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Rete risponde a Civico 10

7 giu 2016
Rete risponde a Civico 10
Rispondiamo in modo interlocutorio agli amici di civico 10: non se ne curino, siamo certi che altri gruppi politici saranno entusiasti della loro apertura, che qualcuno doveva pur fare.
Interlocutorio perché ci risulta difficile capire –certamente per limiti nostri- come si possa creare discontinuità assieme a PSD e AP, ovvero il 40% del governo attuale.
Se poi si aggiunge (dobbiamo pur dirlo) che già 4-5 democristiani sono pronti a unirsi a questa coalizione di “discontinuità”, arriveremmo al 54% dell’attuale governo…
Ci lusinga che si inserisca RETE come prima tra le forze più credibili, ma a leggere alcuni commenti dei proponenti sui social network ci viene da pensare che pur essendo RETE credibile, è proprio il gruppo consiliare di civico 10 a non crederci: altrimenti perché insinuare che RETE sia quella che “si mette nel cantone” (che uggio questi dialettismi, simili a quello ormai noto degli “scarpegni”) per tornaconti elettorali?
Il “nuovo modo di fare politica” di cui scrive civico 10, è davvero ciò che serve.
Saremo limitati noi, ma non ci pare che quello espresso da AP, e soprattutto dal Segretario Mularoni, sia un nuovo modo. Tutt’altro!
Ci pare che valutazioni sul modo di intendere lo sviluppo vadano fatte, perché siamo a un punto in cui il territorio della Repubblica viene usato a titolo privatistico per avanzare proposte che non vengono valutate nel merito (rischi di precarizzazione, aumento di emissioni, consumo di territorio, economia accentrata anziché diffusa ecc.) ma spinte a gran voce, con le istituzioni al servizio dei privati, con termini apocalittici del tipo “o gli diciamo sì, oppure siamo rovinati!” (sembra più una condanna che non un affare), con interlocutori già condannati...
Qualche tempo fa civico 10 fece distinzioni tra buoni e cattivi all’interno del PSD. Ora dice che il PSD va bene, magari augurandosi di allontanare quelli che non gradisce.
Noi non facciamo valutazioni negli altri partiti. Crediamo anche noi che persone in gamba, con sani principi, ci siano nei partiti indicati, ma sta a loro prendere in mano il coraggio e farsi valere, o fuoriuscire da contenitori che servono ad altro rispetto all’interesse del paese.
Certo, per farlo, per prendere le distanze, dovrebbero avere di fronte una proposta veramente alternativa, non un’ammucchiata che si oppone ad una possibile ammucchiata.
Quell’alternativa, l’unica a nostro avviso vera e percorribile, è l’unione di civico 10 e RETE, dei consiglieri indipendenti e di sinistra unita, e di coloro che di fronte a una proposta così dirompente volessero prendere in mano il coraggio e aggregarsi in una coalizione anti-sistema.
RETE, civico 10, sinistra unita e gli indipendenti Luca Lazzari e Federico Pedini Amati sono oggi il 60% dell’opposizione, il 25% del Consiglio. Com’è noto, se si votasse oggi l’unione di queste sigle porterebbe ad un ampliamento significativo dei consensi e taglierebbe fuori dal Consiglio i potentati sottostanti ai partiti esclusi.
A quel punto i partiti rimanenti, quelli della “prima Repubblica”, avrebbero due strade: o unirsi tutti assieme oppure creare due coalizioni.
Se si unissero tutti insieme crediamo che sarebbero molti i consiglieri a fuoriuscire da quelle sigle e unirsi alla coalizione di cambiamento.
Se non lo facessero soccomberebbero di fronte allo strapotere della coalizione del cambiamento.
Insomma cari concittadini, l’opportunità per cambiare davvero le cose ci sarebbe, o meglio c’era. Purtroppo RETE, che ci ha provato per lunghi mesi a trovare linee d’intesa con i veri presentabili, viene considerata fastidiosa sia da una parte sia dall’altra, perché non fa sconti.
Ciò che stiamo vivendo, il balletto ridicolo delle alleanze e dei tavoli che si protrae da un anno e che alla gente non interessa, serve solo a trovare il modo di creare una coalizione che lasci fuori –da una parte come dall’altra- proprio RETE “perché se no con quelli in coalizione non ne passa più una di schifezza”!
Di qui le riesumazioni di partiti morti, di alleanze improbabili: RETE deve rimanere fuori dai giochi, tanto poi basta dire che sono loro a mettersi nel “cantone” o a voler andare a campi “per scarpegni”. Il ragionamento è cinico ma non fa una piega: “si lasci RETE fuori, così non rompe le balle e dopo il ballottaggio i suoi voti li prenderemo noi”.
Beh, invitiamo fin d’ora i nostri elettori, chi crede davvero al cambiamento e non ai soli maquillage, di non votare né una parte né l’altra ad eventuali ballottaggi fra un’ammucchiata e un’altra ammucchiata: a noi che il paese venga svenduto ai potentati da tizio o da caio non importa. Il paese non deve essere svenduto e basta.
RETE l’alternativa la creerà, e se i tempi non sono maturi per evitare inciuci allora lo farà la volta successiva. Anche se ci spiace constatare che la possibilità di governare senza mischiarsi coi responsabili dei danni del paese c’era, e la gente l’avrebbe premiata!

Movimento RETE

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