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PSD: Ridurre la bolletta energetica nazionale e pensare al futuro

10 nov 2022
PSD: Ridurre la bolletta energetica nazionale e pensare al futuro

Superate le emergenze al centro del programma di governo e quella imprevedibile della pandemia è giunta l’ora di definire un’agenda di governo che sappia concretizzare una visione, una traiettoria che tenga assieme la soluzione dei problemi strutturali e lo sviluppo economico.
Il PSD, come sempre, offre degli spunti per una linea, una direzione programmatica, una prospettiva reale.
Tra i problemi strutturali da qualche mese si deve annoverare quello energetico, anche a San Marino.
Il ping pong tra Governo, Autorità di regolazione dei prezzi e AASS è stato elemento di confusione nel far capire a chi spetta cosa e per quali obiettivi.
Il ragionamento è più complesso del solo punto delle bollette.
La posizione della Repubblica di compratore monopolista, tramite AASS, di gas ed energia elettrica, senza produzione interna se non quella meritevole ma insufficiente da fotovoltaico privato e senza l’appartenenza al Mercato Unico Europeo, ci pone in una situazione di vulnerabilità come mai prima.
Il dibattito pubblico si sta concentrando sulla vicenda delle tariffe, che per il PSD non è già più quella principale: è chiaro che non si possono scaricare totalmente i costi dell’approvvigionamento sulla cittadinanza e le imprese, è chiaro altresì che gas ed elettricità sono comunque pagate al costo che hanno, al netto dei contratti di “assicurazione finanziaria” come quello stipulato sul gas, che ci ha consentito di risparmiare cifre dell’ordine delle decine di milioni di Euro. Quindi se le tariffe non seguono i costi, l’AASS va in difficoltà economica, ma non solo.
Con i complessi meccanismi di acquisto delle risorse energetiche è diventato fondamentale dimostrare credibilità attraverso i bilanci in positivo ed il rating, non farlo diventa un costo o proprio una condanna: i grandi player sul mercato energetico potrebbero decidere di non venderci neppure gas ed energia elettrica semplicemente per il fatto che non si ritengono a posto i conti dell’Azienda; oppure decidere, come purtroppo sta già capitando, di richiedere fidejussioni dell’ordine di 50 milioni di Euro e di non accettare l’intermediazione delle banche sammarinesi, perché prive di rating internazionale, il che di nuovo significa costi, lungaggini e danno d’immagine.
Insomma: se si tengono basse le tariffe si rischia l’esclusione dal mercato, se le si alza si produce un danno diretto per le tasche dei cittadini che già devono affrontare il caro vita.
Da questo vicolo cieco si esce solo con l’intervento della politica e l’azione del governo. Il punto fondamentale però è non circoscrivere tale attività alla questione dei costi: è banale che servirà un intervento pubblico per far quadrare i conti dell’AASS e quelli dei cittadini, meno banale, ma più risolutivo è invece agire per diminuire la dipendenza energetica ed innalzare lo status di San Marino.
Avevamo già scritto in proposito nell’ottobre del 2021 ma ora il tema è impellente: è necessario produrre energia da fonti rinnovabili ben più di ora e presto, attraverso impianti in Repubblica e altrove. Lo stato deve fare la sua parte arrivando a coprire in due o tre anni quanto allora produrrà il privato ma soprattutto dovrà partecipare alla costruzione di impianti di produzione elettrica da rinnovabili, solare, eolico o altro non è il punto, in collaborazione con enti esterni per compensare una quota ancora maggiore di consumi fino ad arrivare alla indipendenza elettrica. Solo così faremo la nostra parte per combattere contemporaneamente il caro prezzi e vincere per la nostra quota parte la sfida del riscaldamento globale.
In questo percorso suggeriamo di identificare strumenti finanziari che uniscano le forze del pubblico e quelle dell’imprenditoria: dobbiamo tenere conto che diverse nostre aziende hanno necessità di coprire i propri consumi tramite fonti rinnovabili, è una questione di regole europee e di immagine, oltre che economica. Siamo certi che ANIS e non solo sarebbero attivi protagonisti di una trasformazione di questo tipo.
Il tema della credibilità ci porta diritti alla questione prioritaria per eccellenza dell’azione di governo dei prossimi mesi: l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea. Terminate le emergenze che hanno richiamato tante energie dell’esecutivo e considerato che la conclusione del negoziato è prevista tra dodici mesi, è indispensabile orientare tutte le forze verso questo obiettivo: per questo abbiamo proposto l’istituzione di una Commissione Affari Europei specifica, in grado di dialogare con tutto il paese e portare nel dibattito pubblico, nelle case dei sammarinesi la consapevolezza del positivo cambiamento che affronteremo nell’essere finalmente inclusi all’interno del Mercato Unico Europeo.
Tra gli effetti positivi ci sarà appunto non rappresentare più un punto interrogativo agli occhi degli osservatori esterni: la fiducia nel nostro sistema, la possibilità di ottenere rating elevati, l’essere insomma trattati come gli altri stati europei vorrà dire risparmiare decine e decine di milioni di euro all’anno, a partire da quelli che non dovremo perdere in costose fidejussioni affidate a banche italiane per l’approvvigionamento energetico o la stessa possibilità di inserirsi in finanziamenti internazionali di produzione da rinnovabili, i cui proponenti spesso non includono la nostra Repubblica tra i possibili soci proprio perché non siamo riconoscibili.
Questo vale a maggior ragione per ottenere tassi di interesse più vantaggiosi per il rinnovo del debito internazionale di quelli che abbiamo ottenuto, oggettivamente troppo alti.
Proponiamo infine un altro aspetto, questo sì anche emergenziale, di tutela del patrimonio pubblico e soprattutto di sicurezza: troppi edifici pubblici versano in condizioni non ideali rispetto alla salute strutturale e diversi di questi, uno su tutti Palazzo Valloni, custodiscono i tesori della Repubblica, ovvero biblioteca ed archivio di Stato. Il terremoto di questi giorni per qualche ora ha monopolizzato il discorso pubblico, ma lo scampo del rischio e la valutazione di ciò che sarebbe potuto accadere deve portarci dalle parole ai fatti: su edifici storici, scuole, edificato pubblico in generale è improcrastinabile disporre di una radiografia analitica dello stato di conservazione e deliberare gli interventi necessari, ciò che sta già succedendo per l’ospedale; non si tratterebbe di spesa ma di investimento, anzi meglio: di prevenzione di danni che altrimenti potrebbero essere ingentissimi economicamente e incalcolabili umanamente. Serve un master plan coordinato dal Governo per mettere in sicuro strutture prima della loro decrepitudine.
Il PSD crede che passata la metà della legislatura, e portate al voto già la maggior parte delle riforme annunciate, sia il tempo di progettare e prevenire, di creare una piattaforma stabile per lo sviluppo e combattere il tarlo che sta consumando la capacità di spesa dei sammarinesi ovvero l’inflazione, e che ciò richieda la discussione di temi strategici come quelli qui affrontati ed altri che aggiungeremo nelle prossime settimane.

Comunicato stampa
PSD





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