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Lavorare per vivere e non per morire. L'importanza della Sicurezza

8 mag 2018
Lavorare per vivere e non per morire. L'importanza della Sicurezza
Sicurezza: il cuore del lavoro. E' questo il titolo scelto ancora una volta, dopo le celebrazioni del 1° Maggio, da CGIL CISL UIL per l'Attivo provinciale unitario dei lavoratori e in specifico dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Si torna dunque a discutere di un tema di grande attualità che sta fortemente impegnando le Organizzazioni sindacali a tutti i livelli.

Un incontro molto partecipato, in particolare da giovani lavoratori attenti e sensibili alle problematiche della salute e della sicurezza. Al tavolo della presidenza i Segretari Primo Gatta CGIL Rimini, Paola Taddei CISL Romagna, Giuseppina Morolli UIL Rimini. Hanno portato il loro contributo al dibattito Antonino Pizzimenti dirigente CML Inail Rimini, Loris Fabbri direttore Uopsal Rimini Azienda USL della Romagna, Massimiliano Chieppa responsabile area vigilanza 2 della ITL di Rimini, Mattia Vittoria Pennestrì direttrice Inps Rimini. Ha concluso Sebastiano Calleri responsabile nazionale Cgil per la Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

“Lavorare per vivere e non per morire” è il motto lanciato in apertura dalla Segretaria generale della UIL di Rimini Giuseppina Morolli e ripreso da tutti gli intervenuti. Sono milioni i lavoratori che perdono la vita durante lo svolgimento della loro attività – ha detto – e, quando non muoiono, è sempre troppo elevato il numero degli incidenti e infortuni spesso con conseguenze di invalidità anche totale. Nel primo semestre del 2017 gli infortuni sul lavoro in Emilia Romagna sono aumentati dello 0,7% in controtendenza rispetto al trend dell'ultimo decennio. Infatti, gli infortuni negli ultimi 5 anni erano sostanzialmente diminuiti passando da 100.997 nel 2012 a 84.163 nel 2016. Il fenomeno non stupisce – ha proseguito Giuseppina Morolli - per via della correlazione che esiste tra la ripresa della produzione e la crescita del Pil e gli incidenti sul lavoro.
Mettendo a fuoco le tante problematicità che attengono a questo tragico fenomeno, ha ribadito che il ruolo del Sindacato resta centrale a partire dalla contrattazione nazionale e aziendale e facendo molta attenzione al sistema degli appalti. E – non ha esitato a dichiarare Giuseppina Morolli – così come è stato definito l'omicidio stradale, qualcosa di simile dovrà essere istituito per salvaguardare con più efficacia la sicurezza dei lavoratori.

Con le testimonianze degli RLST e nel corso del dibattito, è stato posto uno sguardo sulla reale situazione delle aziende dove i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza ancora stentano a svolgere il loro ruolo di contrasto verso gli infortuni e le malattie professionali, soprattutto nelle piccole realtà lavorative.

Uno degli obiettivi dell'incontro è stato anche quello di porre all'attenzione la necessità di una stretta collaborazione tra le parti sociali e le istituzioni, un'esigenza ampiamente condivisa.
Si è parlato di norme e di leggi come il Testo Unico per la Sicurezza e il decreto legislativo n.81, un impianto legislativo che in realtà non manca ma che dovrebbe essere applicato, ma si è anche parlato di cultura della prevenzione che fatica a radicarsi sia per quanto riguarda le imprese che in certa misura anche per i lavoratori.

E' giusto finanziare le imprese (vedi i 245 milioni destinati alle imprese a fondo perduto) perché migliorino le condizioni di lavoro – ha detto Antonino Pizzimenti - ma le stesse non hanno ancora compreso che non si tratta di interventi ingiustificatamente onerosi, non hanno compreso che gli infortuni rappresentano un costo molto elevato sia per l'azienda che per la società e che la responsabilità sociale delle imprese è iscritta anche nella nostra Costituzione. I lavoratori garantiscono i profitti ma devono anche vedere salvaguardata la loro salute. Pizzimenti ha anche insistito sulla necessità di fare sistema e ha aggiunto che oltre che alfabetizzare gli stranieri andrebbero alfabetizzati anche tanti imprenditori sull'organizzazione e i rischi del lavoro.

Non sono mancati riferimenti alla politica, in maniera più ampia nelle conclusioni di Sebastiano Calleri che ha sottolineato come negli ultimi tempi e per almeno cinque anni ci sia stata l'assenza di un Sottosegretariato ai temi della salute e sicurezza. Lo ha ribadito Loris Fabbri facendo riferimento all'ultima campagna elettorale e invitando a riflettere su quanto sia importante che a livello nazionale si costruiscano le condizioni che permettano di operare sul territorio.

Non siamo all'anno zero ci ha tenuto a precisare Massimiliano Chieppa che si è soffermato sull'importanza dei progetti di informazione e formazione nelle scuole, avviati da tempo nel territorio, per concorrere a creare quella cultura delle sicurezza e della prevenzione di cui si faranno portatori gli imprenditori e i lavoratori del futuro. Per quanto riguarda la normativa non si può dire che sia stata carente – ha aggiunto - ma il mondo produttivo cambia in fretta e bisogna adeguarsi. Bisogna passare dalla cultura degli adempimenti alla cultura della sicurezza sia per gli imprenditori che, in diversi casi, anche per i lavoratori che si lasciano confondere dalla sicurezza sulle proprie capacità trascurando le misure preventive. Altra urgenza è quella della formazione e mediazione culturale per i lavoratori stranieri spesso soggetti a infortunio solo perché non ricevono il “comando” giusto.

Quello della sicurezza è un tema molto difficile - ha ribadito Mattia Vittoria Pennestrì - si fa troppa retorica e si muore troppo, soprattutto stranieri e anziani. Le norme ci sono, gli strumenti sanzionatori pure e allora perché si muore di lavoro? Cosa bisognerebbe fare? Innanzi tutto convincere del fatto che la sicurezza è più conveniente per tutti, che la legalità è una pregiudiziale imprescindibile, che oltre all'informazione occorre educare alla sicurezza. Il lavoratore, paradossalmente, considera le ispezioni una minaccia, ha perso la fiducia nel sistema e si sente solo, mentre dovrebbe rivendicare i propri diritti, ritrovare la coscienza di sé in quanto lavoratore.

I problemi nella provincia di Rimini non mancano, ma la situazione è meno disastrosa che altrove. In generale – ha dichiarato Sebastiano Calleri - i mezzi e il personale sono pochi, poche le ispezioni, pochi i soldi, a fronte di un 73% di aziende ispezionate non conformi alle normative o addirittura con irregolarità.

Nel corso dell'Attivo è stato anche presentato il Seminario formativo “Quando la vigilanza entra in azienda. Il ruolo di RLS – RLST e degli Organi di vigilanza in calendario per il 18 maggio e organizzato dal S.I.R.S (Servizio Informativo per i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) della Provincia di Rimini.

Cs CGIL CISL UIL

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