Logo San Marino RTV

Rete: quella della Centrale del Latte sembra una storia infinita, quasi imbarazzante

9 set 2015
Rete: quella della Centrale del Latte sembra una storia infinita, quasi imbarazzante
Da una parte il SdS Mularoni ribadisce la volontà di chiudere al più presto la questione ma dall’altra sembra si cerchi ogni pretesto per evitare di concludere un accordo con gli allevatori sammarinesi. Addirittura, con lo spirito diplomatico che la contraddistingue, mette un aut aut:” O gli allevatori accettano di firmare alle condizioni già previste dal bando o la struttura è destinata a chiudere”.
Mentre si cincischia la ristrutturazione dello stabile viene rimandata, con non poca preoccupazione per i lavoratori che ancora operano in un immobile sul quale purtroppo per anni non si è intervenuti ma la cui ristrutturazione non è più rinviabile … salvo i permessi temporanei “ad uso governo” da parte del capo della protezione civile nonché consigliere di maggioranza Fabio Berardi. Inutile ribadire ancora che non bisognerebbe attendere che un immobile di proprietà pubblica cada a pezzi per agire solo ad emergenza avvenuta.
RETE aveva apprezzato la prima proposta fatta dagli allevatori sammarinesi al governo, in cui si prometteva la riassunzione di tutti i dipendenti in cambio della ristrutturazione da parte dello Stato della Centrale: questo avrebbe garantito un futuro a tutti gli attori coinvolti, dipendenti e allevatori (evitando disoccupazioni e ulteriori costi negli anni per lo Stato) e anche la possibilità di costruire un progetto di filiera sammarinese di qualità.
A nostro avviso vale la pena per lo Stato investire nello stabile, ristrutturandolo in cambio della riassunzione di tutti i dipendenti a condizioni economiche vantaggiose per ambo le parti, fornendo una sede finalmente a norma da dare in affidamento ai gestori sammarinesi, che si erano resi disponibili, magari uniti in una società per azioni ad azionariato diffuso.
Certo, lo Stato avrebbe dovuto versare delle risorse iniziali per ripristinare e mettere a norma i locali, ma evitando di impegnare altrettante (e forse maggiori) risorse negli anni in decontribuzioni, defiscalizzazioni, sussidi e mantenimento fino alla pensione del personale non riassunto dal nuovo gestore. “I soldi non ci sono” : con queste poche parole è stato liquidato il progetto, quando in realtà è per la Centrale che i soldi non si sono voluti trovare. Peccato, visto che essa risultava una dei pochi enti comunque in attivo. Peccato cioè che il governo non abbia preso nemmeno in considerazione questa proposta preferendo che la ristrutturazione avvenga da parte dei privati ma senza l’impegno di rioccupare tutto il personale.
Crediamo che occorra lungimiranza e progettualità nelle scelte, valutando approfonditamente ogni alternativa possibile e senza escluderne nessuna a priori.
A nostro avviso la scelta del governo non ha considerato le proiezioni a medio-lungo termine, perché occorre anche sapere come e dove verranno ricollocati i lavoratori che non saranno riassunti e con quali costi per lo Stato negli anni. Dal momento che non possiamo permetterci altri disoccupati, verranno riassunti in PA (e a che condizioni?) o sistemati in mobilità? Già mesi fa, in mancanza di ulteriori dati, avevamo calcolato che questa opzione costerebbe allo Stato da un massimo di €11,5 milioni a un minimo di €5milioni nei prossimi 30 anni. Facendo una media, avevamo ipotizzato che l’operazione sarebbe costata almeno 8milioni, ovvero circa €280.000 all’anno! Da queste considerazioni nasceva la nostra proposta. Ora cosa succederà?
Ci auguriamo che, dal momento che il governo ha scelto invece un altro indirizzo, e cioè che si debba perseguire nelle condizioni imposte dal bando, sappia concludere a breve la questione nel miglior modo possibile, considerando che diversamente anche gli allevatori si andrebbero ad aggiungere alla lunga lista dei disoccupati.
Ci auguriamo che ora non si cerchi nei cavilli un pretesto pur di far fallire una trattativa in cui ci pare che gli allevatori sammarinesi si siano in ogni modo spesi e che giunti a questo punto rappresenta l’unica alternativa esistente.

Riproduzione riservata ©