“Il Consiglio approva”, è la frase rituale con cui la Reggenza ha chiuso il comma relativo all’attuazione dell’Accordo Governo - Sindacati per il superamento del precariato nel Settore Pubblico Allargato e le norme relative all’inquadramento del personale medico.
A caldo si è ricordato come un provvedimento di tale portata, sia sul piano amministrativo della ‘cosa pubblica’ sia sul piano socio-economico del Pese, era da oltre un ventennio che non veniva affrontato in maniera approfondita e complessiva.
Ora con un accordo condiviso sul tavolo si potrà procedere a quella razionalizzazione che da tempo si chiede all’interno della stessa Pubblica Amministrazione, prevista dalla riforma del 2011 e dai documenti elaborati dal gruppo preposto per la spending review.
E’, in sostanza, il punto “zero” che occorre per avere un settore strategico del Paese sempre più e meglio al servizio del cittadino, cancellando concetti obsoleti che sostenevano il contrario, cioè il cittadino utente al servizio degli uffici pubblici.
Per arrivare a tutto ciò sono occorsi tre anni di intenso lavoro, si è dovuta ricostruire la “mappa” della struttura pubblica, si è delineato il modello professionale ottimale per il futuro, si è finalmente messa mano all’anomalia rappresentata dai tanti lavoratori precari dello Stato. Si è definito, infine, dove la struttura della PA è in sovrannumero e dove invece è in carenza di personale.
Significativo un dato: con un più idoneo mansionario (ridotte drasticamente le voci) si potrà operare con maggiore flessibilità per l’ottimizzazione del personale. Personale che non si dimentichi è passato dai 4.241 dipendenti del 2010, ai 3.709 dell’anno in corso.
Un’ operazione che oltre ad indicare il punto “zero” della nuova PA sul tema del precariato, intende far partire la stagione delle assunzioni mediante concorsi pubblici.
Il PSD ha sottolineato in Aula, con un preciso intervento del consigliere Milena Gasperoni, come “Con l’approvazione di questo non facile e complesso lavoro sul reale fabbisogno della macchina pubblica si sono individuate quali siano le figure necessarie, i titoli di studio relativi, le regole di assegnazione dei dipendenti alle varie unità organizzative. Con le dovute verifiche, saranno individuati gli eventuali posti di lavoro rimasti scoperti e si procederà con i concorsi”.
Un fabbisogno drastico, lineare, trasversale. Il consigliere del Psd ha fatto anche una fotografia dell’esistente: “Il 42% del personale della PA ha più di 50 anni. Il 78% ne ha più di 40. La fascia di età fino ai 40 anni è il 4,8%. E’ una PA cui manca l’arricchimento che deriva da stimoli e competenze nuove”.
Eliminato il fenomeno del precariato, dunque, sarà necessario attivare nuovi reclutamenti di giovani sui posti vacanti, tramite concorsi pubblici e percorsi di aggiornamento/formazione per chi ha più esperienza.
Bisognerà anche mettere mano alla revisione degli orari di apertura al pubblico dei servizi, perché rispondano sempre meglio alle richieste e ai bisogni degli utenti.
Sul timore che la tempistica del provvedimento sia da leggere in chiave clientelare, il PSD sottolinea che il problema del precariato era già da troppo tempo che languiva, creando discriminazioni e incertezze sul futuro delle giovani generazioni; è stato fatto un lavoro enorme, condiviso con le forze politiche e sociali, ora ritardare ancora per discutibili questioni di opportunità sarebbe pesante da raccontare a chi si trova in quella situazione, quindi prima si risolve e meglio è.
24 maggio 2016
L’Ufficio stampa
A caldo si è ricordato come un provvedimento di tale portata, sia sul piano amministrativo della ‘cosa pubblica’ sia sul piano socio-economico del Pese, era da oltre un ventennio che non veniva affrontato in maniera approfondita e complessiva.
Ora con un accordo condiviso sul tavolo si potrà procedere a quella razionalizzazione che da tempo si chiede all’interno della stessa Pubblica Amministrazione, prevista dalla riforma del 2011 e dai documenti elaborati dal gruppo preposto per la spending review.
E’, in sostanza, il punto “zero” che occorre per avere un settore strategico del Paese sempre più e meglio al servizio del cittadino, cancellando concetti obsoleti che sostenevano il contrario, cioè il cittadino utente al servizio degli uffici pubblici.
Per arrivare a tutto ciò sono occorsi tre anni di intenso lavoro, si è dovuta ricostruire la “mappa” della struttura pubblica, si è delineato il modello professionale ottimale per il futuro, si è finalmente messa mano all’anomalia rappresentata dai tanti lavoratori precari dello Stato. Si è definito, infine, dove la struttura della PA è in sovrannumero e dove invece è in carenza di personale.
Significativo un dato: con un più idoneo mansionario (ridotte drasticamente le voci) si potrà operare con maggiore flessibilità per l’ottimizzazione del personale. Personale che non si dimentichi è passato dai 4.241 dipendenti del 2010, ai 3.709 dell’anno in corso.
Un’ operazione che oltre ad indicare il punto “zero” della nuova PA sul tema del precariato, intende far partire la stagione delle assunzioni mediante concorsi pubblici.
Il PSD ha sottolineato in Aula, con un preciso intervento del consigliere Milena Gasperoni, come “Con l’approvazione di questo non facile e complesso lavoro sul reale fabbisogno della macchina pubblica si sono individuate quali siano le figure necessarie, i titoli di studio relativi, le regole di assegnazione dei dipendenti alle varie unità organizzative. Con le dovute verifiche, saranno individuati gli eventuali posti di lavoro rimasti scoperti e si procederà con i concorsi”.
Un fabbisogno drastico, lineare, trasversale. Il consigliere del Psd ha fatto anche una fotografia dell’esistente: “Il 42% del personale della PA ha più di 50 anni. Il 78% ne ha più di 40. La fascia di età fino ai 40 anni è il 4,8%. E’ una PA cui manca l’arricchimento che deriva da stimoli e competenze nuove”.
Eliminato il fenomeno del precariato, dunque, sarà necessario attivare nuovi reclutamenti di giovani sui posti vacanti, tramite concorsi pubblici e percorsi di aggiornamento/formazione per chi ha più esperienza.
Bisognerà anche mettere mano alla revisione degli orari di apertura al pubblico dei servizi, perché rispondano sempre meglio alle richieste e ai bisogni degli utenti.
Sul timore che la tempistica del provvedimento sia da leggere in chiave clientelare, il PSD sottolinea che il problema del precariato era già da troppo tempo che languiva, creando discriminazioni e incertezze sul futuro delle giovani generazioni; è stato fatto un lavoro enorme, condiviso con le forze politiche e sociali, ora ritardare ancora per discutibili questioni di opportunità sarebbe pesante da raccontare a chi si trova in quella situazione, quindi prima si risolve e meglio è.
24 maggio 2016
L’Ufficio stampa
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