Zafferani spinge sul reddito di residenza, uno strumento da lui definito non assistenzialista, contro la povertà, con spesa limitata e solo per i residenti. (RTV intervista al Segretario Andrea Zafferani)
Esaminati i vari articoli che occupano le testate giornalistiche di questo periodo, i GDC - Giovani Democratico Cristiani- pensano che il reddito di residenza, o qualsiasi sia il nome che verrà dato a questa misura, sia un argomento da trattare con estrema delicatezza, assolutamente da non considerare come priorità del Paese; sarebbe più opportuno concentrarsi su riforme inerenti l’occupazione e la formazione, così da cogliere le nuove sfide e, al contempo, le opportunità che può offrire il mondo del lavoro.
Prima di parlare di reddito di residenza, perciò, è fondamentale che vengano messe in campo tutte quelle riforme di sviluppo utili alle aziende e attualmente ancora assenti dai tanti programmi del Governo.
È pressoché inutile parlare di reddito di residenza se la burocrazia tende ad allontanare le aziende, è superfluo parlarne se le attuali leggi incentivano l’assunzione di frontalieri a discapito di sammarinesi, è folle parlarne se il 70% dei disoccupati non riesce a formarsi, fronteggiando le tante sfide tecnologiche del mondo del lavoro.
I GDC non comprendono quindi come si possa parlare di tali strumenti non avendo ancora risolto le tante problematiche che affliggono il nostro sistema economico, mentre ritengono prioritario eliminare gli ostacoli che impediscono ai giovani di avvicinarsi al mondo del lavoro e rendere attrattivo lo stabilimento delle start-up.
Inoltre, senza un’analisi approfondita della tipologia di disoccupazione che vi è in Repubblica, non si comprende a quali esigenze questo provvedimento dovrebbe rispondere; è necessario in primis classificare le varie fasce di disoccupazione giovanile, andando a determinare quali sono le cause di tale disoccupazione e quali sono le vere categorie deboli a rischio di povertà, ricordandosi che San Marino non ha aree di sottosviluppo con situazioni di emarginazione sociale o di abbandono scolastico come possono avere le grandi nazioni. Senza questo percorso il riferimento nel nostro Paese a misure come quelle del reddito di residenza ha il sapore demagogico delle promesse elettorali.
Facendo infine anche un appello ai tanti giovani che come consiglieri stanno affrontando il terzo anno di mandato politico in questa maggioranza, chiediamo loro di riflettere sulle sorti della nostra amata Repubblica: in questi anni a forza di slogan e di tante decisioni errate assunte a colpi di maggioranza, come nel caso Asset, nella questione Giustizia, nella vendita dei crediti Delta, nell’indebitamento pubblico, e si potrebbe continuare, abbiamo ottenuto l’effetto che i nostri coetanei sono costretti ad andarsene da San Marino perché qui faticano a trovare lavoro, oppure, cosa ancora più grave, si stanno rassegnando ad una passività che può sfociare solo in una pretesa assistenzialista.
Ora più che mai il Paese ha bisogno di ripartire! E non con provvedimenti improvvisati, ma con decisioni ponderate e condivise, all’interno di un progetto complessivo e lungimirante.
Nota Bene finale: sottolineiamo alcuni notizie-stampa che possono accendere un’ulteriore riflessione:
IL CASO FINLANDIA – Il governo di Helsinki ha lanciato il progetto nel 2016, recapitando una lettera a circa duemila finlandesi disoccupati. Dal prossimo mese – il senso della missiva – vi daremo 560 euro al mese, direttamente sul vostro conto corrente… L’obiettivo era dimostrare che il reddito avrebbe indotto i duemila selezionati, tutti disoccupati tra i 25 e i 58 anni, a cercarsi un lavoro una volta resi liberi dal rischio di perdere il sussidio statale di disoccupazione. (QuiFinanza.it)
“Finlandia stop al reddito di Cittadinanza: bocciato l’esperimento” - Al momento il governo non ha ancora pubblicato un bilancio dei risultati o di valutazione del progetto, né spiegazioni del perché potrebbe essere abbandonato, ma l'esecutivo di Helsinki starebbe valutando altre soluzioni di riforme del welfare per affrontare i problemi sociali causati dalla disoccupazione, che in Finlandia lamenta un tasso più alto rispetto a quello degli altri quattro paesi nordici. (la Repubblica.it)
Comunicato stampa
GDC – Giovani Democratico Cristiani
Esaminati i vari articoli che occupano le testate giornalistiche di questo periodo, i GDC - Giovani Democratico Cristiani- pensano che il reddito di residenza, o qualsiasi sia il nome che verrà dato a questa misura, sia un argomento da trattare con estrema delicatezza, assolutamente da non considerare come priorità del Paese; sarebbe più opportuno concentrarsi su riforme inerenti l’occupazione e la formazione, così da cogliere le nuove sfide e, al contempo, le opportunità che può offrire il mondo del lavoro.
Prima di parlare di reddito di residenza, perciò, è fondamentale che vengano messe in campo tutte quelle riforme di sviluppo utili alle aziende e attualmente ancora assenti dai tanti programmi del Governo.
È pressoché inutile parlare di reddito di residenza se la burocrazia tende ad allontanare le aziende, è superfluo parlarne se le attuali leggi incentivano l’assunzione di frontalieri a discapito di sammarinesi, è folle parlarne se il 70% dei disoccupati non riesce a formarsi, fronteggiando le tante sfide tecnologiche del mondo del lavoro.
I GDC non comprendono quindi come si possa parlare di tali strumenti non avendo ancora risolto le tante problematiche che affliggono il nostro sistema economico, mentre ritengono prioritario eliminare gli ostacoli che impediscono ai giovani di avvicinarsi al mondo del lavoro e rendere attrattivo lo stabilimento delle start-up.
Inoltre, senza un’analisi approfondita della tipologia di disoccupazione che vi è in Repubblica, non si comprende a quali esigenze questo provvedimento dovrebbe rispondere; è necessario in primis classificare le varie fasce di disoccupazione giovanile, andando a determinare quali sono le cause di tale disoccupazione e quali sono le vere categorie deboli a rischio di povertà, ricordandosi che San Marino non ha aree di sottosviluppo con situazioni di emarginazione sociale o di abbandono scolastico come possono avere le grandi nazioni. Senza questo percorso il riferimento nel nostro Paese a misure come quelle del reddito di residenza ha il sapore demagogico delle promesse elettorali.
Facendo infine anche un appello ai tanti giovani che come consiglieri stanno affrontando il terzo anno di mandato politico in questa maggioranza, chiediamo loro di riflettere sulle sorti della nostra amata Repubblica: in questi anni a forza di slogan e di tante decisioni errate assunte a colpi di maggioranza, come nel caso Asset, nella questione Giustizia, nella vendita dei crediti Delta, nell’indebitamento pubblico, e si potrebbe continuare, abbiamo ottenuto l’effetto che i nostri coetanei sono costretti ad andarsene da San Marino perché qui faticano a trovare lavoro, oppure, cosa ancora più grave, si stanno rassegnando ad una passività che può sfociare solo in una pretesa assistenzialista.
Ora più che mai il Paese ha bisogno di ripartire! E non con provvedimenti improvvisati, ma con decisioni ponderate e condivise, all’interno di un progetto complessivo e lungimirante.
Nota Bene finale: sottolineiamo alcuni notizie-stampa che possono accendere un’ulteriore riflessione:
IL CASO FINLANDIA – Il governo di Helsinki ha lanciato il progetto nel 2016, recapitando una lettera a circa duemila finlandesi disoccupati. Dal prossimo mese – il senso della missiva – vi daremo 560 euro al mese, direttamente sul vostro conto corrente… L’obiettivo era dimostrare che il reddito avrebbe indotto i duemila selezionati, tutti disoccupati tra i 25 e i 58 anni, a cercarsi un lavoro una volta resi liberi dal rischio di perdere il sussidio statale di disoccupazione. (QuiFinanza.it)
“Finlandia stop al reddito di Cittadinanza: bocciato l’esperimento” - Al momento il governo non ha ancora pubblicato un bilancio dei risultati o di valutazione del progetto, né spiegazioni del perché potrebbe essere abbandonato, ma l'esecutivo di Helsinki starebbe valutando altre soluzioni di riforme del welfare per affrontare i problemi sociali causati dalla disoccupazione, che in Finlandia lamenta un tasso più alto rispetto a quello degli altri quattro paesi nordici. (la Repubblica.it)
Comunicato stampa
GDC – Giovani Democratico Cristiani
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