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Mobilità del personale nel Dipartimento: la Segreteria Interni replica a RF

17 giu 2022
Immagine di repertorio
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“Il Direttore di Dipartimento, sentiti i Dirigenti interessati, dispone in merito alla mobilità del personale nel Dipartimento, con atto di assegnazione di cui dà informazione alla Direzione Generale della Funzione Pubblica” (Legge 188/2011). Per rispondere a Repubblica Futura, si potrebbe dire che la mobilità del personale pubblico nel Dipartimento era già prevista, come principio, nella legge 188/2011 portata dall’allora Segretario agli Interni Valeria Ciavatta (di AP, partito poi confluito in RF). Si potrebbe dire che tutti gli interventi sulla Pubblica Amministrazione che oggi RF sminuisce e deride affondano le radici nei principi contenuti nella Legge del 2011: la valutazione annuale dei dirigenti, la maggiore responsabilità e autonomia dei dirigenti, il trasferimento di poteri dal Congresso di Stato all’Amministrazione, la realizzazione di concorsi pubblici ecc. Si potrebbero dire tante cose nel merito. Il punto è che a RF non interessa entrare nel merito quanto piuttosto ridicolizzare gli interventi portati avanti dall’attuale Segreteria di Stato per gli Affari Interni. Interventi che concretizzano quei principi rimasti sulla carta per ben 11 anni e che ora vengono tradotti in realtà e non calati dall’alto come si vorrebbe far credere, ma sono frutto di ampio approfondimento con i sindacati. I confronti sul decreto relativo alla Mobilità del personale del Settore Pubblico Allargato (n.86/2022), ad esempio, sono iniziati a febbraio scorso, e hanno visto un grande lavoro di sintesi per introdurre procedure che trovassero un equilibrio tra la necessità di maggiore flessibilità dell’Amministrazione e, dall’altra, di garanzia a livello procedimentale per i dipendenti. Non si capisce su quali basi quindi RF allarmi la popolazione facendo credere che i confronti non ci siano stati. Repubblica Futura, evidentemente infastidita dal fatto che oggi si sia passati dalle parole ai fatti, infarcisce un comunicato dopo l’altro di informazioni distorte e illazioni di ogni genere, arrivando a parlare addirittura di “illegittimità nell’emanazione del decreto”. Ma durante in lavori in Aula consiliare, martedì scorso, di tutte queste rimostranze non si è vista l’ombra. Pur avendo in mano tutti gli strumenti utili per verificare e segnalare eventuali illegittimità (che in ogni caso non sussistono), RF non ha proferito parola, presentando solo qualche emendamento abrogativo che, a conti fatti, andava esattamente nella direzione contraria a quella dichiarata al microfono. Un approccio ben diverso da quello dei loro colleghi di opposizione che, quantomeno, si sono sforzati di entrare nel merito, hanno portato le loro perplessità e qualche contributo. Il continuo utilizzo di nomignoli e sbeffeggiamenti, l’atteggiamento diametralmente opposto tra quello portato in Aula e quello che emerge sulla stampa, danno la misura di quanto le critiche avanzate da RF non scaturiscano da un reale e genuino interesse per la cosa pubblica o da una legittima visione differente. Nascono piuttosto da un sentimento di frustrazione nel vedere una PA che cambia, che passo dopo passo si allontana dall’influenza dei partiti, che toglie poteri ai Segretari di Stato, e che lo fa sulla base di quei principi che RF, in un decennio, ha lasciato solo sulla carta e brandito come slogan nelle campagne elettorali.





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