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Pensioni: più che una riforma è un mix di tagli lineari e innalzamento età pensionabile

Pensioni: più che una riforma è un mix di tagli lineari e innalzamento età pensionabile.

Il documento, riservato e confidenziale, composto da undici pagine contenenti una bozza di articolato è arrivato nel tardo pomeriggio di lunedì. Dopo l’incontro del 7 Luglio e l’annullamento di quello del 14 Luglio c’era grande attesa per valutare nero su bianco quali sarebbero stati gli orientamenti del Governo rispetto alla riforma previdenziale. Stamattina si è svolto l’atteso incontro tra i Sindacati, il Segretario alla Sanità e due tecnici del gruppo di lavoro sulle pensioni. “Dopo una prima analisi del testo inviatoci – precisa il Segretario Generale CDLS Gianluca Montanari – abbiamo subito maturato la consapevolezza che l’articolato proposto non affronta in modo completo e coordinato la complessa tematica relativa alla riforma del sistema previdenziale ma si limita ad un provvedimento esclusivamente contabile con tagli alle prestazioni, penalizzazioni sul tasso di sostituzione, aumento dei contributi di solidarietà a chi è in pensione e dell’età pensionabile per chi deve ancora andarci. Inoltre non c’è nessun riferimento alla riforma – ormai indispensabile ed indifferibile – del secondo pilastro FONDISS, ad iniziare dalla governance, all’efficientamento delle forme di investimento ed al rafforzamento graduale della contribuzione per poter garantire un concreto supporto alle magre pensioni del prossimo futuro”. Sono molti per la CDLS i punti critici delle proposte: introduzione di “finestre mobili” per l’accesso alla pensione, che di fatto posticipano di sei mesi dalla presentazione della domanda l’accesso alla pensione, l’estensione del periodo di riferimento del calcolo della pensione a tutta la vita lavorativa e non agli ultimi 20 anni, la famigerata “quota 103” con il blocco sull’età a 63 anni ed almeno 40 anni di contribuzione, l’adeguamento automatico in base agli indici di speranza di vita sammarinesi dei requisiti anagrafici per la pensione. Un aspetto tra gli altri evidenzia lo sbilanciamento dell’articolato proposto a danno dei lavoratori: l’aumento a solo carico di quest’ultimi del 4% complessivo - 1% annuo fino al 2025 - del contributo al Fondo Pensioni, nessun aumento di contribuzione a carico delle Aziende. Altro elemento di criticità che va sottolineato è l’ennesimo meccanismo automatico che interviene sul contributo dello Stato nelle singole gestioni, che di fatto lega all’andamento del PIL – Prodotto Interno Lordo – la misura e la concretizzazione del contributo statale, tagliando fuori di fatto il Sindacato da qualsivoglia possibilità di intervenire. Infine nessun riferimento a trattamenti pensionistici più favorevoli per le donne, soprattutto per i requisiti di età e di anni di contribuzione, che tengano conto dell’impegno e del tempo impegnato per la crescita dei figli e per la gestione della famiglia e dei familiari anziani. Nessun accenno ad ipotetiche condizioni di maggior favore per quanto attiene alle carriere lunghe, ai lavori usuranti – sia dal punto di vista fisico che psicologico, né tantomeno alla possibilità di riscattare gli anni di laurea con un contributo economico sostenibile e rateizzabile, così come fatto recentemente nella vicina Italia. “Nel corso dell’incontro la Confederazione Democratica – continua Montanari – non ha potuto che ribadire la propria richiesta di creazione di una “cabina di regia” con il Governo e parti sociali che coordini l’avvio e l’iter delle varie riforme strategiche indispensabili per ridare futuro e speranza al Paese. E’ impensabile avviare tavoli di confronto sui singoli argomenti senza avere un quadro d’insieme della situazione, il rischio è che ciascuna delle riforme intervenga su aspetti economico-normativi onerosi e penalizzanti per le sole categorie dei lavoratori, dei pensionati e, più in generale, delle famiglie. Questo modo di gestire l’iter delle riforme non tiene conto della necessità che ciascuna delle parti contribuisca equamente ai sacrifici richiesti per il bene del Paese. Per l’ennesima volta non si è fatta menzione riguardo al possibile recupero della enorme mole di contributi non incassati a causa dell’insolvenza e del fallimento delle aziende nonché delle farraginose e lunghissime azioni di recupero.” “Una forte richiesta – puntualizza il Segretario della CDLS – è stata reiterata al Segretario alla Sanità riguardo ai dati – forniti in quantità quasi ridicola - che dovranno supportare il confronto sul tema pensionistico; non è possibile parlare di scenari futuri senza approfondite simulazioni ed in mancanza di un approfondito dettaglio delle situazioni economiche e di prospettiva dei singoli fondi pensione, senza la simulazione dell’impatto di ciascuna delle ipotesi proposte, senza avere lo spaccato tra quella che è spesa assistenziale che deve essere a carico del bilancio dello Stato e tutto ciò che attiene alla spesa per le pensioni che deve essere finanziata dai relativi fondi. Ancora senza risposta la domanda relativa al prelievo che viene effettuato annualmente dall’ISS sui fondi pensione per le spese di gestione della previdenza.” Per la CDLS è indispensabile resettare il percorso sin qui svolto, ripartire dalla “cabina di regia” sulle riforme per poi analizzare ogni singolo intervento in un ottica di sostenibilità e di compartecipazione da parte di tutte le componenti della società. Riguardo alla riforma previdenziale sarà necessario ripartire con un intervento di più ampio respiro che possa essere definito come una vera e propria riforma e non come un accozzaglia di articoli che hanno il solo obiettivo di ridurre le pensioni.
Cs CDLS – Confederazione Democratica Lavoratori Sammarinesi

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