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Obbligo vaccinale per gli operatori del turismo, Indino: "Rischio chiusura per mancanza di personale"

27 lug 2021
Obbligo vaccinale per gli operatori del turismo, Indino: "Rischio chiusura per mancanza di personale"

“Sono giorni importanti, di scelte delicate che non vanno assolutamente sbagliate per non compromette la sopravvivenza del comparto turistico. Siamo molto preoccupati – dice Gianni Indino, presidente di Confcommercio della provincia di Rimini - per quello che potrebbe avvenire se il governo decidesse di introdurre l’obbligo vaccinale per gli operatori del turismo in piena stagione. Speriamo che a Roma si capiscano subito le enormi difficoltà a cui si andrà incontro. Siamo ormai in agosto, in piena stagione turistica e l’obbligo di vaccino per gli operatori sarebbe devastante per le imprese. Da una prima indagine del nostro osservatorio locale, moltissimi associati lamentano il fatto che per loro sarebbe impossibile proseguire l’attività. Se dovessero lasciare a casa o accettare le dimissioni dei lavoratori sprovvisti di vaccino, molte imprese sarebbero costrette a chiudere per mancanza di personale in piena stagione estiva. Non siamo più negli anni in cui abbondava la domanda di lavoro: oggi nei pubblici esercizi si fatica a trovare personale qualificato capace di fare il proprio mestiere e già a volte basta un piccolo imprevisto per lavorare sottodimensionati. Ristoranti, pizzerie, pub, alberghi in un momento delicatissimo in cui ci si avvicina al tutto esaurito non si possono permettere anche questo ostacolo. Di sicuro non riuscirebbero a far fronte alle richieste della clientela, a continuare ad erogare servizi con livelli che ci invidia tutta Europa. Fipe-Confcommercio nei prossimi giorni incontrerà esponenti del governo per esporre le nostre posizioni. Il governo nelle sue decisioni si deve calare nella realtà dei fatti. Il turismo ora non ha bisogno di nuovi impedimenti, ma di incentivi all’attività. Già se non cambieranno in corsa le cose i locali al chiuso, circa il 25% sul territorio, dovranno fare i conti con l’obbligo del Green pass per gli avventori che decideranno di accomodarsi ai tavoli con tutto il caos che ne conseguirà. E ancora una volta toccherà alle imprese accollarsi gli ulteriori costi per dedicare una persona ai controlli di Green pass e documenti all’ingresso, anche con il rischio di creare file e assembramenti nell’attesa e sempre le imprese saranno obbligate al difficile compito di dover respingere i clienti sprovvisti di certificato, cosa che va letteralmente a cozzare con lo spirito di accoglienza che contraddistingue i pubblici esercizi. Si pensa che piccole aziende, spesso a conduzione familiare e già allo stremo per le conseguenze della pandemia, abbiano una capacità organizzativa di tale livello? Chi legifera deve sempre scindere tra quello che è un principio, che è quello di sconfiggere la pandemia su cui credo siamo tutti d’accordo, e l’applicazione di quel dispositivo. Non si può sottovalutare l’applicazione concreta di queste norme. Chi invece l’ingresso con il Green Pass lo potrebbe applicare senza troppi sforzi e lo chiede a gran voce da tempo, rimane ignorato. Discoteche e locali da ballo continuano ad essere le uniche imprese chiuse in Italia. Continuiamo ad apprezzare la presa di posizione favorevole alla riapertura di alcuni sindaci del nostro territorio, dei presidenti delle Regioni con in testa l’emiliano-romagnolo Bonaccini, ma evidentemente non basta, nonostante pure chi ha il prosciutto sugli occhi ha capito che ci si assembra e si balla dappertutto tranne che nei locali muniti di licenza, che al contrario potrebbero controllare ed essere controllati. Così come sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà di ordine pubblico che si stanno creando e che non possono che peggiorare ad agosto, quando in Riviera arriveranno centinaia di migliaia di giovani che si riverseranno la notte in spiaggia e sulle strade. C’è poi chi gestendo attività che nulla avrebbero a che fare con il ballo, si lamenta di non riuscire ad amministrare la moltitudine di giovani avventori che ballano indiscriminatamente. Io un consiglio ce l’avrei: mi permetto di suggerire a questi signori che basterebbe abbassare il volume della musica, preferire musica d’ambiente e di sottofondo a decibel da discoteca. Sono certo che in questo modo nessuno si metterebbe a ballare. Sono davvero stanco di queste prese in giro, che al pari delle decisioni illogiche del legislatore, mortificano pesantemente un settore apparendo purtroppo del tutto tollerate. Se fosse per me…”.

c.s. Confcommercio della provincia di Rimini




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