Lonfernini: Un giudizio non è una minaccia

È fortemente scorretto plasmare le parole a proprio beneficio o per una svilente strumentalizzazione politica. Le regole ci sono e devono essere rispettate, in osservanza all’etica e alla deontologia professionale.

Lonfernini: Un giudizio non è una minaccia.

Una cosa è esprimere un parere, seppure fortemente critico, altra, ben altra, è muovere censure o attacchi a questo o quel giornale. Chiunque svolga una professione di carattere pubblico, noi politici per primi, sa perfettamente di essere non solo esposto ma vincolato al giudizio dell’opinione pubblica, siano essi lettori o elettori. Ho manifestato con convinzione il mio disappunto sulla pubblicazione di notizie false e tendenziose, come il falso scoop dell’aereo con a bordo i vaccini destinati a San Marino bloccato alla dogana di Milano. Una fake new in piena regola, una bufala smentita clamorosamente. Così come ho contestato, e continuerò a farlo, lo scorretto intreccio fra fatti e opinioni, che qualunque giornalista alle prime armi sa bene di dover tenere separato, in osservanza alle più elementari regole di etica e deontologia professionale. Pareri e giudizi che appartengono alla convivenza civile e democratica, e che mi batterò sempre perché siano espressi in piena libertà, anche quando scomodi o pungenti. Molto diverso è stravolgere le parole e plasmarle a beneficio dell’una o dell’altra verità. Non ho mai manifestato l’auspicio della chiusura del giornale La Serenissima e mai proferito minacce che invece oggi mi si vogliono attribuire in un sorprendente leit motiv monocorde che sembra unire saldamente certa politica e certa informazione. È proprio questo il comportamento che mi preoccupa e che contesto. Sono e resto un fermo tutore della libertà di stampa e di opinione, in osservanza alle regole che attengono all’esercizio dell’informazione, che impongono in primo luogo il rispetto della verità e la verifica rigorosa e puntuale delle fonti prima di pubblicare ogni notizia. Stupisce che oggi ci sia chi, dopo il mio giudizio certo critico e severo, si stracci le vesti asserendo che nel mio ruolo dovrei “tutelare e supportare un organo di informazione della Repubblica”, nulla di più sbagliato: come Segretario all’Informazione sono tenuto a tutelare e rispettare la libertà di stampa e garantire la correttezza e il rispetto delle regole. Per tutti gli organi di informazione della Repubblica e non per un singolo giornale, soprattutto quando questo pecca. Questo sì sarebbe un inaccettabile favoritismo. Mi spiace che gli operatori de La Serenissima e i loro sodali interpretino un mio giudizio come “frasi che rappresentano una minaccia per la democrazia e la tutela dell’informazione sammarinese”; mostrano una spiccata permalosità e nervi scoperti che forse fanno capire di aver colto nel segno.
 Teodoro Lonfernini Segretario di Stato all’Informazione

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