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Rete: "Di alleanze e di altre storie"

23 giu 2016
Rete: "Di alleanze e di altre storie"
La legislatura sembra agli sgoccioli e mentre le Segreterie si dedicano agli abituali metodi clientelari, come quello di posizionare i propri accoliti in posizioni strategiche (ad esempio alla funzione pubblica), c'è la corsa a predicare di vecchia e nuova politica per stabilire i confini di un ipotetico rinnovamento.
Alcuni pensano che basti creare nuovi contenitori per facce navigate; altri ritengono utile imbarcarsi in ammucchiate stantie con l'arcinoto motto del “cambiare le cose da dentro”. Altri ancora gridano alla luna per la caduta del governo, quando mancano da tempo i numeri per un' opposizione determinante a bloccare le scelte sciagurate di questa classe politica.
Sono percorsi legittimi che, tuttavia, non condividiamo.
Predicare di vecchia o nuova politica, non implica necessariamente saper mettere in pratica azioni di BUONA politica. Spesso chi predica bene, razzola da un'altra parte.
A nostro avviso fa cattiva politica chi sceglie come interlocutore i promotori di un abnorme progetto energetico che, predicando di autonomia, pratica ancora l'assoggettamento del paese nelle mani di pochi privati.
A fare da spartiacque secondo noi sono le azioni chiare e le posizioni definite.
Col referendum sul polo del lusso, ad esempio, si è distinto chi ha lottato per arginare quei potentati che tuttora pretendono di gestire le istituzioni di San Marino ed il suo territorio, per far ricadere i propri debiti privati sulla collettività.
Ovviamente si parla della sopravvivenza di quelle banche in forte crisi (salvo trucchi contabili nei bilanci) che vedono di buon grado quei modelli economici utili non per il paese, quanto per la loro stessa sopravvivenza.
Gli stessi potentati che hanno interlocutori istituzionali precisi e ben noti non solo a noi ma a tutta l'aula, compresi coloro che, trasversali rispetto ai confini tra maggioranza ed opposizione, ci attaccano di complottismo proprio nel momento in cui sveliamo queste dinamiche. Si tratta, guarda caso, degli stessi pronti ad assecondare ogni richiesta pur di guadagnare terreno politico.
L'unica soluzione che vediamo è un progetto che parta da coloro che hanno le mani libere di attuare quelle modifiche economiche necessarie che colpiscano in primis i responsabili della gestione scellerata dell'economia e delle casse pubbliche.
San Marino si troverà presto ad affrontare una sfida sostanziale per il sistema bancario e finanziario: lo Stato potrà permettersi di salvare tutte le banche?
Si tratterà di scegliere se assecondare gli interessi di quegli istituti privati che profittano del credito di imposta e degli altri sgravi concessi dai loro referenti istituzionali, fornendo loro un alibi di immeritata credibilità; oppure, e questa è l'opzione che consideriamo, ragionare con chi ha dimostrato di mettere in discussione e contrastare proprio questo sistema ed i loro referenti, per impedire che il paese debba farsi carico dei debiti multimilionari accumulati dalle banche, con ripercussioni importanti sul nostro welfare, dalla sanità alle pensioni.
Non diciamo che il paese non abbia bisogno di riforme: ma che le riforme possono essere utili per il paese solo nel momento in cui escludono a monte gli interessi di chi vorrebbe indebitare le casse pubbliche per la propria sopravvivenza, a scapito della collettività.
Se ragionare nel merito di programma e di progetti è importante per offrire una prospettiva sistemica al nostro paese, è dirimente che questi progetti partano da chi ha intenzione di combattere questi centri di potere ed i loro interlocutori istituzionali, piuttosto che andarci a braccetto.

Comunicato stampa
Movimento RETE

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