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Rete: "Pst: partire dall’esistente"

15 ott 2015
Rete: "Pst: partire dall’esistente"
Rete: "Pst: partire dall’esistente"
In tutto il mondo i PST hanno lo scopo di aumentare la ricchezza della propria comunità, promuovendo la cultura dell'innovazione e la competitività delle aziende del territorio e molti, come biglietto da visita, presentano la riconversione e il recupero di un’area dismessa. In genere si tratta di vecchie fabbriche in zone industriali.
Questo sarebbe molto utile a San Marino per ridare slancio a quel comparto edile in forte crisi che troverebbe così un volano per mettersi in gioco nell’unica edilizia che ha un futuro: quella della riconversione dell’esistente e non della costruzione di nuovi edifici, per quanto “bio”.
D’altronde questo è quello che è stato fatto con il polo Navacchio di Pisa dove Alessandro Giari, Presidente di APSTI (Associazione dei Parchi Scientifici e Tecnologici Italiani) e Direttore generale del Polo Navacchio, nell’occasione di una visita guidata organizzata a gennaio scorso proprio dalla Segreteria Industria, aveva posto proprio l’attenzione al fatto che quel sito era nato da una vecchia fabbrica in disuso, recuperata e ristrutturata allo scopo.
Promuovere la riconversione delle attività industriali esistenti ad alto impatto ambientale è uno dei punti di partenza che ogni PST considera e di esempi nel mondo ce ne sono: il VEGA di Venezia che ha per finalità la riconversione di Porto Marghera, il PST di Mantova progettato sulla riconversione dell’ex Polo Chimico, il Comonext che riconverte l’ex Cotonificio Somaini nel comune di Lomazzo, nonché il recupero dell’Ex area industriale Bozhurishte a Sofia in Bulgaria o dell’Ex fabbrica di birra a Londra (ora spazio per l’arte...).
Da qui parte l’innovazione: un vero riciclaggio di officine, magazzini e stazioni trasformati in centri economici, sociali, culturali, “fabbriche di cultura” o dedicati alle innovazioni e alle sperimentazioni.
E a San Marino?
Ci risiamo. È di nuovo il territorio a doversi adattare alle improvvisazioni progettuali del governo, mentre la pianificazione resta ancora un vago miraggio. Dopo i battibecchi tra Mularoni e Arzilli, che hanno fatto emergere come non esista una visione di insieme del Congresso ma ogni Segretario pensi a piantare la propria bandierina, torna in voga il vecchio metodo di puntare con il dito sulla cartina e scegliere un terreno, meglio se parco, da poter modellare a proprio piacimento.
La nuova destinazione in regalo per accontentare Arzilli e il suo Parco Scientifico e Tecnologico (PST) viene poi incartata con belle frasi per zittire chi vorrebbe una maggiore attenzione al consumo dell’esiguo territorio sammarinese: in mancanza di vero progetto, parole come “bioedilizia” e “bioarchiettura” devono bastare a rasserenare tutti gli animi.
Per sapere quale sia il valore di queste parole e degli impegni dei Segretari di Stato, basta pensare a come è finita la famosa “compensazione” inventata dalla Mularoni per il suo Polo del Lusso.
Pare infatti che l’area precedentemente indicata per il PST, che avrebbe sacrificato una delle aree agricole più belle di Cà Montanaro e su cui era insorto dai banchi della maggioranza anche un altro partito, il PSD, verrà trasformata in un campo da golf. Bella compensazione!
RETE ha sempre detto che il PST rappresenterebbe per San Marino un’occasione: ma passando necessariamente dalla riconversione di vecchie industrie e capannoni, (come dice il segretario, secondo parametri di bioedilizia e bioarchitettura) senza consumare nuovo terreno, e da un progetto che indichi a monte quali siano i settori su cui voler investire e da incentivare affinché vi siano immediate ricadute positive sul territorio. Con questo sforzo in più il Segretario avrebbe trovato il nostro appoggio!
Ora si prende a modello un progetto turco ma molti aspetti sono ancora fumosi, non sappiamo quali saranno i benefici concreti per San Marino, quali i settori di innovazione, chi finanzierà e quanto spazio occuperà la nuova struttura PST rispetto ai 34.000 mq indicati ( di cui solo una piccolissima parte è edificata).
In un progetto come questo è importante anche creare un clima di fiducia e di integrazione con il tessuto urbano e i cittadini ma di certo di questo passo non si parte con il piede giusto.
Ci pare invece che le scelte continuino ad avvenire ponendo come presupposti non tanto la pianificazione territoriale e la progettualità in accordo con la popolazione, quanto lo scontato benestare di un Consiglio ormai anch’esso “riconvertito”.

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