

La campagna per i sette baha’i imprigionati, che ha inizio oggi, mira a ottenere il loro immediato rilascio. Essi sono Fariba Kamalabadi, Jamaloddin Khanjani, Afif Naeimi, Saeid Rezaie, Mahvash Sabet, Behrouz Tavakkoli e Vahid Tizfahm. Il più anziano di loro ha oltre ottant’anni.

Analogamente alle campagne degli anni precedenti, essa commemora l'anniversario dell'arresto di sei dei sette il 14 maggio 2008. Sarà supportata da video, canzoni e attività pensate per richiamare l'attenzione sulla loro situazione.

La campagna di quest'anno si concentra anche su tutti gli eventi che essi si sono persi durante i nove anni di prigionia, le gioie e i dolori della vita quotidiana con le loro famiglie e le persone care.

«Tutti e sette sono sposati e hanno figli e, prima dell’arresto, avevano ricche vite familiari», ha detto la signora Dugal. «Tutti e sette erano estremamente attivi nel lavoro per il miglioramento della loro comunità — per non parlare dell’intera società iraniana.

«La loro lunga prigionia ha significato, tra le altre cose, che si sono persi la nascita di numerosi nipoti, i matrimoni gioiosi di figli e parenti stretti e i funerali di membri della famiglia e di cari amici.

«Sono stati costretti a celebrare le festività nazionali e religiose in prigione, anziché in compagnia dei loro cari. E, mentre erano in prigione, non hanno potuto prendersi cura delle loro aziende e delle loro imprese, che ne hanno sofferto e, in almeno un caso, sono state distrutte dal governo», ha detto.

La Baha’i International Community chiede al governo iraniano di liberarli immediatamente, assieme agli altri 86 baha’i attualmente dietro le sbarre in Iran — tutti detenuti esclusivamente per le loro convinzioni religiose.

Ulteriori informazioni sulla campagna sono reperibili in una sezione speciale del sito web della Baha’i International Community.



Per leggere l'articolo in inglese on-line, visualizzare le fotografie e accedere ai link si vada a: http://news.bahai.org/story/1167

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