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PSD: RISTABILIRE IL CORRETTO RAPPORTO TRA ISTITUZIONI

8 apr 2016
PSD: RISTABILIRE IL CORRETTO RAPPORTO TRA ISTITUZIONI
Il processo di trasparenza e di conformità alle disposizioni internazionali ha portato all’uscita, già nel 2014, da ogni grey list o black list in cui la Repubblica di San Marino era stata inclusa.
La legge 106 del 2011 ha stabilito, in assenza di un accordo ratificato sullo scambio di informazioni con l’Italia, una modalità unilaterale di richiesta secondo le disposizioni OCSE. Nel luglio 2013 è stata ratificata dal Parlamento italiano l’accordo contro le doppie imposizioni che comprendeva anche lo scambio di informazioni. Nel febbraio 2014 San Marino esce dalla black list italiana e nel gennaio 2015 viene inserita nella white list fiscale.
L’impegno profuso dal PSD per ottenere questo risultato è stato altissimo e costante negli anni; se oggi fossimo ancora in black list la nostra economia sarebbe azzerata da tempo.
San Marino, dunque, ha cambiato pelle e fisiologia.
Alla luce di tutto il percorso compiuto, di cui sono citati solo alcuni passi decisivi, l’indagine denominata “Torre d’avorio” della Guardia di Finanza avviata l’anno scorso, risulta sproporzionata e ingiustificata nei contenuti e nelle modalità.
La raccolta di tutte le transazioni dal 2009 al 2014 con la relativa individuazione di dati anagrafici di 58 mila soggetti giuridici e fisici, non può che richiamare la definizione “fishing expedition” (letteralmente “spedizioni di pesca”), una pratica non ritenuta corretta a livello internazionale, che va al di là di tutte le convenzioni OCSE e che utilizza l’archivio della banca tramitante tra i due stati come se fosse di sola pertinenza dell’Italia.
Il PSD ritiene che tale procedura debba essere analizzata rispetto alle stesse convenzioni in vigore con la Repubblica Italiana per verificare la legittimità della stessa. In questo contesto risulta ancora più dubbia la spedizione indiscriminata a italiani residenti di questionari dettagliati e tendenti a richiedere la natura di tutti i rapporti con San Marino, spesso addirittura a residenti con doppia cittadinanza.
La motivazione che nel periodo indicato la Repubblica fosse in black list non giustifica la portata dell’indagine e soprattutto la mancata attivazione dei canali diplomatici è in netta contraddizione con lo status conquistato duramente di paese collaborativo e della permanenza nella white list italiana.
Non è questo il livello di interazione che ci si attende dalle istituzioni italiane, non questa la fiducia reciproca su cui si investe.
Il PSD esorta l’esecutivo a risolvere politicamente una vicenda che sta tenendo sotto scacco la reputazione e la competitività del paese, riconoscendo il diverso ruolo odierno rispetto ad un lustro fa e rendendo chiara la differenza, che vuole evidenziare anche San Marino, tra chi agisce al di fuori della legge del proprio stato e degli accordi bilaterali, e chi agisce nella legalità e nel rispetto delle regole e che, di conseguenza, non deve sentirsi al centro del mirino da alcuna autorità interna o esterna.
Altresì il PSD spenderà il suo massimo impegno per fare sì che le tante persone che hanno contributo alla crescita sana dell’economia del paese siano tutelate nella loro permanenza e attività in Repubblica.
L’Ufficio Stampa del PSD

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