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San Marino si salva se riparte il dialogo sociale

I segretari CSU replicano alle accuse del Segretario al Lavoro Zafferani

18 set 2019
San Marino si salva se riparte il dialogo sociale

San Marino si salva se si elimina il sindacato. L’amarezza per la fine prematura della legislatura spinge qualche politico alla ricerca ossessiva di un colpevole, di un nemico da abbattere. E’ il caso del Segretario di Stato al Lavoro, Andrea Zafferani, che su Facebook non solo indica il sindacato come il principale ostacolo all’azione di governo, ma addirittura come l’origine di tutti i problemi di San Marino, il nemico numero uno delle riforme, un vecchio arnese ormai inutile. Scrive infatti Zafferani: “le riforme si fanno con le idee chiare e sapendo sfidare le resistenze, in primis quelle dei sindacati che sono uno dei più grossi elementi di blocco del Paese e vanno ridimensionati, nel ruolo, nell'invadenza che hanno su tutto e nei benefit (altroché la concertazione...). La ricetta del Segretario di Stato è dunque fin troppo chiara: i sindacati bloccano il Paese e vanno ridimensionati. Dunque ridotti al silenzio? Oppure eliminati? Una ricetta per la verità non nuova, che ci riporta a un passato dove davvero le organizzazioni sindacali sono state chiuse con la forza e i sindacalisti messi a tacere così come infausti regimi, che la storia hanno sonoramente bocciato, fecero tacere la democrazia . I tempi, per fortuna sono cambiati, e il manganello è stato sostituito da un randello mediatico, somministrato via social. Dove c’è sempre un nemico, anzi un mostro, da abbattere. C’è davvero da preoccuparsi di fronte a un uomo delle istituzioni che su uno spazio pubblico teorizza la chiusura dei sindacati, perché colpevoli, con la loro invadenza, di aver affossato le riforme del Governo di turno. E’ allora utile ricordare che qualche volta abbiamo invaso pacificamente il Pianello, chiedendo in sostanza due cose: unità e dialogo. Al contrario, lo spettacolo della politica in questi anni è stato all’insegna di una estenuante litigiosità e di una perenne divisione, che neppure le gravi emergenze economiche e bancarie hanno fermato. Lo stesso ministro del Lavoro non ha certo brillato per equilibrio e per ricerca di confronto e mediazione tra le parti sociali. Del resto nella democrazia bonsai dei social network funziona così: i corpi intermedi della società sono ingombranti, invadenti, inutili. Meglio, molto meglio, inseguire qualche like immaginando un rapporto diretto con il popolo. Molto meglio per il potente di turno scaricare colpe e responsabilità: oggi tocca al sindacato, domani ai giornali, dopo domani alle associazioni di categoria. “Anche perché - scrive sempre Zafferani su Facebook - sono le stesse persone da 30 anni, non sono sintonizzati sul Paese del 2019 ma su un'altra epoca, dove si poteva rivendicare. Questo è stato il nostro più grande errore in questa legislatura, non sfidare queste resistenze ma cercare di assecondarle”. Siamo al solito e ormai logoro ritornello del nuovo-contro-vecchio, in questi tempi molto in voga nello specchio deformato delle rete. Ma che nel caso del Segretario di Stato al Lavoro sconfina davvero nel paradossale: l’elogio alle doti taumaturgiche del nuovo arriva infatti da un politico che, a dispetto della giovane età, siede in Consiglio da numerosissimi anni, ha cambiato diversi partiti e collezionato incarichi e poltrone peggio di un consumato politicante di altre epoche. La nostra consolazione, e insieme speranza, è che lo Zafferani-pensiero e la sua idea bislacca di una democrazia dove i sindacati e tutti coloro che dissentono vanno eliminati perché invadenti disturbatori del manovratore di turno, sia isolata all’interno del suo movimento ed estranea alla cultura di tutte le forze politiche sammarinesi. Consolazione rafforzata dal fatto che la sindacatofobia non è una malattia poi così grave. Basta prendersi una lunga vacanza e spegnere l’iphone.


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