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Schiere di studenti universitari ispirati ad agire

16 giu 2018
Schiere di studenti universitari ispirati ad agire
Decine di studenti universitari nel sud della Florida negli Stati Uniti hanno recentemente trascorso due settimane, le prime settimane delle loro vacanze estive, in quello che potrebbe essere considerato un modo insolito. Si sono intensamente concentrati sullo studio della trasformazione sociale consultandosi su questo tema. Hanno pensato alla parte, personale e collettiva, che potevano avere nella nascita di una civiltà pacifica e globale.
Nei prossimi sei mesi, analoghi gruppi si riuniranno in molte regioni del mondo. Migliaia di studenti universitari, nel nord, centro e sud America, in Europa, in Asia, in Africa e in Australasia, si riuniranno in incontri di apprendimento intensivo simili a questo. Lo faranno senza i tradizionali incentivi di titoli di studio, certificati o diplomi o aperture verso un lavoro.
«Si fa un gran parlare del fatto che i giovani hanno la capacità e la voglia di realizzare cambiamenti. Questi incontri ci permettono di avere un’idea concreta di quello che essi sono capaci di fare e di toccare con mano la loro spinta ideale verso la trasformazione della società. Ci consentono di avere un’idea del fatto che, se hanno l’opportunità di partecipare a un programma educativo che li aiuti a prendersi cura della loro crescita intellettuale e spirituale e a sviluppare la loro capacità di contribuire alla trasformazione della società, i giovani possono diventare una profonda fonte di cambiamento», spiega Arash Fazli, che ha lavorato con questo programma in Asia per molti anni.
«Secondo me», prosegue il dottor Fazli, «vedere la sincerità di alcuni di questi partecipanti, il modo in cui rispondono ai concetti nel materiale di studio, il tipo di attrazione che essi sentono verso queste idee, verso la nobile visione che il materiale esprime, questo aiuta a superare il cinismo che purtroppo i giovani assorbono dalla società».
Il programma è offerto dall’Istituto per gli studi sulla prosperità globale (ISGP). Fondato nel 1999, l’ISGP è un’organizzazione di ricerca e di studi non-profit che si ispira agli insegnamenti baha’i. Uno degli scopi dell’ISGP è quello di esaminare, fra l’altro, i ruoli complementari che la scienza e la religione, in quanto evolventi sistemi di conoscenza e di pratica, possono svolgere nel progresso della civiltà. Nell’intento di costruire capacità nelle persone e di creare spazi nei quali imparare come sia possibile migliorare la società, l’ISGP offre una sequenza di quattro seminari annuali.
Circa dieci anni fa, trenta giovani hanno partecipato al primo seminario ISGP per studenti universitari, che si è tenuto a Kuala Lumpur, Malesia. Da allora, il programma ha raggiunto oltre 5000 studenti provenienti da 103 paesi.
Uno degli obiettivi di questi seminari è quello di aiutare i partecipanti a vedere la loro formazione universitaria come parte integrante dei loro sforzi per contribuire alla trasformazione della società. I seminari intendono rafforzare le loro aspirazioni a un mondo più giusto e unificato dando loro l’opportunità di riflettere su che cos’è un profondo cambiamento, su ciò che esso richiede e su come potrebbe verificarsi.
«Molti studenti vengono ai seminari sapendo che i giovani hanno un ruolo molto particolare nei processi della trasformazione sociale», spiega Talia Melic, che fa parte del gruppo coordinatore dell’ISGP in Francia. «Vogliono essere in grado di condurre una vita di servizio e di offrire qualcosa all’umanità in tutti gli aspetti della loro vita. Arrivano con alcune domande pratiche, che li spingono a volerne sapere di più, ad esempio, “come posso utilizzare i miei studi e la mia futura professione a beneficio dell’umanità?”».
«Gli studenti pongono domande molto serie e coscienziose sul loro futuro e su come prendere questo tipo di decisioni in un modo integrato», dice la signora Melic. «Una cosa che ho sentito da parte dei partecipanti e che per loro è molto importante è l’idea che lo spazio dell’università ha un valore intrinseco: è uno spazio nel quale essi possono servire e costruire la propria capacità di servire. E questo avviene attraverso la conoscenza che essi acquisiscono o attraverso le opportunità che incontrano per conversare con i loro coetanei e i loro professori o la loro riflessione su come applicare nei rispettivi campi di studio i principi baha’i».
«I seminari li aiutano prendere in esame la religione non solo in termini di vita personale, ma anche nel suo rapporto con la costruzione della civiltà. Essi riflettono su come i principi spirituali hanno a che fare con i problemi con i quali l’umanità è alle prese, come il cambiamento climatico, il razzismo e la disuguaglianza economica», prosegue.
Gli studenti sono inoltre aiutati a superare le concezioni superficiali o semplicistiche del cambiamento. Allo stesso tempo, i seminari mirano a proteggere i partecipanti dal cinismo che sembra insorgere quando i giovani superano gli studi terziari ed entrano nella forza lavoro – un cinismo che nasce dalla delusione sul quesito se i propri contributi possano fare la differenza e più in generale se il mondo possa veramente cambiare in meglio.
I temi che si studiano nei quattro anni dei seminari aiutano i giovani a vedere la propria formazione come qualcosa di più di un semplice percorso verso un lavoro o un mezzo per l’avanzamento di una carriera personale. Li aiuta a vedere come i loro campi di studio possano essere di grande valore per la loro capacità di contribuire al movimento della società verso una direzione positiva, verso l’unità, la giustizia e la realizzazione dell’unità del genere umano.
Nel corso di quattro anni, gli studenti riflettono su molti temi, come il rapporto tra la scienza e la religione, prendendo in esame l’importanza di sviluppare le capacità scientifiche. Imparano ad analizzare le forze sociali e pensano a come incanalare in modo più efficace le proprie energie a beneficio della società. Inoltre, hanno anche l’opportunità di riflettere sul fatto che le dimensioni spirituali e materiali della vita si rafforzano reciprocamente, soprattutto in quel momento importante della loro vita in cui scelgono le loro professioni e decidono il percorso del loro futuro.
« Durante gli anni universitari gli studenti devono affrontare difficilissime sfide. Sono bombardati da tanti messaggi sullo scopo della vita, su cos’è il successo, su cos’è la felicità, cos’è una buona vita e su quanto sia importante lottare per conquistarsela», riflette Aaron Yates, che fa parte di una squadra di coordinamento per i seminari nel Nord America. Il signor Yates fa notare che spesso la formazione contemporanea non fornisce agli studenti una comprensione della complessità della società. «Molti programmi educativi non aiutano gli studenti a capire che la società è qualcosa di più di un insieme di persone. Spesso non si esamina a fondo nemmeno l’idea delle istituzioni. Non si presta attenzione a cercare di capire che cos’è un’istituzione o in quale modo le istituzioni danno effettivamente una struttura alla società. Questo limita la nostra capacità di pensare a che cosa significa contribuire al miglioramento del mondo al di là del piano personale».
«Quello che sembra motivare molti dei partecipanti che frequentano i seminari è che essi vedono nella rivelazione di Baha’u’llah la visione di un mondo migliore e i seminari offrono loro l’opportunità di incontrare altri che la pensano come loro, che si trovano ad affrontare sfide analoghe, che si trovano in un’analoga fase della vita», spiega il signor Yates. «Questo è in realtà un momento veramente critico nella loro vita in cui devono prendere decisioni sul futuro e sulla direzione che devono seguire e i seminari offrono loro l’opportunità di riflettere molto attentamente, molto profondamente su come si possa tradurre in pratica nella vita la visione delle scritture di Baha’u’llah per contribuire al miglioramento del mondo nel quale tutti noi dobbiamo vivere».
«Non è facile trovare altrove lo spazio che i seminari offrono ai giovani per esaminare questo tipo di domande», dice.
Linnet Sifuna, che coordina i seminari in Kenya, riflette sulla crescita del programma nel suo paese negli ultimi anni. «Nel primo anno dei seminari, dopo vari tentativi siamo riusciti a raccogliere solo un piccolo gruppo. Ma dopo quel primo anno, i giovani che hanno partecipato sono ritornati a casa e ne hanno parlato con gli altri e così l’anno successivo abbiamo avuto molti più partecipanti, rispetto all’anno precedente».
«In un primo momento abbiamo pensato che forse è solo l’entusiasmo dei giovani che s’incontrano, ma poi abbiamo capito che quei seminari li aiutano moltissimo. Li aiutano a pensare alla propria formazione universitaria in modi nuovi e li ispirano a imparare e ad essere al servizio delle loro comunità», prosegue la signora Sifuna.
Lo sviluppo dei seminari nell’ultimo decennio è una storia ispirante. Il punto fondamentale è la convinzione che i giovani abbiano un ruolo fondamentale da svolgere nella trasformazione della società e nel progresso di una civiltà globale in continuo progresso.


Comunicato stampa

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