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Riforma Pensionistica, è una copia di quella già bocciata tre anni fa

22 lug 2021
Riforma Pensionistica, è una copia di quella già bocciata tre anni fa

Molti i contenuti inaccettabili: aumento a 63 anni dell'età pensionabile con almeno 40 anni di versamenti (quota 103), aumento dell'aliquota per i soli lavoratori del 4%, incremento del contributo di solidarietà, ecc. Sconcertante e gravissima la proposta sul contributo dello Stato, che si vorrebbe legare al PIL: per la CSdL tale contributo va progressivamente aumentato rispetto a quello attuale. Senza le risorse dello Stato il sistema previdenziale non può reggere

È forse una provocazione per non fare la riforma pensionistica? È uno degli interrogativi che si è posto il Consiglio Direttivo CSdL riunito questa mattina a Fiorentino, rispetto alla bozza di riforma previdenziale discussa nell'incontro di ieri mattina con il Segretario per la Sanità. Una bozza che si presenta come una sostanziale riproposizione della ipotesi già presentata tre anni fa dal precedente Segretario Sanità, redatta dagli stessi tecnici consulenti degli ultimi Esecutivi, e anche allora seccamente bocciata dal sindacato, in quanto inaccettabile e irricevibile. Questa "riproposta" di riforma pensionistica è una pura operazione contabile, ancora più semplicistica della precedente, che agisce quasi esclusivamente sui numeri delle pensioni. Tra i punti inaccettabili vi è il passaggio, a partire già dal 2022, da 60 a 62 anni dell'età pensionabile, elevata addirittura a 63 anni dal 2024, con almeno 40 anni di contributi, introducendo la quota 103; questo balzo produce uno "scalone" che andrebbe a penalizzare i lavoratori che sono ormai prossimi alla pensione, che si vedrebbero aumentata l'età pensionabile in modo secco e senza gradualità. Addirittura l'età pensionabile aumenterebbe di ulteriori sei mesi, in quanto è previsto che dal momento della richiesta di collocazione a riposo, che va presentata quando si hanno maturati i requisiti, devono passare appunto sei mesi per ricevere la pensione. Questo forte innalzamento non tiene in nessuna considerazione gli anni di versamenti previdenziali, in particolare di tutti quei lavoratori entrati fin da giovanissimi nel mondo del lavoro e che hanno maturato una lunga contribuzione, anche molto superiore ai 40 anni. Ciò è del tutto inaccettabile, anche tenendo conto che molti di loro hanno svolto lavori usuranti, soprattutto dal punto di vista fisico. Nessuna considerazione anche per le donne, molte delle quali hanno una vita lavorativa discontinua, con periodi di part time o anni di non contribuzione per essersi dedicate alla cura dei figli e della famiglia; occorre che questi periodi vengano considerati sul piano contributivo, per evitare che debbano subire pesanti penalizzazioni. La lista dei contenuti inaccettabili prosegue con l'aumento del 4% per la contribuzione al primo pilastro pensionistico, a carico dei soli lavoratori dipendenti, mentre per i datori di lavoro non è previsto alcunché. Per la CSdL anche le imprese devono essere coinvolte; non è pensabile aumentare il peso della contribuzione solo sulle spalle dei lavoratori. Viene incrementato in modo esponenziale il contributo di solidarietà, già introdotto con la riforma del 2011, il quale verrebbe applicato fin dallo scaglione di pensioni tra 1.000 e 1.300 euro, fascia di reddito attualmente esclusa. Questo contributo è, appunto, un elemento di solidarietà, e non può rappresentare in alcun modo la cessione di una parte di trattamento pensionistico, che non dimentichiamo mai è sempre una forma di salario differito. Uno degli aspetti più critici e sconcertanti dell'intera proposta riguarda il contributo dello Stato, il quale viene commisurato "all'andamento della crescita media del PIL reale quinquennale". Si prevede che se non si registra la crescita del Prodotto Interno Lordo, "il contributo dello Stato non è dovuto". Nei casi di PIL positivi vengono indicate percentuali progressive. In sostanza, il contributo dello Stato non è minimamente garantito, o quando c'è è del tutto insufficiente. Ciò significherebbe che gli accantonamenti dei fondi pensione si esaurirebbero in pochissimi anni. Per il Direttivo CSdL il contributo dello Stato - attualmente fino al 25% delle risorse annuali versate per ogni categoria - deve invece essere aumentato, per dare una adeguata copertura all'erogazione delle pensioni, soprattutto a tutela delle nuove generazioni, già penalizzate dalle precedenti riforme. Il contributo dello Stato e la solidità dei fondi pensionistici sono quindi un prerequisito della riforma previdenziale, che la CSdL continuerà, anche nel proseguo della trattativa, a porre come elemento centrale e discriminante. Uno degli aspetti su cui ha maggiormente insistito la CSdL è che la riforma delle pensioni va collocata in una quadro più ampio di riforme: in tal senso ha rinnovato l'appello al Segretario Ciavatta a coinvolgere anche altri Segretari di Stato al tavolo di confronto, ad iniziare da quelli per le Finanze e per il Lavoro. Non è infatti pensabile slegare tale riforma dalla realizzazione compiuta della riforma tributaria del 2013, che ha prodotto un aumento della tassazione dei lavoratori dipendenti, mentre la base imponibile della gran parte delle imprese è rimasta irrisoria, incompatibile con i tenori di vita ostentati. L'equità fiscale, ancora da realizzare con l'introduzione dei più efficaci strumenti di accertamento dei redditi, deve essere quel passaggio mancante per accrescere le risorse dello Stato, necessarie anche per sostenere il sistema previdenziale nel lungo periodo. Altre riforme da tenere strettamente collegate sono quelle del lavoro, dell'IVA sammarinese, le politiche sociali e il welfare state, il progetto di sviluppo di cui si continua a non vedere traccia. Centrali restano i temi del debito pubblico, che discende quasi esclusivamente dai dissesti delle banche e dagli NPL, e dei grandi debitori dello Stato, rispetto a cui nessun passo avanti è stato fatto. Il prossimo incontro con il Segretario per la Sanità è in calendario giovedì 29 luglio alle ore 9.00 a Palazzo Begni. Si vedrà in quella occasione se il Segretario Ciavatta sarà riuscito a coinvolgere altri colleghi dell'Esecutivo per affrontare la riforma pensionistica in un contesto realmente complessivo e attraverso una visione di sistema. All'inizio della riunione odierna, il Direttivo ha approvato all'unanimità il documento di base e il regolamento per il 20° Congresso CSdL in programma nei giorni 11 e 12 novembre 2021 presso il Palace Hotel di Serravalle.

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