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L’ONU riconosce il ruolo della religione nella protezione dei diritti umani

10 apr 2017
L’ONU riconosce il ruolo della religione nella protezione dei diritti umani
Troppe volte la religione è descritta principalmente come una forza divisiva nella società. I discorsi della gente e i media parlano di abusi di potere da parte di segmenti della leadership politica e religiosa, di alimentazione di pregiudizi e superstizioni e di violazioni della dignità e dell’onore dell’uomo.

«Queste distorsioni della religione minano una grande forza che può contribuire a combattere i mali che stanno dilaniando la società», ha spiegato Diane Ala’i, rappresentante della Baha’i International Community (BIC) presso le Nazioni Unite a Ginevra. «Questo è vero soprattutto perché la religione parla alle più alte aspirazioni degli esseri umani e li ispira ad agire per il bene come poche altre cose possono fare.

«La sfida che abbiamo davanti è di guardare alla religione da una prosepttiva diversa e di avvalerci di quei principi universali di amore, giustizia, perdono e cura degli esseri umani, che si trovano nel cuore della fede religiosa», ha proseguito.

I sentimenti della signora Ala’i sono ampiamente condivisi da leader e organizzazioni di coscienza, che hanno dialogato per anni su come si possa lavorare insieme per combattere l’ignoranza, l’odio e i pregiudizi.

Un recente capitolo in questo dialogo in atto si è apeto a Beirut durante l’incontro “La fede per i diritti” organizzato dall’ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani dal 28 al 29 marzo.

Nel suo discorso di apertura, Zeid Ra’ad Al-Hussein, alto commissario ONU per i diritti umani, ha attribuito la causa principale delle violazioni dei diritti umani alla mancanza di un profondo senso di giustizia. Per riempire questo vuoto, ha spiegato, la religione deve svolgere un ruolo fondamentale nel sostenere il rispetto della dignità e dell’uguaglianza di tutto il genere umano.

Infatti, negli ultimi anni, l’ONU ha chiesto alle comunità religiose di condividere la responsabilità di salvaguardare i diritti umani. «La religione e i diritti umani non sono in contraddizione, al contrario», ha detto la signora Ala’i.

Parlando dell’incontro La fede per i diritti, ha la signora Ala’i ha anche detto, «C’è stato un consenso sulla necessità di mostrare la natura unificante della religione, una forza per la pace, non per la guerra, una forza per l’unità, non per la violenza, una forza per la comprensione, non per il fanatismo».

Leader religiosi e attori della società civile, provenienti da tutto il mondo, hanno discusso su come si possa cooperare per salvaguardare i diritti umani di tutti. Il risultato è stato la preparazione di due documenti: la dichiarazione di Beirut su “La fede per i diritti” e 18 impegni su “La fede per i diritti”.

Un numero considerevole dei presenti veniva dal Medio Oriente e rappresentava molte comunità religiose e organizzazioni basate sulla fede.

I 18 impegni su “La fede per i diritti” si basano su molte scritture religiose. La decisione di scegliere 18 temi alluce all’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani, che protegge il diritto alla libertà di pensiero e di religione.

Tra i testi sacri selezionati per il documento vi è un passo citato da ‘Abdu’ l-Baha durante una conferenza a New York City nel giugno 1912: «Lo scopo essenziale della religione di Dio è quello di stabilire l’unità tra gli uomini. Le Manifestazioni divine sono stati i Fondatori degli strumenti della comunione e dell’amore. Esse non sono venute per creare discordia, conflitti e odio nel mondo. La religione di Dio è causa di amore, ma se la si fa diventare fonte di inimicizia e di spargimento di sangue, la sua assenza è sicuramente preferibile alla sua esistenza, perché allora diventa satanica, dannosa e un ostacolo nel mondo umano». Il passo è incluso nel’articolo 9 dei 18 impegni su “La fede per i diritti”. L’intero discorso si trova in La promulgazione della pace universale.

Si spera che gli Impegni e la Dichiarazione dell’incontro ONU “La fede per i diritti” a Beirut siano letti e approvati dai funzionari del governo in un prossimo convegno che si terrà a Rabat, Marocco.

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