Riforma delle norme sull'occupazione, molte le richieste di modifica della CSU

Riforma delle norme sull'occupazione, molte le richieste di modifica della CSU.

Accanto alla riforma delle pensioni, l'altro tema al centro della mobilitazione lanciata dalle organizzazioni sindacali, su cui partirà un ciclo di assemblee dal prossimo 11 ottobre, è il progetto di legge sulla riforma delle norme sull'occupazione. La CSU ha inviato a Governo e Consiglieri una nota molto articolata e dettagliata con numerose richieste di modifica e integrazione nel merito dell'articolato. In premessa, per la CSU la situazione di pressoché piena occupazione conferma che le norme che regolamentano il mercato del lavoro funzionano, per cui non si comprende la necessità di provvedimenti di questa natura. Piuttosto, è necessario intervenire tempestivamente per dare risposte ai disoccupati che in maniera strutturale faticano a trovare lavoro, ovvero le donne e le persone con disabilità/invalidità. Invece, per queste ultime saranno necessari ancora mesi prima di potersi confrontare sulla revisione delle norme in materia, palesemente inefficaci. Le argomentazioni secondo cui tale riforma sarebbe necessaria per adeguare il Paese alle normative europee, in previsione della firma dell’accordo di Associazione con l’UE, per la CSU non hanno fondamento. "Non ci risulta che il collocamento esclusivamente pubblico sia da considerarsi un monopolio contrario allo spirito comunitario, se ciò è finalizzato a garantire pari opportunità nell’accesso al lavoro in una piccola realtà, e non è affatto vero che il privato costituisce a prescindere il massimo dell’efficienza. Anzi, è spesso mirato alla difesa degli interessi particolari, piuttosto che di quelli sociali/collettivi. Allinearsi con ciò che succede in altri Paesi europei, non significa rinunciare alle specificità del nostro piccolo Stato, quando non sono in contrasto con le normative UE." Il PdL non tratta il tema dei controlli, tant'è vero che l’organico dell’ex Ispettorato del Lavoro è ridotto ai minimi termini, e da diverso tempo non vengono resi noti i dati sulle attività ispettive. "Da parte del Segretario di Stato abbiamo ricevuto solo rassicurazioni verbali rispetto alla volontà di dotare l’Amministrazione di personale e strumenti adeguati a far sì che la lotta all’illegalità sia effettiva. Se non si prevengono gli abusi, prevale la sensazione che vi sia una sorta d’impunità. Occorre pertanto che l’argomento venga inserito all’interno dell’articolato." La CSU ha indicato, tra i temi su cui si registrano le maggiori criticità, l'intermediazione nell'invio di manodopera, il lavoro interinale, i distacchi dei lavoratori. INTERMEDIAZIONE DI MANODOPERA - Per la CSU non convincono le argomentazioni alla base della liberalizzazione delle intermediazioni da parte di soggetti privati. Non è veritiero che le imprese più piccole hanno bisogno di aiuto nella selezione del personale perché sprovviste di una struttura adeguata. Gran parte delle assunzioni avviene infatti con qualifiche basse, che non prevedono particolari competenze; spesso prevale la “buona impressione” che il datore di lavoro si fa del lavoratore attraverso i colloqui. L’intermediario si sostituirebbe pertanto nella valutazione di requisiti che poco o nulla avrebbero a che vedere con la professionalità richiesta, legittimando la “raccomandazione” da parte di terzi. La CSU ritiene che per le basse qualifiche tutti i disoccupati debbano avere la medesima opportunità di svolgere colloqui con i datori di lavoro, e ciò lo può consentire solo l'Ufficio pubblico. Il rischio è che gli intermediari costituiscano proprie liste preferenziali, escludendo le persone di più difficile collocazione, anche sulla base di età, sesso, o più semplicemente di impressioni negative. Di fatto si legittimerebbe il diritto alla discriminazione, visto che nessuno potrebbe controllare le modalità con le quali verrebbero selezionati i candidati, e si disincentiverebbe l’iscrizione alle liste di collocamento. Pertanto, per la CSU l’intermediazione di manodopera non iscritta alle liste deve rimanere espressamente vietata. LAVORO INTERINALE - La CSU non è contraria tout-court al lavoro interinale, regolamentato nel 2005 per legge ed in alcuni contratti di lavoro; è contraria al fatto che i disoccupati siano costretti a trovare lavoro attraverso un’agenzia privata al posto dell'ufficio pubblico. Questo era ciò che succedeva prima della vertenza contrattuale del 2005 messa in atto dalla CSU, che portò all’attuale normativa, la quale pone una serie di limitazioni che, di fatto, hanno fatto chiudere le imprese interinali esistenti. Per la CSU non si comprende perché il Segretario di Stato voglia “rendere più fruibile il ricorso al lavoro interinale”, peraltro contraddicendo quanto affermato solo un anno fa. Alla base potrebbero esserci due motivi: 1) la volontà di smantellare totalmente il collocamento pubblico, costringendo i sammarinesi a rivolgersi alle agenzie private. Lo sarebbe nei fatti al venir meno dell’obbligo per le imprese di verificare le disponibilità presenti nelle liste prima di accedere al lavoro interinale. Peraltro, questo comporterebbe la perdita di eventuali ammortizzatori sociali, in caso di rifiuto del disoccupato. La CSU è assolutamente contraria a questa eventualità; 2) la “necessità” di controbilanciare la riduzione (da 18 a 12 mesi) del periodo massimo previsto per le assunzioni a termine, con il fatto che le imprese potrebbero cambiare liberamente i lavoratori, rendendo impraticabile il diritto di precedenza. A questo "scambio" la CSU non è affatto interessata. Queste preoccupazioni potrebbero sembrare infondate, visto che il ricorso al lavoro interinale sarebbe previsto solo per casi limitati: stagionalità, sostituzione di personale assente e lavoro occasionale. In realtà, demandando ai contratti il ricorso al lavoro interinale per i picchi di lavoro, verrebbe superato anche questo ostacolo. Infatti, nei contratti in cui è previsto, la disciplina contrasterebbe con quella legislativa, mentre in quelli in cui invece non è presente, diventerebbe uno strumento di ricatto, in particolare in quei settori in cui il potere contrattuale è limitato. DISTACCHI - La revisione della normativa, modificata più volte nel corso degli anni, tenderebbe ad adeguare l’ordinamento sammarinese a quello dell’UE: per la CSU l’obiettivo è condivisibile, ma i confini non sono ben identificabili. In primo luogo, occorre chiarire (ed il PdL non lo fa) se il limite di 18 mesi è relativo al singolo lavoratore o all’impresa, da definirsi nell’arco di un periodo pluriennale. Se il limite fosse riferito al singolo lavoratore, le aziende potrebbero utilizzare i distacchi costantemente, semplicemente cambiando le persone, piuttosto che far fronte unicamente ad esigenze temporanee. La conseguenza sarebbe anche un mancato introito fiscale e contributivo. La CSU ricorda che la legge 131/2005 prevedeva che l’utilizzo del distacco da imprese forensi fosse consentito solo in assenza di personale presente nelle liste di collocamento, per evitare abusi. Ora che le assunzioni sono liberalizzate, non può succedere che i distacchi sostituiscano l’assunzione di frontalieri. Non è una preoccupazione eccessiva: un lavoratore assunto vanta dei diritti, mentre il distaccato può non essere confermato in qualunque momento. Inoltre, il distacco deve essere vietato tra agenzie interinali, altrimenti si verificherebbe un doppio distacco. Queste sono solo le richieste principali, che a nostro avviso devono essere prese in considerazione. Il Governo ha invece deciso di stringere i tempi, per cui gli ulteriori eventuali confronti che riterrà di fare saranno verosimilmente solo di facciata. Anche di questa accelerazione si parlerà nelle assemblee con i lavoratori, per delineare le iniziative di mobilitazione necessarie.

Cs CSU

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