Senza carcere

Senza carcere.

Questa mattina si è svolto l’incontro organizzato da Nessuno Tocchi Caino per riflettere intorno al diritto penale e al suo superamento, dibattito introdotto da Mattia Feltri, editorialista de La Stampa, che nei giorni scorsi ha intervistato insigni giuristi e filosofi. Feltri ha sostenuto come una società che non si occupa degli ultimi è una realtà che zoppica. Dopo di lui il presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick ha detto che la pena non è lo strumento che consente di vincere la sfida contro il crimine. Posizione sostenuta da Gherardo Colombo che sta lavorando sui principi che tendono a superare il diritto penale stesso per dare spazio al diritto categorico e superare l’uso della pena con strumenti tesi all’inclusione. Nel dibattito gli interventi di Padre Guido Bretagna, del Predidente Giovanna Di Rosa e del prof. Luciano Eusebi, ordinario di diritto penale alla Cattolica di Milano che ha detto come la giustizia non vada intesa nell’accezione negativa della applicazione di una pena o di una sanzione, bensì deve essere sviluppato un “progetto di giustizia” poiché la riabilitazione non la si ottiene con l’imposizione, ma con la ricerca della condivisione. Nessuno Tocchi Caino ha programmato anche un intervento sulla realtà sammarinese con il fine di indicare la possibilità per uno Stato di riflettere sull’idea di abolire il carcere attraverso politiche di prevenzione e misure alternative tese alla riabilitazione. Questa l’ipotesi su cui ho basato il mio intervento: “L’obiettivo di uno Stato senza carcere prevede l’attivazione di politiche che richiedono investimenti in posti di lavoro, istruzione, alloggi, assistenza psicologica e sanitaria, tutti elementi indispensabili in una normale società che intende liberarsi dalla violenza. Ognuno è diverso e in questa sua diversità deve trovare nei servizi la possibilità non solo di essere accolto, ma anche di essere coadiuvato nel percorso di manifestazione delle proprie diversità, con la massima attenzione ai vari gradi di devianza. Una società felice non ha il carcere non tanto perché lo ha arbitrariamente chiuso, ma perché non ne ha bisogno”.

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